Esco dal buio. Ho le guance infuocate e la fronte bagnata. Apro gli occhi. Samir mi sorregge la testa tamponandomi in viso un fazzoletto bagnato.
- Oddio Bree! Ti sei svegliata. -
- Avrei dovuto dirti che poteva capitare. Sai, i ricordi fanno male, spesso. -
- A te nel senso letterale del termine a quanto pare. - Sorride. Vuole scongiurare la paura che gli si legge ancora negli occhi. Sorrido anche io, ma non aggiungo altro. - Sono tornato e ti ho trovata svenuta sul letto. Mi ha preso il panico. -
- Scusa. - Sono quasi imbarazzata e non solo perchè gli ho fatto prendere uno spavento. Ora ho ricordato il motivo per cui conoscevo già la sua stanza e anche perché non ci vedevamo da un secolo, a quanto pare. Non ho ancora ricordato il resto, ma è molto probabile che ci siamo evitati quanto più possibile.
- Adesso stai bene? -
- Sì, sì. Un po' di mal di testa, ma è normale dopo un fulmine. -
- Fulmine? -
- Sì, lo chiamiamo così. E' quando rivivo uno dei miei ricordi. Solo che mi bruciano le guance. Questo non è normale. - Me ne massaggio una.
- Quella è colpa mia, scusa. -
- Hai approfittato del fatto che ero svenuta per picchiarmi? - Dico ridendo.
- No, no. - Ride con me. - Cercavo di farti rinvenire. -
Sorridiamo fissandoci negli occhi. Come la prima e forse unica volta che sono stata qui. Come il pomeriggio che ha preceduto quella schifosamente stupenda notte.
- Posso avere un po' di quell'acqua ora? - Dovevo assolutamente spezzare questo silenzio.
- Certo, è tutta tua. -
Me ne versa un bicchiere e io lo bevo con avarizia. Ho la gola secca. - Per quanto tempo sono stata svenuta? -
- Circa un quarto d'ora. Minuto più, minuto meno. -
- Penso sia l'ora di tornare in ospedale. -
- Vorrei accompagnarti. - Silenzio da entrambe le parti. Gelo. - Se non ti disturba. -
Sorrido in modo teso, quasi nervoso. Abbiamo detto di cancellare tutto, no? Di comportarci come se non fosse successo, non è così? Se non l'ho fatto prima inizierò da adesso. Quindi sì! - Certo Samir. - Allargo il mio sorriso e lo addolcisco. - Devo lasciare la macchina a casa. Ci vediamo lì? -
- Dovrei ricordarmi la strada. -
Mia madre era un po' sconvolta del fatto che all'ospedale mi riaccompagnava Samir. Devo averle raccontato cosa è successo tra noi. Certo, magari evitando qualche particolare.
Adesso siamo nella sua auto sulla strada per l'ospedale. Un silenzio imbarazzante domina l'atmosfera, la tensione potrebbe tagliarsi con coltello da quanto è palpabile.
- Mi odi ancora? - Forse ho scelto l'argomento sbagliato per iniziare una conversazione, ma devo sapere.
Samir sembra capire al volo a cosa mi riferisco. - Non ti ho mai odiato. Non ti dirò che è stata la cosa più piacevole che mi sia successa, ma ti ho subito detto cosa ne pensavo. Ed era la verità. -
- Samir, tu... tu sei stato fantastico. Io non so... non so proprio come sia potuto succedere. Ero cosciente che eri tu. Lo sapevo ed era tutt'altro che sgradevole pensarci. -
- Bree non devi giustificarti. -
- Non mi sto giustificando. Tu mi hai detto la verità e devo dirtela anche io. -
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Bree: Remembering lightning
Teen FictionBree, a causa di un incidente, ha perso momentaneamente la memoria. Dovrà ricostruire quello che le è successo in questi tre mesi "di buio" aiutata da qualsiasi cosa riesca a sollecitare in lei un ricordo, un "fulmine" come li definisce lei. Cosa sa...