<< La famiglia. >>

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Sto finendo di preparare il borsone per andare in montagna. Mi sento emozionato per questa vacanza che farò insieme ad Ariane. Sua mamma ha accettato e non potrei essere più felice.

Fischietto per tutta la casa cercando le ultime cose da mettere in borsa, quando sento il campanello suonare. Mi chiedo chi possa essere a quest'ora.

Ariane non è può essere e nemmeno qualche mio amico. Scendo le scale velocemente e apro la porta bloccandomi di colpo.

Trovo mia madre, Austin e Jason che mi fissano negli occhi. Mamma scoppia a piangere e viene ad abbracciarmi forte. Poso le mani sulla sua schiena e guardo i miei fratelli per la prima volta dopo tre anni. Li faccio entrare nella loro vecchia casa.

Mamma prende un fazzoletto dalla borsa e mi accarezza la guancia. Dio com'è cambiata.

Appena mi ha abbracciato, mi sono sentito di nuovo bambino.

Jason va in cucina e prende un bicchiere d'acqua per lei. Non è cambiato molto. Forse ha lo sguardo più duro ancora, ma quello che è cambiato è Austin. Mi sembra di guardarmi allo specchio e vedere quel Justin che quando ero piccolo ho sempre cercato di essere.

"Siamo venuti appena Ariane ci ha avvertiti che eri in ospedale. Che cara ragazza.", dice mamma sedendosi sul divano con me accanto. "Tre anni che non ti vedo e sei sempre il mio dolce bambino.", dice facendomi arrossire visibilmente. Dopo Ariane, lei è l'unica donna in grado di farmi arrossire.

"Sono contento di vederti mamma. Mi sei mancata...molto.", balbetto girando fra le mani la birra.

Non saprei che dire. Non mi aspettavo di certo una loro visita. Forse in fondo volevo rivederli, soprattutto mia madre che ogni notte sta nei miei sogni più intimi.

"Ho deciso di trasferirmi qui a Los Angeles. Non voglio più starti lontana e so che hai bisogno di me.", ammette sistemandomi i capelli, come quando ero piccolo.

Avevo sempre odiato quando me li toccava, quindi mettevo il broncio e dopo che lei me li pettinava, io scuotevo la testa più forte che potevo e li scompigliavo.

Ma adesso, la sua mano fra i capelli, è come una dolce carezza che per troppo tempo non ho ricevuto. Chiudo per un attimo gli occhi e mi lascio andare fra le sue braccia.

Nel suo sorriso vedo Ariane e sorrido a mia volta. Le due uniche donne che amo e che voglio nella mia vita.

"Vuoi tornare a vivere in questa casa? Alla fine appartiene sempre a te.", mi lascio sfuggire queste parole senza prima averci pensato. Forse sto correndo troppo.

"Apprezzo il tuo invito, ma questa casa è troppo piena di ricordi. Se devo tornare a vivere a Los Angeles, è meglio che sia in una casa nuova. Comunque grazie di avermelo chiesto, lo apprezzo davvero.", sussurra bevendo un sorso d'acqua.

"Sono davvero felice che tu abbia trovato una ragazza come Ariane. Ogni giorno stava con te mentre eri incosciente. Ti raccontava tutto quanto e ti sistemava al meglio. Non voleva assolutamente che qualcuno ti vedesse trasandato.", mormora tirandomi una guancia.

Questa cosa non la sapevo. Sorrido come un bambino e mi sento onorato di avere al mio fianco una ragazza unica come lei.

"Si, sono davvero fortunato ad averla con me. Mi ama immensamente ed io...amo infinitamente lei.", per la prima volta sono riuscito a dire che l'amo. Quando ero piccolo mia madre si era accorta che facevo fatica a rapportarmi con le ragazze. Loro mi dicevano subito «Ti amo tantissimo Justin», mentre io rispondevo «Grazie». Questa mia risposta di solito portava che loro mi lasciavano ed io non capivo il motivo. Mamma dopo mi spiegò che dovevo anche io ricambiare il loro amore o nessuna sarebbe voluta stare con me.

Eppure nessuna ragazza mi piaceva così tanto da arrivare a ricambiare il loro amore. Ero strano.

Quando ho iniziato le superiori non pensavo minimamente alle ragazze. Ero arrivato a pensare di essere asessuato perché proprio nessuna ragazza mi attraeva.

Ryan un giorno scherzando mi chiese «Sei per caso gay?», ci ridemmo su ma io in realtà ci pensai per giorni e giorni.

No, non ero affatto omosessuale.

Evidentemente le ragazze non erano la mia priorità in quel momento. Adoravo stare ore ed ore a riflettere e alle volte uscivo con gli amici.

Amavo stare da solo e mi sentivo diverso per questo motivo.

Vedevo i miei amici pieni di ragazze e sentivo come una nota d'invidia. Eppure un giorno provai ad avvicinarne una: non andò a finire bene. Mi accorsi subito che voleva solamente una cosa, quindi mi allontanai e promisi a me stesso che mai più mi sarei avvicinato ad una ragazza.

Ariane è la ragazza che ho sognato per molto tempo e vederla davanti a me, fu un momento magico. Com'era possibile che la ragazza che avevo solo visto in sogno adesso si trovava nella mia stessa scuola?

Lei mi aveva dato la forza di rischiare, di poterci provare. Dovevo essere responsabile delle mie azioni e di ciò che tutto questo avrebbe portato. Volevo che s'innamorasse di me, e così è stato.

Alle volte mi domando cosa l'abbia tanto colpita di me. A prima impatto dimostro di essere un ragazzo cupo e che non vuole farsi avvicinare da nessuno.

"Non devi mai sottovalutarti Justin.", la voce di mia madre mi riporta alla realtà. La guardo non capendo le sue parole. "Conosco il tuo sguardo. Ti sei messo a pensare al passato. Ciò che è successo ormai è andato e non possiamo fare niente per rimediare. Devi concentrarti sul presente e ricordarti che hai una fantastica ragazza che ti ama."

Le sue parole mi colpiscono a fondo. Io e Ariane siamo una coppia. Il destino ha voluto che ci mettessimo insieme. Abbiamo passato tante cose insieme e non posso permettermi di perderla.

Ariane mi dà una speranza di vita, mi fa capire che posso essere un ragazzo migliore di quello che sono.

Vado in cucina per prendermi un bicchiere d'acqua. Mi giro e trovo Jason che mi guarda con le braccia incrociate. Sapevo che prima o poi avrei avuto un confronto con lui. Mi appoggio al mobile dietro di me e cerco di rimanere tranquillo.

"Spiegami questa storia di Stefan.", dice chiudendo la porta alle sue spalle. Ruoto gli occhi e mi scappa una risata. "Non ci trovo nulla da ridere. Sei in pericolo e merito una spiegazione!"

"Meriti? Cosa pensi di meritare?", sussurro con voce gelida. "Stefan è un mio problema. Non tuo. Non puoi piombare in casa mia e decidere come facevi una volta. Non sono più un bambino e se permetti, posso cavarmela benissimo da solo."

"Tu stai mancando ai tuoi doveri di capo della banda. Ti stai addolcendo per colpa di...di quella!", mi ribolle il sangue e il pugno mi parte senza nemmeno pensarci.

Jason cade all'indietro e io sento come se questo fosse un conto chiuso finalmente. Ho sempre avuto rispetto per mio fratello, ma non può permettersi di entrare qui e parlare male di Ariane. Sono tre anni che non lo vedo e sente ancora di essere lui il capofamiglia.

"La nostra famiglia è morta e sepolta da tre anni oramai. Torni qui dopo tutto questo tempo e ancora sei il solito stronzo di sempre. La mia vita non ti appartiene più, quindi se non hai altro da dirmi se pregato di andartene.", esco dalla cucina provando una serie di emozioni che mi stanno scombussolando. Ho bisogno di vedere Ariane. Di abbracciarla e dimenticare per sempre tutta questa situazione.

Saluto mia mamma, promettendole che ci saremmo rivisti a breve.

Con Austin ci diamo un semplice abbraccio, ma sento un distacco enorme fra noi due.

Siamo fratelli gemelli, ma in questo momento mi rendo conto che siamo solamente due estranei.

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