28 (Bree: Remembering lightning)

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Mi stropiccio gli occhi e scosto il lenzuolo bianco che mi ricade sul volto. Il primo pensiero? 'Oddio no, è successo ancora'. Ma stavolta è diverso. Non ricordo nulla se non voci confuse e luci accecanti. Nel letto insieme a me non c'è Steve, ma Gigì e siamo entrambe vestite di tutto punto. Come siamo arrivate a casa? Cosa è successo? Cristina dov'è? Troppe domande in una volta sola. Vado in bagno e vomito anche l'anima. Mi sento come se avessi preso dieci sbronze in una sera. Mi trascino fino alla cucina, da dove sento provenire dei lievi rumori. Come se qualcuno stesse facendo piano per non svegliarci.

Ci trovo Steve, intento a preparare il caffè. Ha il labbro graffiato e un livido sotto l'occhio destro.

- La storia si ripete, eh! -

- Shhhh! - Mi zittisce e indica il divano. C'è Joshua raggomitolato lì che dorme.

Mi avvicino a lui. - Che ci fate qui? - Gli chiedo sussurrando.

Spegne il fuoco sotto la moka e mi fa cenno di seguirlo. Usciamo di casa e ci sediamo lì fuori. Black attraversa la strada e miagolando si tuffa tra le mie gambe.

- Sei tornato, eh? -

- Ti era scappato? -

- E' un randagio. - Inizio ad accarezzarlo. - Vuoi di nuovo da mangiare, eh! - Mi risponde con un miagolio e inizia a farmi le fusa strofinandosi contro la mia mano. - Vado subito a prenderti qualcosa, piccolino. - Mi rivolgo a Steve. - Lo tieni un attimo? -

- Veramente io... -

- Ti schifi, ho capito. - Mi alzo prendendo Black in braccio. - Vieni Black, ti porto con me. Abbiamo ospiti schizzinosi. - Faccio una smorfia verso Steve ed entro in casa.

Sotto il lavandino metto un piatto che colmo d'acqua, uno pieno di latte e uno con dei croccantini che ho comprato sperando che Black tornasse. Ci si fionda. Lo accarezzo un'ultima volta e lo lascio lì a mangiare. Vado in bagno a disinfettarmi le mani e torno fuori da Steve.

- Il gatto è sistemato. Ora parliamo di quello che è successo ieri, di cosa hai fatto all'occhio e di perchè sia tu che Joshua siete qui. -

- E' una storia un po' complicata. -

- Sono in diritto di sapere cosa mi è successo, no? Non ho bevuto al punto di crollare in un modo simile. La cosa non mi piace per niente. -

- Dopo che te l'avrò raccontata ti piacerà ancora meno. -

- Motivo in più per dirmi tutto. -

Poi quando dico che non mi piace l'ambiente delle discoteche hanno il coraggio di prendermi per pazza! Da oggi il primo che mi dice che certe cose succedono solo nei film gli spacco le gengive.

Partiamo dall'inizio. Il bicchiere da cui beveva Gigì gli era stato offerto da uno dei cinque ragazzi che ci avevano quasi accerchiato ballando. Nella sua ingenuità, perchè sì, lei è ingenua quanto una bambina di cinque anni a volte, l'ha accettato e ne ha bevuto quasi un quarto. Il resto l'ho tracannato io. Io non ho la scusa di essere ingenua, sono semplicemente una testa di cazzo. Ci siamo sentite entrambe male perché sti gran signori non s'è capito bene cosa ci avessero messo dentro per stordirci.

Steve si è accorto di movimenti strani e quando ha visto due di loro portarci quasi di peso verso la stanza privata ha lasciato il bancone e li ha seguiti senza farsi notare. Si è portato dietro anche Joshua perchè ha capito subito che la cosa non era messa per niente bene.

Quando sono arrivati nella stanza hanno trovato me e Gigì semi incoscienti nelle mani di quei ragazzi. Due di loro ci sorreggevano in piedi leccandoci il collo. Altri due avevano iniziato a spogliarci, toccando un po' da per tutto. Il quinto aveva il cellulare in mano e riprendeva la scena. Bastardi schifosi.

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