21 (Bree: Remembering lightning)

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Quattro giorni in ospedale mi è costata la gelosia di Evan. In realtà mi è costata molto di più. Solo arrivata in ospedale mi sono resa conto del perchè i paramedici mi ignorassero. Mi sono resa conto di quanto sangue avevo perso, tanto da far sembrare i miei jeans neri dall'inguine alle ginocchia. Poteva significare una cosa sola ed era esattamente così. Avevo perso il bambino. Con un mio errore era arrivato e con un suo errore era andato via. Pensando a cosa era stato capace di fare Evan, per qualche attimo fui quasi sollevata da questa consapevolezza. Poi arrivò il dolore. Non l'avevo voluto, ma l'avevo accettato e avevo iniziato ad amarlo. 

Come per qualsiasi aborto spontaneo, il giorno seguente eseguirono il raschiamento per ripulirmi all'interno di eventuali tracce residue della gravidanza, anche se mi hanno detto che il mio corpo aveva espulso tutto. Hanno detto che è probabile che la gravidanza più avanti si sarebbe interrotta comunque. Magra consolazione. Mi hanno tenuto in osservazione e questo non mi è dispiaciuto. Non ho parlato con nessuno dei miei amici, nonostante Gigì e Cristina venissero ogni giorno. Non facevo altro che fissarle in silenzio, senza versare una lacrima o spargere un sorriso. Come fossi in stato catatonico. Steve continuava a chiamarmi e mandarmi messaggi, ma non gli ho mai risposto. Li leggevo a stento. L'unica persona con cui parlavo era l'infermiera. Era la stessa che un mese fa mi aveva detto del non-ricovero. Si chiama Sabina, "senza r" aggiungerebbe lei. E' una ragazza allegra e dolcissima. Mi ha aiutato molto, mi ha fatto parlare e riflettere. Strano come mi sia venuto più facile aprirmi con una sconosciuta come lei. Eppure era come se ci conoscessimo da una vita. Forse per quel suo modo spontaneo di porsi. Ad esempio, mi ha chiamato per nome solo la prima sera! Per tutte le altre volte solo e soltanto 'ciccina'. E' una cosa che odio, ma fatto da lei mi faceva ridere. E poi c'è passata anche lei, mi ha raccontato. E la sua storia è stata molto più brutta della mia, non solo perchè era già incinta di tre mesi, ma soprattutto perchè la causa principale dell'aborto è stata la quantità di calci che s'è presa dal suo fidanzato ubriaco e geloso. Me l'ha raccontato con una tale intimità che l'ho subito sentita vicina.

Ho chiamato mia madre solo oggi dopo essere tornata a casa. Avevo bisogno di tranquillizzarmi per non preoccuparla. La sua reazione è stata quasi peggiore di quando le ho telefonato per dirle di essere incinta. Ha pianto per venti minuti buoni. L'ho dovuta implorare di non scendere perchè stava già provvedendo a cercare il biglietto aereo. 

Ho chiamato Gigì e sono uscita con lei, come mi aveva consigliato Sabina. Le ho detto che avevo bisogno di passare una serata spensierata con la mia dolce metà e mi è quasi scoppiata a piangere tra le braccia. Siamo andate alla discoteca dove lavora Steve, ma non l'ho trovato lì. Per fortuna aggiungerei. Per una serata dopo tanto tempo c'eravamo solo io e la mia migliore amica. 

Adesso Gigì è addormentata accanto a me. Io sto piangendo in silenzio, sperando di non svegliarla. Mi alzo piano. La vedo muoversi, ma per fortuna si sta solo mettendo più comoda. Mi scappa un sorriso tra le lacrime. Mi sciacquo il viso in bagno e bevo un sorso d'acqua in cucina. Sensa un perchè vado all'entrata a guardare i fiori, ormai quasi raggrinziti, di Steve. Cambio l'acqua nel vaso e ci metto dentro una bustina di vitamine, come fa la mamma, per fare durare i fiori più a lungo. Non so se funzioni, ma lo fa sempre. Torno in camera e decido di chiamarlo. E' tardi, ma lo faccio comunque. 

- Pronto? - Mi risponde insonnolito.

- Scusa se ti ho svegliato. -

- Ah non ti preoccupare. Chi sei? - Deve aver risposto senza guardare il display, magari ha ancora gli occhi chiusi. Ha la voce ancora addormentata.

- Sono Bree. - Dico, accompagnando la frase con una piccola risata.

- Certo e io sono Nostradamus. -

Bree: Remembering lightningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora