32 (Bree: Remembering lightning)

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La sveglia stamattina è stata un trauma più degli altri giorni. Ogni cellula del mio corpo sembra essere dolorante e sono sicura che potrei vendere acido lattico da quanto ne hanno prodotto i miei muscoli. Però mi sento stranamente viva. Prima di andare a far colazione, mi sono già infilata la tuta e ho legato i capelli in una coda altissima. Arrivata in cucina mi verso ed ingurgito in fretta un bicchiere di latte. Afferro due fette biscottate, ne infilo una in bocca e, tenendo l'altra in mano, vado in salotto. Mi ricavo spazio spostando una poltrona, come facevo ogni mattina nel periodo in cui mi allenavo col gruppo. Mi siedo per terra con le gambe aperte e inizio a stirarmi mentre finisco di mangiare.

Suona il campanello di casa. Mi alzo a fatica. I miei muscoli non reagiscono più come due anni fa! Guardo dalla finestra per vedere chi ha suonato. Apro la porta a Gigì, ma subito torno a prendere il mio posto per terra salutandola solo da lontano. La vedo entrare in modo goffo perché sovraccaricata da shop bag. Le getta per terra, richiude la porta dietro di se e toglie gli occhiali scuri che le coprono quasi tutto il viso. Sembra essersi accorta solo ora di quello che sto facendo.

- Che ci fai seduta lì? Ma soprattutto, come cazzo fai a tenerti le gambe in quel modo? -

- Buongiorno anche a te Gigì. Io sto bene, grazie. Mi fa piacere che stai bene anche tu. Quale buon vento ti porta qui? -

- Non si nota? - Indica le buste per terra.

- Regali per me? -

- No, scema. Sono passata per farti vedere quello che ho comprato ieri, così mi dai una mano a scegliere cosa mettermi domani. -

- Domani? - Un lampo mi riporta in mente il casino che ho combinato. - Oh cazzarola! -

- Che è successo? -

- Ho fatto un casino Gigì! - Mi alzo da terra. - Domani c'era l'appuntamento a quattro. -

- Domani c'è l'appuntamento, non c'era. -

- Si, c'è. Ma io ho preso un impegno per domani sera. -

- Cosa? - Si è già innervosita. Come darle torto?

- Ieri Mario mi ha chiesto di aiutarlo con il gruppo perché ha una serata importante. Una tizia vuole vedere un suo spettacolo prima di finanziargli un progetto. -

- Aspetta, aspetta! Cosa sentono le mie orecchie? Tu, mi dai buca, dai buca a Steve, perché uno che non si fa sentire da due anni ti chiede un favore? -

- Non è così Gigì, calmati. Me lo sono tolto di mente. E' stato uno sbaglio. -

- Ok, mi calmo. Mi calmo se tu chiami Mario in questo momento e gli dici di cercarsi un'altra ballerina. -

La guardo con lo sguardo triste. Sono in un bel guaio. - Gigì non posso farlo. Lo metterei nei guai. Ormai ho dato parola. -

- L'hai data anche a me. Valgo meno di lui? -

Mi fissa per molti secondi di agghiacciante silenzio. Non so cosa risponderle, ogni cosa mi sembra una banalità.

- Perfetto. Grazie. - Si volta. Prende le buste al volo e va fuori a passo spedito.

Le corro dietro. - Gigì fermati. Hai frainteso. -

Si ferma senza neanche voltarsi. - Ho capito benissimo, invece. - Adesso si volta a guardarmi. - Sei una stronza. - Riprende il suo cammino.

La guardo salire in macchina e andare via. Sono sconcertata da quello che è successo. Rientro in casa come se fossi un automa, non riesco a formulare un pensiero. Poi un pensiero arriva. Sì, io avrò fatto un errore a dimenticarmi dell'appuntamento, ma non è mica morto nessuno! Non c'era bisogno di prendersela in quel modo. Dopo tutto è il mio di appuntamento che crolla, è Steve che dovrebbe prenderla male. Lei può uscire comunque con Joshua, nessuno lo impedisce. Quanto sa essere viziata ed egocentrica, a volte! Qualsiasi decisione è presa per farle del bene o del male. Non possono esserci altri fattori. Solo lei.

Bree: Remembering lightningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora