20 (Bree: Remembering lightning)

5.9K 20 0
                                    

Gelosia, passione, dolcezza e ricordo. Dolce passione per la gelosia di un ricordo. Ricordo la dolcezza di una passione gelosa. Geloso dei ricordi di dolce passione. Provo a riordinarle in ogni modo possibile, ma non c'è una frase che mi convinca. Non capisco il biglietto, ma mi godo i fiori. Li metto dentro il vaso che mamma adora, quello basso con il boccale stretto e la pancia larga. Ci stanno d'incanto. Li metto all'entrata, vicino alla finestra, così prenderanno luce e mi ricorderò di cambiargli l'acqua. Vorrei e dovrei mandare un messaggio a Steve per ringraziarlo, ma non ho ancora deciso cosa scrivere. Perciò rimango così, cellulare alla mano, a guardare questo stupendo mazzo colpito dal sole. 

Vibra il cellulare. E' Gigì. Mi chiede se pomeriggio sono impegnata. Le rispondo di sì anche se non è vero, non ancora almeno. Voglio uscire con Evan per dirgli quello su cui ho riflettuto. 

Vibra il cellulare. Una chiamata. Una sua chiamata. Non so bene cosa dirgli. M'inventerò qualcosa sul momento.

- Pronto? - Cerco di non farmi tremare la voce, ma mi riesce poco.

- Piaciuti i fiori? -

- Quali fiori? - Finta indifferenza Bree, brava.

- I fiori che hai già messo sul tavolo vicino alla finestra. - Un colpo allo stomaco. 

- Dove sei? - Ho quasi paura. Maledetta ansia da film horror! 

- Li hai messi lì allora? Ci avrei giurato. Ero indeciso tra il tavolo vicino alla finestra e come centrotavolta in cucina. Ho scelto giusto, però. - Un sospiro di sollievo. Spero non l'abbia sentito.

- Sì, hai indovinato. - La mia voce è tornata normale.

- Piaciuti? -

- Molto. Anche se non sono ancora riuscita a decifrare il messaggio del biglietto. - 

Ride. - Te lo spiego io, se vuoi. -

- Certo che voglio. -

- Me lo devi dimostrare. -

- Come? -

- Vediamoci oggi pomeriggio. -

- Oggi pomeriggio non posso. -

- Evan? - Voce fredda, quasi delusa.

- Sì, lui. -

- Dove andate? -

- Non lo so ancora. -

- Capito. - Si ammutolisce. 

Non so che dire per rompere questo silenzio telefonico. - Tu che volevi fare? - Forse è una brutta idea, ma la sparo lì. 

- Non ha importanza. Senti, devo andare adesso. Ciao. - 

- Ciao. - Il mio saluto è andato perso. Ha chiuso la chiamata prima che potessi arrivare a metà. Ci deve essere rimasto male, mi sa. Capitan ovvio che non sono altro. 

Guardo i fiori e, come se mi togliessero un velo dagli occhi, mi balena in mente un'idea. La gelosia è Evan. E' geloso di Evan. Dopo questa chiamata ne sono sicura. Le altre parti mi sfuggono ancora. Forse sono io che voglio farmele sfuggire, per il momento. Confusione su confusione. Grazie, eh Steve? Non potevi essere chiaro, vero? Una cosa chiara in mezzo a tutto sto macello non ci sarebbe stata male, sai? 

Riprendo il telefono che avevo appoggiato accanto ai fiori e chiamo Evan. Ho detto la prima cosa saggia da un bel pezzo. Ci vuole una cosa chiara. E tocca a me chiarirla. Forse dopo sarà tutto più semplice. 

Ore 15. Puntuale, come sempre, Evan citofona. Vado ad aprirgli, lo bacio sulla guancia e cerco di tornarmene in camera per vestirmi. Lui non me ne da il tempo. Mi afferra da dietro e mi accarezza la pancia. Delicatamente mi gira e la bacia attraverso la camicia da notte che ancora indosso. - Ciao amore. - Sussurra. Mi si stringe il cuore a vederlo così pensando a quello che dovrò dirgli. 

Bree: Remembering lightningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora