11 (Bree: Remembering lightning)

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Apro gli occhi. Ho il lenzuolo bianco che mi copre il viso. Oddio che mal di testa! Ed ho pure una nausea pazzesca. Anche solo girarmi sulla schiena mi provoca dolore da tutte le parti. Sembra che mi sia passato addosso un camion. Che cosa è successo? Non sono neanche nel mio letto. Allungo la mano destra, tastando. Il letto finisce dopo poco. Faccio lo stesso con la sinistra. Non trovo la fine del letto, ma tocco qualcosa. Sembra...non vorrei allarmarmi per nulla come al mio solito, ma sembra una mano. Cercando di muovermi il più lentamente possibile mi sollevo per sedermi sul letto. Mi guardo intorno. Niente paura, sono nella stanza di mamma. Sdraiata vicino a me c'è una sagoma in posizione quasi fetale ricoperta dal lenzuolo, come prima ero io. Quello che ho toccato deve sicuramente essere una mano. Cercando di fare ancora più piano scosto il lenzuolo dal viso della sagoma. Come immaginavo. E' Steve. Non mi ricordo nulla di ieri sera dopo che siamo saliti in macchina. Che è successo? Se mi sono addormentata in macchina, come ci sono arrivata qui e perchè c'è anche lui? Perchè non ho addosso i vestiti di ieri sera? Perchè non ho addosso nulla se non la biancheria intima? Non è che ci siano molte alternative plausibili. Non ricordo nulla, ma due più due al mio paese fa quattro. Ero ubriaca e lui si è preso quello che voleva. Io stessa gliel'avrò offerto su un piatto d'argento con tanto di guarnizione! Mi alzo piano cercando di non svegliarlo. Trovo i miei vestiti per terra. Li raccolgo e mi rivesto. Mentre lo faccio continuo a fissare il mio riflesso nello specchio lungo di mamma. Si sente così una puttana d'alto borgo mentre si riveste dopo aver soddisfatto un cliente? Non lo so, ma so che non mi piace sentirmi così. Farlo con due ragazzi diversi in meno di ventiquattr'ore non è di certo il comportamento adatto a una brava figlia di famiglia come in teoria dovrei essere io. Mi avvicino allo specchio. Poggio le mani accanto al riflesso del mio viso. Chissene se rimarranno le mie impronte sul vetro! Le pulirò poi. Continuo a fissarmi e vedo che la lacrima che ho trattenuto per troppo tempo ha il coraggio di uscire fuori. 

- Ben alzata. - Si è svegliato. 

Blocco il rubinetto delle lacrime e mi asciugo il viso con le mani. Tiro su con il naso. 

- Stai bene? -

- Tranquillo. Solo un po' di mal di testa. -

- E ci credo! Ieri non ti reggevi neanche in piedi. - 

- Già. Vado a fare il caffè. Tu come lo prendi? -

- Amaro, grazie. -

Mi precipito in cucina. Mi sento sporca più di ieri. E stavolta non ho dubbi. Non c'è 'è giusto o sbagliato' stavolta, Bree. C'è solo che sei diventata un bel troione.

Preparo due caffè usando la macchinetta, perennemente accesa, che ci ha regalato il signor Nimei dopo aver assaggiato il mio tremendo caffè fatto con la moka. Steve entra in cucina appena fermo il flusso nero di caffè. 

- Amaro, giusto? - Gli porgo la sua tazzina. 

- Sì. -

Prendo due cucchiai di zucchero, li butto dentro la mia e mescolo bene prima di berlo tutto d'un fiato. 

- Anche tu lo prendi amaro, giusto? -

- Amara c'è la vita già, devo prendermi pure il caffè? -

- Lo diceva sempre mio nonno. -

- A me lo diceva sempre mio padre. - Parlo stentatamente e non per il dopo sbronza o perché mi sono appena svegliata. 

Steve invece sembra fresco come una rosa e ha il sorrisetto da bastardo stampato in faccia. Nessuno dei due parla più. Sto già odiando questo silenzio. Ma non riesco a inventarmi niente per romperlo. Neanche Steve si decide a parlare, ma si sta avvicinando verso di me. E' a un passo, ormai. Mi accarezza i capelli. Continuo a fissare i suoi occhi verdi che si avvicinano sempre di più. Poggia il suo indice sulla mia fronte e inizia a disegnare il mio profilo. Si ferma sulle labbra. 

Bree: Remembering lightningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora