62 (Bree: Remembering lightning)

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Uno-contro-uno. Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho proposto una sfida? Qualcosa tipo quattro anni. Anche allora eravamo ad una festa, ma in sfida eravamo due ragazze. E ce le siamo suonate di brutto. In ballo, ovviamente, la difesa del territorio. Persi, sfortunatamente. Dovetti tornare a casa a piedi per più di un mese prima che la storia fosse dimenticata. Adesso è totalmente diverso. Non c'è un premio in palio, è solo per movimentare la serata e mettere un po' di spazio tra me e Daniel nel nostro tiro alla fune.
Parte la musica. Lascio iniziare lui per vedere come se la cava. Per essere un 'profano' si muove bene e riesce a tenere il tempo. Ci alterniamo al centro del cerchio, mettendo in mostra quello che ci viene in mente, supportati dagli altri che tifano. Le ragazze per lui, i ragazzi per me. Strano, eh? La portiamo avanti per ben dieci minuti. Vinciamo entrambi, che è un modo come un altro per dire che non vince nessuno dei due. Tutti intorno si sono gasati ancor più di noi e iniziano a formare altri cerchi di sfida. Sudata, stanca e soddisfatta vado verso l'entrata della casa. Daniel mi sbarra l'entrata.
- Abbandoni il campo di battaglia? - Mi sorride. Anche lui è sudato da far schifo.
- Complimenti. E' stata una bella lotta. - Gli porgo la mano. La voglia di tirare la corda è finita. E' stata una cosa momentanea e idiota. L'unica voglia che ho adesso è di chiamare Steve e sentire la sua voce.
- Non è stata male. - Afferra la mia mano, sorridendo. I suoi occhi sono gli stessi di prima, credo che la sua di voglia non sia per niente passata.
- Balli da tanto? - Ritiro la mano e cerco il distacco, facendo un passo indietro.
- Se per ballare intendi seguire un corso, non ne ho mai fatto uno. - Resta fermo davanti alla porta, sbarrandomi l'entrata con il braccio.
- Ho bisogno di una birra. - Magari così mi fa entrare.
- Prego, entra pure. - Toglie il braccio, ma non si sposta.
Riesco a entrare solo strofinandomi contro di lui. Appena lo supero mi trovo davanti Gigì. Senza dire nulla e senza guardarla in volto la prendo sotto braccio e la tiro in cucina.
- Meno male che doveva essere una serata tranquilla. - Mi dice appena ci arriviamo.
- Non lo è? -
- Cambio affermazione allora. Meno male che nessuna doveva rimorchiare. -
Mi volto a fissarla lasciando andare una birra che avevo afferrato da sopra una piccola piramide. Per fortuna non si rompe nulla. - Cosa stai dicendo? -
- Cristina si è rimorchiata uno. -
Tiro un sospiro di sollievo. - Un diciottenne? - Riprendo la birra e la stappo.
- No. E' il fratello di una. Hanno iniziato a parlare, tu eri fuori a ballare con quello ed io sono rimasta da sola. -
- Sono stata via dieci minuti. E poi potevi uscire anche tu a ballare. - Mando giù un sorso ghiacciato.
Mi fissa per un attimo. - E interrompere la vostra danza dell'accoppiamento? -
Botta allo stomaco di nuovo. La birra mi va di traverso ed inizio a tossire.
- Per caso ci ho azzeccato? -
- Che stai dicendo, Gigì? Ti sei ammattita? -
- Bree, quello ti spolpa con gli occhi e tu gli dai corda. -
Colpevole. Colpita e affondata.
- Non stai bene con Steve? - Si avvicina con le braccia conserte, ma il suo tono non è più quello di un rimprovero.
- Sto bene con Steve, solo che oggi... - Le racconto l'incontro spiacevole con lui e Rachele stamattina, le scuse del dopo pranzo e aggiungo la strana telefonata di stasera ed il fatto che non si sia più fatto vivo.
Cammina per la cucina, pensierosa, accarezzandosi il mento con due dita. - E' abbastanza strana come cosa. -
- Molto. E mi ha scombussolato. Volevo vendicarmi, ma non volevo fare niente di ché. Solo tirare un po' la corda. -
- Non avresti dovuto farlo comunque. Una giornata strana non è una scusa per flirtare con un altro. Un diciottenne per giunta! - Essere rimproverata moralmente da Gigì, la libertà sessuale fatta persona. Devo aver toccato il fondo.
- Hai ragione. - Sono mortificata.
- Ora che vuoi fare? -
- Chiamarlo. - Tenendo la mia birra in mano esco dalla cucina e mi dirigo verso il giardino.
Passando dal salottino getto uno sguardo alla possibile conquista di Cristina. C'è di meglio, ma non è male. Cerco di non farmi notare da Daniel e mi rifugio in un angolino appartato, vuoto e dove la musica arriva molto attutita. Prendo il cellulare e lo chiamo. Il telefono squilla a vuoto fino alla chiusura automatica della chiamata. Provo altre due volte, sempre con lo stesso risultato.
- Adesso non risponde nemmeno al cellulare, eh. - Daniel mi ha scovato.
- Deve essere impegnato con i clienti. - Rispondo acida.
- O con la ragazza di stamattina. - Si avvicina con un sorriso provocatorio.
Lo fulmino con lo sguardo. - Hai perso un'opportunità per stare zitto, lo sai? -
- E' lui che si perde opportunità. - Ormai è vicinissimo ed arriva ad accarezzarmi il viso senza difficoltà.
Gli afferro i polsi e li stacco dal mio viso. - Non sta perdendo un'occasione, sta lavorando. Daniel, io non so cosa tu abbia capito o cosa tu stia pensando. -
- Se vuoi te lo dico. - Ignora il mio 'no' e me lo dice comunque. - Ho capito che il tuo ragazzo è un'idiota a lasciarti da sola e a non voler passare ogni istante della sua vita accanto a te. Sto pensando che mi piaci. Sto sentendo che io piaccio a te. - Poggia le mani sulla rete di protezione che circonda il giardino, incastradomi. - Sento che lo vuoi anche tu. - Avvicina il suo viso al mio, chiudendo gli occhi.
E' a pochi centimetri dalle mie labbra. - No. - Poggio la mano sulla sua bocca spingendolo all'indietro per allontanarlo. - Sei fuori strada. L'unico che voglio è il mio ragazzo. -
Toglie le mani dal muro, lasciandomi libera. Inizio ad allontanarmi. Mi segue. Afferra il mio braccio abbastanza forte da bloccarmi ma allo stesso tempo delicatamente per non farmi male. - Tu sei attratta da me. -
- Daniel, ho l'impressione che tu non mi abbia capito. -
- E' perché ho diciotto anni, giusto? -
- No, no, no che non è giusto. Non è perché hai diciotto anni e non è perché non sei un ragazzo attraente. E' perché io sono impegnata, sto con un ragazzo che amo e che mi ama, per quanto tu ti sia fatto un'idea sbagliata di lui. -
- Sei felice con lui? - Mi accarezza la mano.
- Sì. -
- Io potrei... -
- Daniel. - Un sorriso quasi materno mi affiora alle labbra. - Non ci conosciamo nemmeno. - Gli accarezzo i capelli. - Ti sei fissato con me solo perché sono più grande e i tuoi amici ti hanno detto che non hai speranze. Se ci pensi bene, probabilmente nemmeno ti piaccio davvero. -
- Questo non è vero. Sei bellissima. Sono rimasto incantato davanti al tuo viso ed hai un fisico mozzafiato. Dico sul serio. -
Arrossisco. Un complimento è pur sempre un complimento. - Tu sei davvero un bel ragazzo e ti giuro su quanto ho di più caro che se non fossi impegnata sarei caduta ai tuoi piedi. Ma lo sono. E lo amo. -
Guarda l'erba sotto i nostri piedi. Ritiro la mano dai suoi capelli e la porto sotto il suo viso, sollevandolo fino a farmi guardare negli occhi.
- Guardati intorno. Scommetto che non c'è una ragazza a questa festa che ti rifiuterebbe. -
- Una l'ha appena fatto. - Piccolo sorriso triste.
- Io e le mie amiche non contiamo. - Rido cercando di tirarlo su di morale. Mi volto a scrutare tra la gente. - Ecco, quella lì per esempio. Quella seduta da sola vicino al tavolino. Vai da lei. Scommetto che ti adorerà. - Gli faccio l'occhiolino. - Ma non provare subito a portartela a letto! - Aggiungo ridendo e dandogli una piccola botta col gomito.
Ridacchia anche lui adesso. - Non è una ventiduenne superfiga, ma mi accontenterò. - Mi da un bacio sulla guancia. - E' stato un piacere conoscerti. -
- Anche per me. -
Lo guardo dirigersi verso la ragazza che gli ho indicato. Lei sembra quasi spaventata dal fatto che lui abbia deciso di parlarle. Da come ha reagito credo che Daniel le piaccia parecchio. La mia buona azione da cupido mi ha rimesso il sorriso addosso. Torno dentro e trovo Gigì annoiata sul divano, mentre Cristina parla ancora con la sua quasi-conquista. - Ragazze che ne dite di andare? -
Gigì mi guarda quasi in adorazione, mentre Cristina si volta quasi delusa. - Così presto? -
- Ma tu non eri quella che voleva stare rinchiusa a casa a studiare? - Sbotta Gigì mentre si è già messa in piedi.
Cristina la fulmina con lo sguardo. - Ragazze voi andate, io sto un altro po'. Tanto ho l'auto. -
- Non lo sospettavo minimamente. - Gigì getta un po' di acido sarcasmo per ripagarla di averle fatto passare la serata in solitaria.
Sorrido a Cristina salutandola e porto via Gigì. Trovo Nico vicino alla porta. Lo ringrazio per l'invito e per la serata che alla fine è riuscita a non distruggersi troppo. Adduco alla scusa della giornata di studio intenso di domani per andare via così relativamente presto. Appena fuori dalla porta Gigì mi ringrazia di averla salvata da quella che per lei è stata una serata piattissima.
- Che ne dici di movimentarla, se per te non è stata abbastanza? -
- Non volevi andare a casa? -
- No, volevo solo andarmene di lì. In realtà mi è venuta un'idea. -
- Quale? -
- Joshua ti ha detto che è una serata morta lì da loro, no? Perché non gli facciamo una sorpresa e andiamo a trovarli? Ho voglia di vedere Steve. -
- Senso di colpa? -
- E per cosa? Ho risolto tutto con il ragazzino. Gli ho fatto capire che non c'è trippa per gatti. -
- Meglio così. Non dico niente a Jo, così facciamo due sorprese invece di una. -
- Ancora meglio. -
Ci prendiamo sottobraccio e andiamo verso la sua auto, saltellando e cantanticchiando come due idiote ubriache.

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