18 (Bree: Remembering lightning)

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Apro gli occhi che è già mattina. Nella mia testa il solito martello pneumatico, ma per fortuna nessun altro disturbo. Nella stanza trovo Jessica.
- Buongiorno. Ti sei svegliata adesso? -
- In questo istante. -
- Come ti senti? - Sembra avermi perdonato davvero. 
- Un po' confusa. - 
- Mal di testa? -
- Non tanto. Non ho neanche nausea. -
- Stai migliorando. - Mi sorride. Sì, mi ha perdonato.
Mi aiuta ad alzarmi per andare a lavarmi. Stamattina mi sento più forte. Mi porta a fare un giro in corridoio. Stavolta non ho bisogno del suo aiuto. Riesco a camminare aiutandomi solo con la flebo. Sono felice di questo anche se il martello non se ne è ancora andato. 
Rientriamo in camera e troviamo la Collins che ci aspetta. 
- Allora Bree, come andiamo stamattina? - Mi chiede mentre Jessica mi aiuta a rimettermi a letto. 
- Meglio, grazie. -
- E i ricordi come vanno? - 
- Arrivano. - Sarebbe meglio di no, però. Questo non lo dico. 
- Ci sono belle notizie per te. Domani esci di qui. - 
- Così presto? - 
- Ti dispiace? -
- No, no. - Almeno potrò tornare a casa! - Dovrò tornare qui di sera? -
- Per il momento sì. Non voglio rischiare. -

La dottoressa Collins non si è trattenuta oltre. Dopo avermi spiegato un paio di particolari su questa 'libertà vigilata' è andata via. Jessica mi ha portato qualcosa per il mal di testa. Poi è andata via anche lei. Sono rimasta sola coi miei cento pensieri e i miei mille dubbi. Sono ancora incinta? Aspetto ancora il figlio di Evan? Cosa è successo? Ma soprattutto, perchè nessuno vuole dirmi niente? Tutti continuano a nascondersi dietro la stessa scusa. Inizio a piangere senza neanche accorgermene. Piango fino ad addormentarmi di nuovo. 

- Ehi, dormigliona. Sveglia. - E' la voce di mia madre. E' arrivata all'inizio dell'orario di visita e mi ha trovato così, addormentata. 
- Mami. -
- Amore mio, come ti senti? - Mi bacia la fronte.
Questo gesto, così profondamente tenero, sembra aver azionato di nuovo le mie lacrime. Ricomincio a piangere senza poter spiegare.
- Tesoro cos'hai? Non farmi preoccupare. - Parole familiari per me, adesso. 
- Niente mamma. - 
- Tanto non ti credo. Dimmi la verità. -
- Ho solo tanta, tanta confusione in testa. -
Sembra aver capito. - Hai ricordato qualcosa che ti ha confuso? -
- Sì. - Anche adesso non riesco a dirle che sono incinta, che ero incinta.. non so che tempo utilizzare. 
- Amore so che sei confusa, ma sai che non posso aiutarti. -
- Lo so. E non lo sopporto. -
- Figurati cosa darei io per poter fare qualcosa per aiutarti. Non chiedermi nulla, ti prego. - Mi asciuga il viso con le mani. - E ora smetti di piangere. Tutto andrà al suo posto. - Mi bacia di nuovo la fronte. - Cos'è quello? - 
- Cosa? - Vuole cambiare discorso e io l'accontento volentieri. 
- Dietro il cuscino sembra esserci qualcosa. - Si avvicina e tira fuori Teddina. 
- Ah, questo? -
- Non te l'ho mai visto. -
- Oggi ho ricordato di averlo comprato con Gigì. Il nome l'ha deciso lei. Ieri è arrivato qui in una scatola da Steve. -
- Te l'ha mandato Steve? -
- Sì. Non so come mai ce l'avesse lui. Tu conosci Steve? -
- Non fare domande Bree. - 
Dalla porta vedo spuntare Gigì insieme a Cristina e Debby. Si avvicinano a me e mi stringono una per volta. Non so perchè oggi mi sento in imbarazzo con Cristina, o forse lo so.
Arriva anche il signor Nimei con un altro grande mazzo di fiori. Mi saluta affettuosamente e mi dice che è passato solo per un saluto veloce. - Evan mi ha detto di dirti di stare tranquilla perchè tra poco vi vedrete. - Mi dice solo questo. Poi porta mamma alla macchinetta del caffè. 
Le ragazze sono tutte intorno a me e mi chiedono se ho ricordato qualcos'altro. Dico loro che preferisco non parlarne e loro sembrano tutte capire cosa mi passa in testa. Sono io a non sapere cosa c'è nella loro. 

Sono andati via tutti. Questa visita è passata più veloce delle altre. Le ragazze mi hanno portato a passeggio per quasi tutto l'ospedale. Sono riuscita a fare la strada del ritorno totalmente da sola. Jessica l'ha subito detto alla Collins e la dottoressa ne è stata contentissima. Le ha detto di cambiare di nuovo le medicine e di darmi solo le due azzurre e quella bicolore. Niente iniezione. Mi ha anche fatto staccare la flebo facendomi promettere, però, di bere in continuazione. Poco ma spesso, mi ha ribadito prima di uscire. Jessica è tornata dopo poco portandomi da mangiare. Cibo da ospedale, s'intende. Ma almeno cibo solido. 
Mentre mangio piano, intervallando ogni boccone con grandi sorsi d'acqua come mi è stato raccomandato, sento strani rumori provenienti dal corridoio. Strano. Quando finisce l'orario di visita, solitamente, qui cala il mortorio. Dei ricoverati in questo reparto sono quella messa meglio e questo è tutto dire! Eppure non mi sono sbagliata. Il rumore c'è ed è sempre più vicino alla mia porta. 
- La prego vada via. - Questa è la voce di Jessica.
Mi inizio a preoccupare. - No, sono io che prego lei. Me la faccia vedere. Solo due minuti. La prego. -
- Le ho già detto di no. Non so neanche come sia arrivato fin qua, ma proprio non posso. Non mi costringa a chiamare la vigilanza. -
- La prego! Starò sulla soglia della porta, non la disturberò. - 
Facendo molto piano, mi alzo dal letto. Tenendomi vicino al muro per evitare di cadere (anche questa sensazione non mi è nuova ormai) vado verso la porta. Voglio vedere cosa succede. La apro quel tanto che basta per vedere il corridoio. Vedo i capelli di Jessica. Quindi lei e il suo interlocutore sono esattamente davanti alla mia porta. 
- La prego vada via! - 
Mi decido e la apro del tutto. - Mi scusi, che succede? - 
- Bree, piccola mia! - Steve mi abbraccia così forte che quasi mi fa cadere. - Dovevo vederti. Dovevo! - Mi lascia e mi guarda. E' la prima volta che vedo i suoi occhi al di fuori dei miei ricordi. Gli occhi verdi sembrano quasi avere luce propria. Adesso sono lucidi, arrossati, quasi stesse per scoppiare a piangere da un momento all'altro. - Dimmi che ti ricordi di me, ti prego! - Eccola. Una piccola lacrima dall'angolo sinistro dell'occhio si tuffa dentro quell'accenno di barba che gli ricopre le guance come la prima volta che ci siamo visti. 
- Steve... - 
Mi stringe di nuovo. Stavolta lo stringo anche io. Inizia a baciarmi le guance. 
- Bree ti prego. Se lo beccano qui mi buttano fuori. - Jessica ci interrompe. 
- Ha ragione Steve. Dovresti andare. Io domani esco quindi potremo vederci con calma. -
- Sì, vado. Dovevo solo rivederti un attimo. - Mi stampa un altro bacio sulla guancia, infila le mani nelle tasche dei jeans e si incammina lungo il corridoio. Resto sulla porta a guardarlo. Visto così sembra quasi un cantante all'interno di un video musicale. Jessica lo segue per accertarsi che vada via il più in fretta e il più silenziosamente possibile. Lui ogni tanto si volta a cercarmi. Poi scompare dietro la porta bianca di accesso al reparto.
Torno piano al mio letto. Mi ci tuffo quasi dentro. Sono più serena, non lo so perchè. Non so dare una spiegazione alla sensazione che mi ha invaso rivedendo Steve. E' come se il solo vederlo avesse cancellato i miei cento pensieri e ammutolito i miei mille dubbi. 
Finisco la mia cena e svuoto la bottiglia d'acqua. La Dottoressa 'cara' Collins sarebbe fiera di me in questo momento. Premo il bottone per chiamare Jessica che, puntualmente, arriva dopo pochissimo. 
- Serve qualcosa? -
- No, ho solo finito la cena e non so dove mettere queste cose. -
- Dai a me. - Prende tutto e lo mette sul tavolo accanto ai fiori del padre di Evan. - Domattina li passano a prendere. Questi fiori? Vuoi un vaso in cui metterli? -
- No, tranquilla. Tanto domani me li porto via. -
- Serve altro? -
- Veramente si. -
- Dimmi. -
- Non è che ci sarebbe qualcos'altro da mangiare? Sto morendo di fame! -
Jessica mi guarda spaesata per qualche momento prima di esplodere in una risata. - Non ti farebbe bene buttare altre cose solide nello stomaco. Se vuoi posso procurarti un po' di yogurt. -
- Sarebbe stupendo! - Immaginando la mia faccia, non mi stupisco di veder ridere così tanto Jessica per la prima volta. 
Torna dopo poco con un vasetto di yogurt bianco e uno alla frutta. Me li poggia sul vassoio insieme a un cucchiaino di plastica. - Questi sono tuoi. Giostrateli fino a domattina. - 
- Grazie mille. E grazie anche per prima. -
- Non preoccuparti. - Si avvia verso la porta. - Buonanotte. - La chiude alle sue spalle. 

Li ho mangiati entrambi subito e ho svuotato già un'altra mezza bottiglia d'acqua. L'effetto-Steve non è ancora passato. Per la prima volta, forse, mi sento stranamente felice qui dentro. Queste quattro mura sembrano più azzurre e il soffitto sembra più bianco, luminoso quasi. Non so se è davvero Steve o se è il pensiero che domani potrò uscire. Spero che questo effetto duri fino a domani. Almeno potrò riposare davvero. 

Mi sono addormentata senza neanche rendermene conto. Ho dormito come una pupottola appena nata per ben nove ore filate. Mi ha svegliato l'infermiera di turno dicendomi di iniziare a preparare le mie cose, perchè la Collins stava per arrivare a dimettermi. Mi sono sentita euforica, come una bambina che si sveglia il giorno in cui mamma e papà la porteranno al parco divertimenti. Inizio a vagare piano per la stanza alla ricerca delle mie cose, che in realtà non so neanche quali siano. Dopotutto non ce le ho portate io qui. Dal modo in cui le trovo disposte, però, deve essere sicuramente stata mia madre. Non porto via tanta roba, soprattutto dovendo tornare qui stasera. Infilo tutto nel mio borsone rosso che ho trovato dentro l'armadietto. Mi infilo gli unici vestiti puliti che ho trovato e mi siedo sul letto ad aspettare la mia libertà vigilata.

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