23 (Bree: Remembering lightning)

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Mi sono svegliata senza Gigì nel letto. Al posto dei suoi capelli sul cuscino c'è un biglietto. 'Devo andare a lavoro, eri troppo tenera da svegliare. Il caffè è pronto. Un bacio. Gigì.' Mi alzo con calma e vado in bagno. Mi spoglio ed entro in doccia. Resto una buona mezz'ora sotto l'acqua bollente. Alcuni direbbero che sono una folle ad usare l'acqua bollente per la doccia con il caldo che stanno portando fuori queste giornate, ma io lo faccio lo stesso. Mi rilassa e mi aiuta a non pensare a cose brutte. Uscita dalla doccia, mi avvolgo in un asciugamano abbastanza grande e vado in cucina a fare colazione. Trovo un altro biglietto. 'Ti ho preso anche i biscotti. Ti amo. Gigì.' Ah, come farei senza la mia Gigì! 

Guardo il calendario per la prima volta dopo troppo tempo. Ho perso un bel po' di lezioni. Meglio che oggi scenda in facoltà a parlare col professore. Sembra disponibile, magari mi darà qualche dritta per recuprarle al meglio nel minor tempo possibile.

Mi vesto in fretta infilando un vestitino leggero che mi arriva a metà coscia sopra un paio di leggins neri al polpaccio. Non mi va di andare gambe al vento ad un ricevimento. Costringo i ricci in una coda alta e poi in una treccia. Prima di uscire respiro il profumo dei fiori di Steve che si sono un po' ripresi rispetto a stanotte. 

Vado in motorino e faccio tappa al bar di Evan per salutare il signor Nimei sperando che suo figlio non ci sia. Invece c'è. E' al bancone, ma appena mi vede entrare con una scusa va sul retro. Il signor Nimei è visibilmente preoccupato.

- Bree, ti prego. Sai dirmi che succede a mio figlio? Sono quattro giorni che non parla e si rifiuta di mangiare. Non so che gli è successo. -

Sentire quelle parole mi fa sentire stranamente bene. Chiamatela sete di vendetta, ma quello che sta provando lui non si avvicina neanche a un quarto di quello che ho subito io e penso che almeno un po' se lo meriti. Forse più di un po'. Non so cosa dire a suo padre, però. Il signor Nimei spera in me per avere notizie e quelle che dovrei dargli non gli piaceranno per niente. - Penso che quando sarà il caso, lui stesso glielo dirà. - Mi limito a dire freddamente. 

Il signor Nimei sembra capire che non ho intensione di parlarne e, triste, mi chiede se voglio il solito. - No, sono passata solo a salutarla. Stamattina Gigì mi ha portato la colazione. - Vado a baciarlo sulle guance fresce di rasatura. Mi tremano un po' le labbra e sento le lacrime che stanno per arrivare, perciò subito dopo scappo via.

Il colloquio con il professore non è andato come mi aspettavo. Ho aspettato fino ad ora di pranzo una fila interminabile per sentirmi liquidare dicendo che non si possono recuperare lezioni importanti in mezz'ora di ricevimento e che l'unica cosa che posso fare è cercare un'anima pia tra i miei colleghi che mi presti appunti o registrazioni. Mi sono anche sentita dire che se evitassi di andare ai festini la mattina potrei alzarmi in tempo per le lezioni. Ma vai a cagare brutto laureato dei miei stivali! Che ne sai di cosa ho passato io in questo periodo? Demoralizzata ho preso il motorino e sto per uscire dalla facoltà. Appena immessa nel traffico sento il mio nome gridato da qualcuno. 

- Bree! -

Metto la freccia ed accosto. E' Samir.

- Oh ciao. - Sorrido.

- Ti ho vista col musone. Esame andato male? -

- No, professore idiota. -

- E' un sacco che non ci sentiamo. -

- Ho avuto un paio di problemi. - Abbasso gli occhi. 

- Mi dispiace. Se vuoi, lo sai che io sono sempre a disposizione per parlare. -

Bree: Remembering lightningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora