55 (Bree: Remembering lightning)

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Mi sveglio e salto fuori dal letto. Quasi ci fosse una tarantola che mi avesse punto sotto le coperte. Troppo velocemente per non subirne le conseguenze. Arrivano le vertigini. Per non cadere a terra, mi getto di peso sul letto. Nel farlo butto a terra tutto ciò che c'è sul vassoio lì accanto.

- Maledetto. - Continuo a ripetere tra i denti, mentre i pugni si serrano sempre più forti. Inizio a sbatterli sul materasso. Come se colpirlo potesse sfogare tutta la rabbia verso quel verme schifoso. - Stronzo, maledetto. -

Alla porta della mia camera si presenta una giovane infermiera che mi ha assistito un paio di volte, ma di cui non so nulla. - Signorina cosa è successo? - Si precipita ad aiutarmi anche se in realtà non ne ho bisogno. Le vertigini sono passate.

- Mi sono alzata di scatto e ho perso l'equilibrio. Ora è tutto ok. Grazie. - Non riesco a sorridere e i miei pugni sono ancora chiusi.

- Sicura di stare bene? -

- Mai stata meglio. - Eh? Davvero?

Mi guarda molto dubbiosa. - Vuole che l'aiuti a sistemarsi? Tra poco verranno a prenderla. -

- Un aiuto lo accetto volentieri. - Le indico le poche cose da infilare dentro il borsone rosso, mentre io vado in bagno a darmi una rinfrescata e a vestirmi.

Quando esco dal bagno c'è già Cristina seduta sul letto ad aspettarmi. Sono contenta di vederla, anche se ero quasi sicura che venisse Steve. Usciamo dall'ospedale per mano. Respirare l'aria esterna dopo questi giorni di nuovo rinchiusa del tutto è stupendo. Niente odore di disinfettante, niente pareti azzurre, niente camici bianchi. Mi porta al bar di Evan dove, ovviamente, troviamo solo Claudio che festeggia la mia entrata come se non mi vedesse da anni. Facciamo colazione come se fosse uno dei nostri tanti giorni insieme, da passare rinchiuse tra le mura della facoltà.

- Come è andato poi l'esame? - Le chiedo metre ci stiamo dirigendo verso casa mia.

- Ho avuto qualche problema col professore. Ho l'impressione che in questo periodo il suo compagno non lo faccia sfogare abbastanza. E' di un acido intollerabile. -

- Non che normalmente sia molto meglio, eh! -

- In effetti hai ragione. -

Guardo le strade della città scorrere fuori dal finestrino. Mi sfugge un sospiro.

- Steve verrà per pranzo. -

- Cosa? - Chiedo voltandomi di nuovo verso di lei.

- Ho risposto alla domanda che vuoi farmi da quando mi hai visto in stanza. - Mi sorride dolcemente. - Gli ho chiesto io di lasciar venire me oggi. Ma a pranzo ci sarà. Anzi. - Guarda velocemente l'orologio al suo polso. - Conoscendolo lo troveremo a casa tua. -

Le sorrido quasi imbarazzata.

- Siete stupendi insieme. -

- Lo credi davvero? -

- Ti ho mai detto una cosa che non pensassi davvero? -

Siamo arrivate a casa. Come aveva previsto, Steve è già qui. Ho riconosciuto la sua auto. Entrata in casa, mi travolge un delizioso odore di zucca dolce. Seguito immediatamente dall'abbraccio di mia madre che si commuove.

- Mamma, farai così ogni volta che uscirò? -

- E anche se volessi? - Si stacca da me e si asciuga il viso con le mani.

- Ah, se ti piace tanto. - Rido mentre mi avvicino a darle un piccolo pizzicotto sulle guance. - Cosa hai preparato di buono? C'è un odorino! - Mi avvio verso la cucina.

Bree: Remembering lightningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora