48 (Bree: Remembering lightning)

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- Buongiorno piccola. - Mi sveglia sussurrando e baciandomi il naso.
- Fmire. - La mia incapacità di parlare al mattino dovrebbe essere ormai cosa nota.
- Cosa hai detto piccola? -
- Fmire! - Alzo la voce per fare capire il mio 'fammi dormire', ma in risposta ricevo solo una risata.
- Alzati farfugliona. Cristina è già in cucina. -
Cristina? Cacchio! Solo ora ricordo lei, Samir ed il macello di ieri sera. Mi costringo a mettere i piedi a terra e striscio fino in cucina ancora mezzo addormentata. Lì trovo Steve con addosso il vestito di ieri, l'avrà rimesso appena sveglio, e Cristina con la testa nascosta tra le braccia poggiate sul tavolo. Le passo accanto scompigliandole ancora di più i capelli. Risponde con un verso disturbato.
- Non toccarmi i capelli. Mi fanno male. - Parla come se fosse ancora ubriaca o come se tenesse in bocca quattro caramelle contemporaneamente.
- Così impari ad ubriacarti! -
- Ma se me l'hai detto tu di divertirmi! -
- Divertirti si, ma non c'era bisogno di ridurti così. -
- Avresti dovuto specificarlo. A proposito di ieri, io mi ricordo che te n'eri andata. Come ci sono arrivata qui? -
- Non ti ricordi nulla? - Steve alle mie spalle già ride, mentre io cerco di trattenermi.
- Mi ricordo che stavo ballando e poi mi ricordo della tua doccia. In mezzo non ricordo nulla. -
Steve mi mette in mano una tazza di caffè e porge un mug con dentro del the a Cristina che lo fissa senza berlo.
- Non è avvelenato, tranquilla. - Steve non riesce a smettere di ridacchiare. Lei gli risponde con uno sguardo pressocché inceneritore.
- Lei lo beve tiepido. - Rispondo io al suo posto. Mi siedo accanto a lei. - Che tu ci creda o no ti ha portato qui Samir. -
- Sa-chi? -
- Samir, ti ricordi quello che lavorava vicino all'ingresso della facoltà? -
- Ah, quel Samir. -
- Perché? Quanti ne conosci? -
- Non avevo ricollegato chi fosse. Ma come mi ha riconosciuto? -
- Veramente mi ha raccontato che l'hai riconosciuto tu, ma l'importante è che in qualche modo sei arrivata qui. Sei stata fortunata. Lo sai cosa poteva succederti? E se ti avesse trovato qualcun altro? -
- Devi avermi passato un po' della tua fortuna. - Inizia a sorseggiare il the.
L'ho presa male questa sua affermazione. So che è una battuta, ma mi è sembrata più una frecciatina sul mio essere irresponsabile. Mi alzo da tavola ed inizio a lavare le stoviglie sporche che si sono accumulate. Tolgo tutto quello che resta della visita che Black ci ha fatto ieri. Nessuno parla. A rompere il silenzio arriva la suoneria del mio telefono. Steve corre a prenderlo in camera da letto, ma non fa in tempo a tornare che la chiamata è terminata.
- Era Gigì. -
Prendo il telefono e la richiamo.
- Pronto? -
- Bree, hai sentito Cristina? - La sua voce è preoccupata.
- Cristina è qui a casa mia. -
- Oh ringraziando il cielo, per fortuna l'ha accompagnata da voi. -
- Chi? -
- Il cugino di Steve. -
- Cosa? -
- Sì, è voluta andare via con lui. Io non volevo, ma che potevo fare? -
- E' andata via con lui? - Fisso Steve, che ricambia il mio sguardo senza comprendere cosa sta succedendo.
- Sì, perchè ti stupisce? -
- Veramente non l'ha portata lui qui. -
- Cosa vorrebbe dire? -
- Esattamente quello che hai sentito. -
- E come è arrivata da te? -
- Storia lunga. Tu e Joshua? Come è andata? -
- Oh, bene. Siamo andati via poco dopo Cristina, siamo stati un po' a parlare guardando le stelle sdraiati sul cofano della sua macchina e poi mi ha accompagnato a casa. -
- Scene da film, quindi. Come piace a te. -
- Puoi dirlo forte. -
- E dopo questo tempo non gli sei saltata addosso. E' una cosa seria, allora? -
- Ieri allora non hai capito nulla di quello che ti ho detto? Io mi sono stracotta! -
- Anch'io. - Guardo Steve arrossendo, anche se lui non può sapere perchè.
- Che fai adesso? -
- Credo che andrò a dire due paroline a chi-sai-tu. -
- Alex? -
- Già. - Quella tartaruga gliela faccio mangiare con tutto il guscio!
- Ok, amore. Salutami Cristina. -
- Ciao, ciao. - Termino la telefonata. - Ti saluta Gigì. -
Cristina fa un cenno di saluto con la mano libera, mentre continua a bere il suo the. Vado ad abbracciare Steve che mi chiede silenziosamente di spiegargli cosa mi ha detto Gigì. - Mi ha detto che ieri Cristina è andata via dal locale con tuo cugino. - Gli dico a bassa voce.
- Cosa? Ma quello che l'ha riportata non ha detto... -
- ...che l'ha trovata davanti la porta di un locale a vomitare. -
- Questa è la volta buona che lo ammazzo. -
- Non ammazzi nessuno tu! -
- Invece si. -
- Invece no. - Alzo la voce per un attimo, ma torno ad abbassarla. - Andiamo a casa tua, credo lo troveremo lì. E ci parliamo. -
- E' inutile parlare con lui. -
- Ci parliamo, ho detto. -

Dopo aver finito la colazione ed aver accompagnato Cristina a casa, ci siamo diretti verso casa di Steve. In camera sua, però, nessuna traccia di Alex, se non una ragazza completamente nuda addormentata nel letto di Steve. - Ci penso io. Tu vai fuori. - L'ho svegliata non proprio al massimo della delicatezza e con altrettanta gentilezza l'ho invitata a rivestirsi e sparire.
- Sarà andato a lavoro. - Dico raggiungendolo in giardino.
- Non credo. Ieri aveva il turno pomeridiano quindi oggi dovrebbe lavorare di notte. -
- Potrebbe aver ricevuto una chiamata per dello straordinario. -
- Non lo so, Bree. So solo che dovunque sia, ha i minuti contati. -
- Avevamo deciso di parlargli, no? -
- Tu hai deciso di parlargli. Io sono arrivato al limite ormai. -
- Allora vorrà dire che gli parlerò da sola. -
- No! -
- Perché? -
- Perché non voglio. -
- Nemmeno io voglio che vi picchiate. - Lo fisso seriamente per fargli capire che faccio sul serio.
- Non capisco il motivo! -
- Il motivo è che non mi piace. Punto. - Inizio ad alterarmi davvero.
Steve sostiene il mio sguardo con altrettanta serietà. E' chiaramente visibile tutta la rabbia che prova in questo momento verso suo cugino e, forse, anche verso di me. Da parte mia, però, non accenno a cambiare opinione. Non voglio rischiare che Alex lo faccia nero.
- E va bene. - Alla fine cede, sbuffando.
- Va bene cosa? -
- Parliamo e basta. Però, insieme. Non mi piace che resti sola con lui. -
- Ok, piccolo. - Sorrido soddisfatta.
- E ho un'altra condizione. -
- Quale? -
- Questa. - Mi prende in braccio così velocemente da non farmene nemmeno rendere conto.
- Che hai intenzione di fare? - Urlo ridendo. In realtà ho già capito come mi finirà.
Butta la mia borsa per terra e corre verso la piscina. Arrivati al bordo, però, non mi butta in acqua. Si tuffa direttamente lui con me in braccio. Così ci ritroviamo entrambi in acqua a ridere come idioti.

- Mi passi il phon? -
- Sei così bella coi capelli bagnati! -
- Dai Steve! -
Il bagno in piscina totalmente vestiti è durato abbastanza da farmi quasi prendere un raffreddore nonostante ormai il clima estivo sia praticamente arrivato. Adesso i miei vestiti sono nell'asciugatrice ed ho indosso una sua tuta, mentre Steve, appena uscito dalla doccia, è avvolto nel suo accappatoio.
- Tieni. - Mi porge quello che gli avevo chiesto e mi abbraccia da dietro. Guardo la nostra immagine riflessa nello specchio, sorridendo.
- Certo che siamo proprio carini. -
- Tu sei stupenda. - Sposta delicatamente i miei ricci bagnati e mi bacia il collo. Chiudo gli occhi inclinando la testa per godermi meglio quello stupendo tocco e le carezze che ha iniziato a farmi sulla pancia.
Lascio stare il phon appoggiandolo accanto al lavandino e mi volto a ricambiare il suo abbraccio. Sento il mio corpo tremare, ma è logico che non sia il freddo a causarlo. Gli accarezzo i capelli e gli bacio le orecchie, mentre lui continua a baciarmi e solleticarmi il collo aggrappandosi alla mia schiena al di sotto della maglietta. Mi solleva quel tanto che basta per farmi sedere sul mobiletto dove avevo poggiato il phon che cade rovinosamente a terra, ma nessuno ci fa caso. Occhi negli occhi, mani nelle mani, respiro nel respiro per un attimo che sembra eterno. Vorrei tanto che lo fosse. Il cuore diventa tamburo, la pelle ormai è impazzita e le labbra chiedono solo di poterlo avere per sè.
- Credi che sia troppo presto? - Sussurra con la voce quasi tremante.
Vorrei rispondergli, ma ho un nodo alla gola che non me lo permette. Le parole non escono e riesco solo a scuotere leggermente la testa. No, non è presto. E' perfetto.
Mi stringe a sè baciandomi, in una lotta di passione e dolcezza. Oserei dire che sia amore quello che sento. Mi prende in braccio e mi porta in camera adagiandomi piano sul letto. I suoi baci delicati come un alito di vento iniziano ad accaezzarmi il ventre per salire fino al petto mentre le sue mani provvedono ad eliminare la maglietta che si frappone tre le sue labbra e la mia pelle. Ogni tocco, un brivido, una scarica di adrenalina dritta in vena. Arrivato al collo si solleva per guardarmi. I nostri visi sono infiammati di rosso e i suoi occhi verdi sembrano spiccare ancora di più, come lucciole nel buio. Li guardo rivelarmi la fragilità che è nascosta in lui, mentre gli accarezzo le guance coperte di quel leggero velo di barba che lo fa sembrare tanto uomo. Scendo ad accarezzare il suo petto, la sua pelle ancora calda e profumata dopo la doccia che si è concesso. Faccio scivolare via le maniche dell'accappatoio che gli resta, però, allacciato in vita.
- Per un attimo ho creduto che stessi approfittando della bionda di stanotte. Per fortuna è solo la tua ragazza. - La voce di Alex arriva ad interrompere il momento con la puntualità di un orologio svizzero.

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