35 (Bree: Remembering lightning)

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Mi ha svegiato Sabina. Sono stata estremamente contenta di vederla. Quasi ci speravo che oggi accanto a me ci fosse lei. Dopo tutto, mi ha dato forza in momenti in cui nessuno ci era riuscito. Mi ha abbracciato forte e tartassato di domande su come mi sentivo, come avevo preso le notizie e cosa pensavo dell'operazione. Non mi dava il tempo di rispondere ad una che già ne aveva sparate fuori altre due. E' rimasta con me fino a quando un'altra infermiera non è venuta a comunicare che Benussi era arrivato. Mi ha accompagnato lei, rigorosamente sulla sedia a rotelle, continuando a ripetermi di stare tranquilla e che sarebbe andato tutto bene.

Arrivate allo studio, troviamo Benussi che cerca di fare ordine sulla sua scrivania. La luce che proviene dalla parete a vetri alle sue spalle lo circonda e gli da un aspetto quasi spirituale. Non riesco a vederlo bene ma sembra un uomo parecchio anziano, non certo un neurochirurgo alla Shepherd. Sembra fatto di carta pesta e la prima immagine che mi ispira è quella di lui che, mentre ha le mani nel mio cervello, dimentica cosa stava facendo a causa della demenza senile. No, non è rassicurante come immagine. Eppure non appena si alza dalla scrivania per venirmi incontro e abbandona quell'alone di luce quasi accecante, sembra un'altra persona. Alto più di quanto potessi immaginare vedendolo seduto e con un aspetto assolutamente rassicurante. Tradisce la sua età solo il viso rifinito da molte rughe e la pelle estremamente chiara che sembra quasi di porcellana. Una voce possente, che non è affatto quella di un uomo ormai in preda alla demenza senile, ma che anzi potrebbe essere scambiata per quella di un trentenne se non si vedesse da chi proviene, mi dice allegramente di abbandonare quella sedia movibile e di seguirlo. Mi fa accomodare sulla poltrona nera di fronte alla scrivania e torna a sedersi dov'era quando sono entrata.

- Bree, mi pare che così ti faccia chiamare o mi sbaglio? -

- Non si sbaglia. - La voce mi trema e le mani mi stanno sudando già da un bel pezzo.

- E allora, Bree, cerchiamo di rassicurarti, eh. Cosa ti ha detto la mia cara collega? -

- Che si deve togliere del sangue che preme nella mia testa. -

- Ti ha spiegato come? -

- No. - Degluitisco il nulla.

- Tu come pensi che si faccia una cosa del genere? -

Chiede consigli a me? - Io, io non ne ho la più pallida idea. -

- Per fortuna, allora, che esiste Wikipedia! - Inizia a digitare qualcosa sulla tastiera del suo netbook.

- Co-cosa? -

Si blocca e mi rivolge uno sguardo da sopra la montatura leggera dei suoi occhiali. - Conosci Wikipedia, no? - Torna a rivolgere lo sguardo al piccolo schermo. - Ci si trova di tutto. Cerchiamo se c'è anche questo. -

Sono del tutto attonita. Nelle mani di chi mi hanno messo? Benussi continua a scrutare lo schermo e digitare. Io continuo a fissarlo senza parole con la sola voglia di scappare via il più veloce possibile. D'un tratto si blocca di nuovo e torna a guardarmi da sopra gli occhiali. Serio. Poi esplode in una fragorosa risata e si alza applaudendosi.

- Scusa, sono un burlone. Non riesco a trattenermi. -

- Non capisco. -

- Stavo scherzando Bree. Credevi davvero che cercassi come si svolge un'operazione del genere su Wikipedia? Oh madre santissima, ci cascano tutti ogni volta! -

Resto allibita per alcuni attimi, poi esplodo. Ma non certo in una risata. - Scherzando? Lei scherza così con i suoi pazienti? Loro entrano qui preoccupati per la loro salute, per la loro vita, e lei pensa a scherzare? - urlo alzandomi a mia volta.

Benussi mi guarda immobile, ricomponendosi. - Solitamente le persone preoccupate si trovano più a loro agio con una persona che cerca di spezzare un'atmosfera tesa. - Torna a sedersi. - Parliamo seriamente, allora. -

Bree: Remembering lightningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora