29 (Bree: Remembering lightning)

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Apro gli occhi. La prima cosa che vedo è la schiena di Steve colpita dalla luce rossastra del tramonto. E' seduto a pochi passi da me e fissa l'orizzonte tirando, di tanto in tanto, un sassolino in acqua. Mi ha messo una tovaglia asciutta addosso per evitare che il calare della sera mi facesse tremare. Continuo a guardarlo in silenzio. Mi avvicino a lui cercando di non fargli sentire nulla. Assorto nei suoi pensieri per com'è credo che non mi sentirebbe comunque, ma meglio fare con cautela. Scelgo un bel sassolino piatto, non troppo grande. Perfetto per fare i salti. Mi alzo in piedi. Un passo in diagonale e sono ormai al suo fianco, ma lui continua a non accorgersene. Mi preparo come mi ha insegnato mio padre da bambina e tuff. Il sasso fa uno, due, tre saltelli sulla superficie leggermente increspata dalla corrente prima di affondare. Steve si volta istintivamente e solo adesso si accorge che gli sono accanto. 

- Così si fanno saltare i sassi. -

Si alza in piedi. Ha gli occhi lucidi e il sorriso che gli illumina il viso. - Piccola mia, stai bene. - Mi stringe forte come la volta che è sgattaiolato in ospedale. Mi ferma quasi il respiro, ma mi sta bene così. In realtà spero che quest'abbraccio duri il più al lungo possibile. Sento dentro un piccolo fuocherello accendersi, un caldo tepore avvolgermi. Una musica dolcissima arriva alle mie orecchie, ma è solo per me. Nessun altro può sentirla. Non credo di capire esattamente cosa succede. L'unica certezza che ho è che il suo corpo, le sue braccia, il suo odore, il suo viso mi tengono incatenata a lui e mi fanno sperare di non staccarmene mai.

Mi guarda negli occhi. Suppongo che i miei stiano scintillando dall'emozione. Almeno quanto lo fanno i suoi.

Poggia delicatamente le labbra sulle mie. E' un solo secondo. Come il bacio che ci scambiammo, ancora sconosciuti, quella sera al lungomare. Il tramonto, però, rende tutto più romantico, si sa. Sarà quella sensazione di conclusione, saranno quelle scene da film che ci propinano fin da piccoli. Secondo me sono quelle pennellate rosa ed arancioni nel cielo a far sembrare tutto diverso. La fioca luce rossastra che ne viene fuori tinge tutto di magico. E oggi fa il suo sporco lavoro più che bene. Le labbra di Steve mi hanno già lasciato, eppure il brivido che hanno innescato scorre ancora libero lungo la mia schiena. 

- Mi hai fatto prendere un colpo all'inizio. -

- Scusa. Dovevo avvertirti prima. -

- L'aveva già fatto tua madre. - Mia madre? L'ha avvertito mia madre? Evito di chiedere spiegazioni. - Ma viverlo è diverso. - 

- In realtà neanche lei l'ha mai vissuto. -

- Suppongo si sia basata su quello che le hai raccontato. -

- Io non so esattamente quando arrivano i fulmini, non posso prevedere cosa scatenerà il prossimo. -

- E stavolta? -

- Stavolta cosa? - 

- Cosa te l'ha scatenato. -

Sorrido un po' imbarazzata. - Il tuo odore. -

- Profumo vorrai dire. - Dice quasi offeso.

- No, no. Odore. -

- Stai dicendo che puzzo? -

Rido. - No, scemo. Dico solo che non è stato il profumo che porti, ma il tuo odore naturale. - Gli passo una mano sul petto. - Quello della tua pelle. - 

Arrossisce. - E.. cosa.. che hai ricordato? -

Faccio salire la mano, accarezzandolo. La porto dietro la nuca e inizio a giocare coi suoi capelli non troppo corti. - Quando mi hai salvato. -

- Ah, dici... quei cinque in discoteca? - Le parole gli escono di bocca quasi con difficoltà. 

- Già, già. - Mi alzo sulle punte e mi sporgo verso di lui. Gli bacio delicatamente la guancia, stranamente sbarbata. 

Bree: Remembering lightningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora