53 (Bree: Remembering lightning)

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'Sì. Sì, che lo voglio. Lo voglio con tutta me stessa. Voglio completarti ed essere completata a mia volta. Voglio viverti come finora non abbiamo potuto fare. Voglio averti e concedermi a te.' E lo voglio così tanto che non riesco a dirglielo, che le labbra non si decidono a muoversi se non per baciare la sua pelle calda. Ancora, ancora e all'infinito, mentre lui continua ad aggrapparsi alla mia pelle e a mordermi i lobi. Gli prendo il viso tra le mani e lo porto difronte al mio. I nostri occhi si uniscono in uno sguardo che rivela più di quanto non possano mai fare mille libri di poesie d'amore.

- Vuoi? - Mi ripete.

Sorrido e annuisco, arrossendo ancor di più.

Il suo sorriso risplende davanti ai miei occhi. Meraviglioso, come sempre. No, molto di più. Si impossessa della mia bocca, sua facile preda ormai. Mentre fionda le sue labbra con lo stesso slancio sul resto del mio corpo, non riesco ad evitare di ridere.

- Perché ridi? - Si blocca, quasi preoccupato. - Ho fatto qualcosa che non va? -

- No, amore. - Contiuo a ridere. E' la giusta occasione per usare questa parola con lui per la prima volta.

- E allora? Ti fanno ridere i miei baci? - Adesso sembra quasi innervosito.

- Nemmeno. - Smetto con le risate. Adesso sorrido soltanto. - Sono solo felice. -

Tranquillizzato, risale a baciarmi le labbra teneramente.

- Dolce. - Gli sussurro, mentre i nostri sorrisi si allontanano.

Torna a guardarmi negli occhi. - Più dolce che posso. -

- Di più. - Il sorriso, stavolta, viene dal cuore.

- No, cazzo! Questa è sfiga! - Mentre Steve quasi si dispera, io non riesco a smettere di ridere da almeno dieci minuti. Da quando si è ricordato di non avere con sè il "necessario".

- Amore è tutta colpa del tuo romanticismo. - Non riesco a fermare le risa.

- Smettila di prendermi in giro. - Si alza dal letto. - Esco e cerco il primo distrubutore. Ce ne sarà uno qui vicino, no? -

Gli afferro il braccio con cui sta frugrando tra le coperte per cercare i suoi jeans. - Non dire scemenze. Non vai da nessuna parte, tu. -

- Vuoi forse fare senza? -

Lo guardo perlpessa per poi scoppiare a ridere nuovamente. - Vuoi dirmi che hai ancora voglia? -

Mi fissa mentre dalle forti risate sono costretta a tenermi lo stomaco con le braccia.

- Cosa ci sarà così tanto da ridere, poi. - Si mette a sedere sul letto.

Fermo le risate come meglio posso. Mi ingonocchio dietro di lui abbracciandolo. - Avevamo detto dolce, no? - Mi sporgo in avanti per baciargli la guancia.

- E allora? -

- Allora facciamo i dolci. - Mi butto all'indetro trascinandolo con me. Si volta ricambiando il mio abbraccio e sorridendomi. - Per l'ennesima volta! - Immediatamente mi fiondo a chiudergli le labbra stampandoci sopra le mie. Cerca di divincolarsi per protestare alla mia battuta un po' velenosa. Glielo impedisco premendo forte con le mani sul suo collo per non farlo scostare dalle mie labbra.

- Sei una stronza. - Farfuglia, prima di arrendersi e baciarmi sul serio.

La mattina è arrivata troppo presto. Suona la sveglia che ha puntato Steve come gli avevo chiesto. Non posso permettermi di dormire tutta la mattina perché devo studiare. Svegliarmi tra le sue braccia, però, non è per niente un incentivo a lasciare il letto. Sorrido guardandolo chiudere gli occhi più forte per non essere disturbato dalla luce. Gli bacio la punta del naso e lo incito ad svegliarsi.

Bree: Remembering lightningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora