59 (Bree: Remembering lightning)

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La spiaggia è molto più affollata di quanto mi aspettassi. Ho perso la cognizione del tempo e mi sono dimenticata che siamo già alla fine di Giugno. Ormai le scuole sono finite e i ragazzi si riversano qui in massa. Troviamo comunque un posto abbastanza tranquillo dove appostarci. Accanto a noi delle ragazze sono imbrattate di olio abbronzante e chiacchierano a voce alta dei prossimi esami di maturità che dovranno affrontare. Mi sembra di sentire me e Gigì ormai quattro lunghi anni fa. Come siamo cambiate ormai! Una di loro guarda spesso Steve e l'effetto su di me è strano, parecchio strano. Da una parte, una piccola parte, ho l'impressione che mi gratifichi. Una ragazza appena diciannovenne guarda il mio ragazzo perché è talmente bello che nessuna riesce a togliergli gli occhi di dosso. Dall'altra parte, una grossa, enorme parte, ho la rabbia che mi sale alle orecchie pensando a chissà che pensieri si starà facendo col mio ragazzo in testa. Il 'mio' ragazzo, ci sarà un motivo per cui si chiama 'mio'! Mi contengo, non faccio trasparire nulla. Non voglio fare la parte della pazza gelosa che fa scenate in pubblico. Respiro profondamente il profumo di salsedine, gli stringo la mano e lo bacio. Chiamatelo marcare il territorio, perché è esattamente quello che è.
- Faccio un salto al bar, amore. - Si siede sulla stuoia.
- Da solo? -
- Vuoi venire con me? - Mi chiede sorridente. - Non volevo farti scomodare. -
E lasciarti sbranare con gli occhi da tutte le femmine su questa spiaggia? Non fare la gelosa, Bree. Non farlo. - Mi porti un the freddo? - Sorriso finto ma credibile.
- Limone, giusto? -
- Pesca. -
- Ah si, vero. Pesca. - Mi bacia la fronte e si alza.
Mi alzo sui gomiti e lo seguo fino a quando non lo vedo entrare al bar della spiaggia.
- Palla! - Un urlo precede l'arrivo di un pallone da volley sulla mia pancia. Cacchio che male!
Mi raggomitolo tenendomi lo stomaco, mentre sento le tre ochette ridacchiare. Un ragazzo corre verso di me. - Stai bene? -
- Oh, una meraviglia! State più attenti, cavolo! -
Mi volto dopo averlo rimproverato. Due occhi azzurro ghiaccio mi fissano preoccupati. - Scusa, è colpa mia. Non sono riuscito a bloccarla. - Si piega sulle gambe per essermi più vicino. - Dove ti ha preso? -
- Secondo te? - Gli indico la mia pancia non abbronzata su cui si è già formata una stampa rotonda completamente rossa.
- Cazzo, lì fa male! -
- Non dirlo a me. -
Mi guarda un attimo sorridendo. - Mi chiamo Daniel. - Mi porge la mano destra.
- Bree. - Sorrido afferrandogliela.
- Ciao Dani. - Una delle tre ochette si è alzata e adesso è ferma accanto a noi. Lo fissa in modo molto poco equivoco.
- Ciao. - La liquida con uno sguardo e poca considerazione per poi tornare a rivolgersi sorridente a me. - Posso offrirti qualcosa per scusarmi? -
Prima di rispondere guardo l'ochetta indispettita andare via offesa. Non posso evitare di ritornargli la risatina cattiva che lei e le sue amiche mi hanno gentilmente offerto poco fa. - Ho l'impressione che volesse provarci con te. -
- Non torno a rotolarmi nel fango da cui sono uscito. -
- Ex? -
- Già. -
- Finita male? -
- Un paio di corna col mio migliore amico significa finire male? -
- Oh cacchio, mi dispiace. -
- Storia vecchia, tranquilla. -
- E con l'amico com'è finita? -
- Non ci siamo più parlati da quel giorno. - Guarda a terra. - Certo che sei un'impicciona. -
- Scusami. - Dico imbarazzata. - Non volevo sembrare troppo impertinente. -
- Mi piacciono le ragazze impertinenti. -
Ci sta provando per caso? Meglio non rispondere.
- Allora. Posso offrirti qualcosa o no? - Si alza in piedi e si pulisce le mani dalla sabbia.
- Veramente... -
- Veramente ha già qualcuno che le porta da bere. - Steve è arrivato tenendo in mano due lattine di the. Lo fissa in cagnesco. - Sparisci. -
Daniel lo fissa in aria di sfida. - Calmati fratello. -
- Fratello lo vai a dire a qualcun altro. E ora sparisci. - Steve continua a fissarlo male. Lo supera di qualche centimetro. Se Daniel dovesse aggiungere qualcosa non c'è dubbio che lo farebbe alterare ancora di più. Intervengo. Mi alzo e mi metto tra i due tori infuriati, voltata verso il mio ragazzo.
- Steve, calmati. Non è successo niente. Mi è arrivato un pallone addosso e Daniel è venuto a scusarsi. -
- Daniel? - Lo sguardo da toro imbufalito adesso è rivolto verso di me. - Conosci questo tizio? -
- Si è presentato. - Mi volto verso Daniel. - Grazie per l'interesse e la gentilezza, ma adesso è meglio che torni dai tuoi amici. - Lo supplico silenziosamente di non andare oltre.
Mi fissa un paio di secondi, poi torna a fissare Steve. - Ciao fratello. - Si volta e torna dai suoi amici con una piccola corsetta.
- Vedi? - Guardo Steve come se non fosse successo niente. - Che c'è voluto? - Gli bacio la guancia e gli tolgo di mano la mia lattina di the. Mi sdraio e si siede accanto a me, ma è ancora palesemente alterato. - Vieni qui, dai. Abbracciami. - Sorrido.
- Fatti abbracciare da Daniel. - Pronuncia il suo nome accompagnandolo con una smorfia.
Rido vedendolo così. - Amore, sei geloso? -
- Non dovrebbe essere una novità. -
Salgo a cavalcioni sopra di lui. Apro la lattina e ne bevo un sorso continuando a fissarlo. La poggio accanto a noi sperando che non cada. Gli accarezzo il volto iniziando a baciarlo. Passo le mani sulle sue braccia e sul suo petto, continuando ad assaporare le sue labbra mordicchiandole. Cede alle mie coccole e depone la gelosia per abbracciarmi. Mi accarezza le spalle delicatamente. Sento su di noi gli occhi dei vicini. - Andiamo a fare il bagno? -
- Adesso? -
- Amore ci stanno fissando tutti. -
- Non mi importa. -
- Dai amore. In acqua è più romantico. - Gli faccio l'occhiolino mentre mi sollevo e inizio a camminare verso la riva, ondeggiando provocante consapevole che mi sta fissando.
Mi raggiunge immediatamente abbracciandomi da dietro. - Non sculettare in quel modo quando siamo in pubblico. -
- Perché? -
- Perché potrei non rispondere delle mie azioni e una denuncia per atti osceni in luogo pubblico vorrei evitarla. -
Rido sfuggendogli dalle braccia e tuffandomi in acqua.

E' arrivata l'ora di pranzo e noi dobbiamo andare via. Raccogliamo la nostra roba e ci dirigiamo verso la strada.
- Amore io mi farei una doccia prima di andare, tanto per togliermi il sale dalla pelle. Così appena finiamo di mangiare vado direttamente da Cristina. -
- Io la faccio a casa. Inizio a portare la roba in auto. - Mi bacia e inizia a camminare più velocemente.
Non mi piace molto che mi abbia lasciata da sola. - Almeno i miei vestiti li lasci qui o devo venire in strada in costume? -
- Sì, scusa. - Torna indietro ed esce dalla borsa l'asciugamano pulito insieme a pantaloncini e maglietta. Me li porge, mi da un altro bacio veloce e riprende il cammino.
Lo guardo interdetta per qualche secondo, poi mi dirigo verso le docce. Lascio le mie cose sulla panchina e, dopo aver trovato il coraggio, mi infilo sotto l'acqua fredda. Faccio il più in fretta possibile per non assiderare. Uscita dalla doccia inizio a tamponarmi con l'aciugamano pulito.
- Il tuo cane da guardia non c'è? -
Davanti a me, Daniel.
- E' già in macchina. -
- Per essere uno così geloso ti lascia spesso da sola. -
- E' un caso, oggi. Di solito non lo fa. -
Continuo ad asciugarmi come se non mi imbarazzasse il fatto che continua a fissarmi. Almeno mi fissa solo in faccia.
- Suppongo che se chiedessi il tuo numero... -
- Non te lo darei, supponi bene. - Lo interrompo evitando di guardarlo.
- Giusto. - Fissa il pavimento.
Inizio a vestirmi sedendomi sulla panchina e voltandogli così le spalle.
- Quanti anni ha il tuo ragazzo? -
- Ventiquattro. -
- E tu? -
- Non si chiede l'età a una signora. -
- Non credevo fossi così vecchia da non poter dire quanti anni hai. -
- Ventidue. Ne ho ventidue. -
- Avevano ragione, allora. -
- Chi? Che dicevano? -
- Gli altri. Dicevano che non avevo speranze perché eri più grande. -
Mi volto a guardarlo. - Quanti anni hai tu? -
- Diciotto. -
Sgrano gli occhi. Cosa? Non sembra proprio un diciottenne, ha un fisico da adulto. Anche se i lineamenti puliti del volto potrebbero rivelare qualcosa. Sarà che non l'ho notato perché mi sono concentrata solo su quegli occhi ghiaccio che ancora mi fissano. - Sembri più grande. -
- Non sembro di ventiquattro anni. - Si passa una mano tra i capelli neri, distogliendo lo sguardo.
- No, quello no. Però almeno una ventina te li avrei dati. -
Mi infilo la maglietta e sono pronta. Mi alzo e prendo l'asciugamano.
- Vai già via? -
- Devo andare a pranzo e poi a studiare. -
- Fai l'università? -
- Sì. - Inizio a camminare e Daniel inizia a seguirmi.
- Che facoltà? -
- L'unica che c'è in città. - Mi fermo, voltandomi a guardarlo. - Non vorrei essere scortese Daniel. Sei molto carino e molto gentile, ma se ti vede seguirmi saranno cazzi amari per tutti e due. -
- Sì, hai ragione. Scusa. - Si volta e torna indietro infilandosi le mani nelle tasche del costume. - Magari ci rivediamo. - Mi dice fermandosi un attimo a guardarmi.
- Ciao Daniel. - Riprendo a camminare senza voltarmi ancora. 
Arrivata in strada giro a destra verso la sua auto, ma mi blocco quasi subito. Il sorriso sparisce dal mio volto. Arriva un pugno allo stomaco, anzi no, una cinquina in piena faccia. Steve è appoggiato alla portiera delle sua auto e davanti a lui, con le mani poggiate sulle sue spalle, c'è quella biondona coscialunga oca e troia di Rachele. Gli si avvicina sempre di più e le sue mani scendono accarezzandogli il petto, ancora senza maglietta, fino al bordo del costume. Non voglio vedere una cosa di più. Mi giro e rifaccio la stessa strada fino alla spiaggia. Mi siedo sulla sabbia e mi accorgo di essere tanto sconvolta ed arrabbiata da non avere neanche la forza per piangere.

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