Libro 3: 27) Battaglia finale

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L'aria attorno al ring quadrato si faceva sempre più rarefatta ogni secondo che passava. Le candide mattonelle di marmo bianco invadevano buona parte della zona e, ad occhio e croce, il ring era talmente grande da ricoprire una zona di 24 metri quadrati. Ad ogni angolo, vi era un pilastro di pietra che donava una certa bellezza artistica alla struttura e, al suo interno, vi era colui che l'aveva costruito.

«Allora? Chi è il primo a farsi avanti?»

Domandò l'organismo artificiale creato dallo scienziato pazzo dell'esercito del "Papillon Porpora". Anni addietro ero riuscito a distruggere tutto il loro esercito, ma, a quanto pare, il rancore del passato non era stato distrutto insieme alla loro base operativa. Il dottor Ustione, dominato dal desiderio di vendetta, era riuscito a sopravvivere ed aveva creato degli androidi con il solo scopo di uccidermi. Nessuno avrebbe mai pensato ad una conclusione del genere ed alla comparsa di quell'individuo.

«Se per te va bene, vorrei essere io il primo.»

Risposi all'essere che sembrava una cavalletta gigante con una fisionomia da uomo. Anzi... Il volto sembrava quello di una donna.

«Leonardo Lupo... Ci rincontriamo di nuovo. Questa è la tua ultima possibilità di sconfiggermi. Se fallirai qui, non ci sarà alcuna possibilità ripetere questa sfida. Perché morirai!»

Urlò l'essere che si mise subito in posizione di combattimento. Io, vestito con un pigiama arancione, posai per l'ultima volta il mio sguardo verso i miei compagni d'avventura, coloro che, fino a quel giorno, mi avevano accompagnato in ogni duello e che, spesso, morivano nel tentativo di difendere ciò che amavano: una femminuccia latin lover che non fa che morire contro il primo avversario che si ritrova dinanzi, una versione alternativa di Terminator con i capelli rossi da teppista, uno Yoshi troppo cresciuto, un triclope con problemi di assunzione di steroidi, un bambino nerd di che si spaccia per mio figlio e che sembra più intelligente degli altri, un nano di cui ho la brutta sensazione che faccia una pessima fine, un ragazzo dai capelli improponibili e che sembra una ragazza ultra pompata, un ego a forma di uomo. Che gruppo bizzarro che mi ritrovo... Riposando lo sguardo sul mio avversario, mi preparai anche io alla lotta all'ultimo sangue che poteva decidere il destino della Terra. O, almeno, il mio destino su questa Terra...

«Non ci sarà una seconda volta. Preparati a promuovermi professoressa di immunologia!»

Ok... Direi che di cavolate ne ho detto anche troppe fino ad ora. Meglio finirla con questa messinscena del "Cell Game" ed iniziamo a raccontare come si sono evoluti, per davvero, i fatti...

Era arrivato il giorno decisivo per la mia carriera universitaria, ovvero quello dell'esame di immunologia con la professoressa pazza. Mia madre era partita per Taranto il giorno prima ed, almeno per un giorno, ero riuscito a prendermi una giornata di puro riposo dopo tante fatiche. Studiare, andare a vedere la nuova casa, firmare il contratto e cantare per il concerto, avevano messo a dura prova la mia vita da "scansafatiche" e non avrei mai immaginato cosa sarebbe successo se avessi avuto anche tirocinio durante questo periodo.

«Ti avrebbero ritrovato con un cappio al collo a metà del mese.»

Aggiunse il piccolo Wolf, cercando di ironizzare sulle immense fatiche compiute in questo ultimo periodo. E dovevo ringraziare anche il fatto di essere single, altrimenti avrei per davvero dovuto rinunciare a qualcosa a causa della mancanza di tempo. In compenso, nell'ultima settimana avevo studiato con più calma e con meno stress. Avevo ricevuto anche una mano da parte di Mary che, da brava studiosa qual'era, aveva passato l'esame di immunologia l'anno prima. Avrei voluto chiedere aiuto anche ad Andrea, dato il suo eccezionale cervello, ma era impegnata con il suo nuovo ragazzo e non vorrei che Daniele incominciasse a pensare che la sua ragazza passasse troppo tempo con il suo ex. Nonostante tutto ciò, dopo la partenza di mia madre, ero riuscito a prendermi una giornata totalmente barricato sotto le coperte. Niente studio, niente uscite serali, niente computer... Ero da solo con il letto e qualche manga di "Dragonball". Di solito seguo questa regola nella vita:

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