<< Sei tornata. >>

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Ho perso il conto di quante volte ho riletto il biglietto. Ogni parola mi pesa come un sasso nel cuore. Come posso biasimarla? Ha tutte le ragioni di questo mondo. Ho detto delle parole orribili e adesso capisco perché non sia scesa con noi in soggiorno.
Ormai è quasi una settimana che non la vedo. Sono anche sette giorni che non esco di casa.
Il letto ha ancora il suo odore e non posso fare a meno di stare disteso e fingere che lei sia ancora qui. Il mio telefono squilla in continuazione, ma non voglio sentire nessuno.
Mi alzo dal letto e vado in direzione del bagno. Sono in uno stato abbastanza pietoso. Osservo il ragazzo con quella barba che lo rende ancora più idiota.
Mi manca. Mi manca immensamente.
Mi manca il suo sorriso. La sua risata. Sentire il suo corpo caldo addosso al mio.
Il cuore mi dice di correre da lei e provare a farmi perdonare.
La testa mi dice di lasciarla andare e che mi sono meritato tutto questo.

Scendo le scale e vado in cucina. Prendo una birra dal frigorifero e mi siedo sul divano.
Almeno un tentativo devo farlo. Non posso arrendermi così facilmente.
Voglio che Ariane torni da me. Rischierò sicuramente di fare la figura dell'imbecille, ma almeno devo provarci. Corro in camera da letto per darmi una sistemata.
Sento dei rumori provenire dall'entrata. Nessun altro ha le chiavi di casa. Prendo la pistola da sotto il cuscino e mi dirigo verso le scale, cercando di fare il minimo rumore.

"Justin? Justin?", sento la voce di Ariane e il mio cuore ha un sussulto.
No, non è possibile che lei sia qui. Sto sognando. La pistola mi cade a terra e mi siedo su un gradino delle scale. Alzo gli occhi e la vedo davanti a me.
Si avvicina lentamente e allunga una mano verso di me. La intreccio alla mia e la faccio mettere in mezzo alle mie gambe.
"Sono tutti preoccupati per te! Dannazione, guarda come sei ridotto!", mi tocca la barba e sentire di nuovo il suo tocco addosso a me, mi eccita. Ansimo piano guardandola negli occhi.
Le sposto i capelli da un lato e comincio a baciarla sul collo. Il suo profumo mi inebria le narici e sento tutti i nervi del mio corpo tirare. Ariane geme lentamente e poggia una mano sulla mia coscia. Succhio la sua candida pelle, lasciandole un segno evidente.
Ci alziamo insieme e andiamo verso camera mia. Si sbottona la camicetta, mentre io mi tolgo la maglietta. L'attacco a me e comincio a baciarla sulle labbra. Le sue mani navigano sulla mia schiena. I brividi mi percorrono tutto il corpo, arrivando perfino nei capelli.
Ci stendiamo a letto e cominciamo a toccarci, ad accarezzarci. Finalmente ci stiamo vivendo a vicenda. Tremo al solo pensiero che adesso posso toccarla come voglio io.

"Perché sei tornata tu? Poteva venire qualcun altro a vedere se ero ancora vivo.", le accarezzo la guancia e continuo a baciarla.

"Justin...sono voluta venire io. Mi mancavi da morire e un giorno in più senza di te...non avrei retto.", sussurra e scoppia a piangere. La stringo fra le mie braccia.

"Ti prego piccola, non piangere. Adesso siamo qui insieme ed io mi devo scusare per tutte le parole dette. Io voglio avere una storia con te. Voglio poter sapere che tu mi sei sempre accanto e che io potrò proteggerti.", le prendo il viso fra le mani e le asciugo le lacrime. "Voglio che tu mi perdoni per quelle stupide parole che ho detto. Io ho paura di stare senza dite e ho il terrore che tu possa lasciarmi per la vita che faccio.", abbasso gli occhi e sospiro tristemente.

"Amore mio.", rialzo gli occhi appena sento quelle due parole. "Se vuoi che io rimanga con te, piano piano dovrai raccontarmi tutta la tua vita. Presente e passata.", mi guarda negli occhi seria.
"Io voglio sapere tutto di te. Non voglio avere segreti. Siamo io e te.", si avvicina e mi bacia lentamente.
Si, siamo io e lei contro tutto e tutti. Niente avrebbe mai potuto rovinare il nostro rapporto.

Esco dalla doccia e mi sento decisamente meglio. Mi guardo allo specchio e vedo un Justin rinato. Tutto questo lo devo ad Ariane che non ha voluto arrendersi. Devo dimostrarle che anche io tengo alla nostra storia. Vado in camera e trovo le lenzuola cambiate.

"Questa casa ha davvero bisogno di una mano femminile!", dice entrando e guardandomi.
La osservo con addosso una maglietta e un paio di pantaloncini. Tutta roba mia. È davvero adorabile. Mi stendo sul letto e la trascino sopra di me.
"Dai, che devo finire di pulire il soggiorno! Sei davvero un ragazzo ingestibile e molto disordinato. Un giorno...", la zittisco baciandola. In quel preciso istante mi ricordo di una cosa molto importante.

La lascio sul letto mentre corro fuori dalla camera. Vado in uno stanzino e apro dentro ad uno scatolone, trovo quello che stavo cercando. Torno da Ariane che mi guarda confusa.
"A causa mia te ne sei andata, ma adesso sei di nuovo qui perché sei una ragazza forte e quindi per dimostrarti quello che provo per te...", mi inginocchio ai suoi piedi e tiro fuori un cofanetto.

Rimane a bocca aperta. Con una mano lo prende e lo osserva per qualche secondo. Lo apre piano e trova un solitario. Le sue braccia si infilano attorno al mio collo.
"Questo anello apparteneva a mia madre. Glielo regalò mio nonno per le sue nozze. Lo indossò fino al giorno del divorzio con mio padre. Invece di ridarglielo, lo diede a me, facendomi promettere che lo avrei regalato alla donna della mia vita. Questo anello vive da molti anni e spero che questo sarà l'ultimo dito che lo indosserà.", glielo metto e le bacio la mano.

"È stupendo. Non ho parole per descrivere la bellezza di questo anello. Questo cosa significa?", mi sorride dolcemente. Deglutisco e faccio un respiro profondo. Devo riuscire a chiederglielo.

"Vuoi essere la mia ragazza? Vuoi essere la mia metà e...amarmi?", sussurro l'ultima parola sentendo molto caldo. È la prima volta che riesco a dire quel verbo. Dovrò farci l'abitudine e imparare anche a dire ti amo.

"Si, voglio essere la tua ragazza. E saprò amarti come meriti e sono sicura che tu mi amerai immensamente.", ci guardiamo negli occhi e vedo tanta sincerità.

"Io non sono in grado di fare nulla.Sicuramente ti deluderò.", sospiro abbassando lo sguardo.
Ariane me lo rialza e mi bacia sulle labbra, per poi scendere sul collo.

"Devi smetterla di dire queste cose. Tu mi stai dando tanto e non te ne rendi nemmeno conto!", la sua voce si fa seria. "Sei in grado di amare tanto quanto ogni ragazzo su questa terra. Anzi, puoi benissimo anche amarmi di più! Ma devi volere questo! Perché sennò non andremo da nessuna parte. E non voglio perderti. Sappilo.", viene a sedersi sulle mie gambe e mi accarezza i capelli.

"Hai ragione, come sempre ormai. Voglio amarti e riuscirò a farlo. E sappi che non mi perderai mai, come io non perderò mai te. Che ne diresti se adesso uscissimo?", le sorrido divertito.

"Ad una condizione. Devi prestarmi una tua felpa. Sennò non esco.", dice mordendosi il labbro.

Alla fine usciamo di casa. Indossa la mia felpa preferita. Le sta un po' larga, ma il mio cuore è felicissimo di sapere che indossa qualcosa di mio. Camminiamo tenendoci per mano.
Ariane inizia a parlarmi che ha visto al centro commerciale un vestito stupendo, ma che sua madre non glielo vuole comprare perché dice che è troppo scollato.
Adoro sentirla parlare. Ha un modo tutto suo di raccontare e gesticola molto. L'ascolto in silenzio e ogni tanto sorrido o rido.
"Un giorno andiamo al centro commerciale e ti mostro il vestito! Magari con un parere maschile potrò capire se è davvero troppo scollato! A mio parere mia madre esagera troppo!", mi prende a braccetto e appoggia la testa sulla fine della mia spalla.

"Cosa vogliamo fare adesso?", chiedo guardandola negli occhi.


Lasciatemi una stellina se vi va, mi farebbe molto piacere. :)

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