<< Vendetta. >>

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Quattro ore di intervento e ancora non ci dicono niente. Ho avuto lo spiacevole onore di dover chiamare sua madre e i suoi fratelli che sono già in viaggio per venire qui.
Mia madre e suo padre sono seduti accanto a me. Ryan, Chaz e tutti gli altri vanno e vengono ogni mezz'ora, sperando di sapere qualcosa.
Quattro interminabili ore che guardo fisso davanti a me. So a memoria ogni singolo cartello di questa sala d'attesa maledetta.
Ogni volta che chiudo gli occhi, comincio a ricordare il sorriso di Justin che svanisce appena vede Stefan con quella pistola. Sussulto appena la mia mente riproduce quegli spari.
Mamma mette un braccio attorno alle mie spalle e io lascio cadere la testa sulla sua spalla.
Sono esausta. Vorrei tanto addormentarmi e svegliarmi scoprendo che è stato tutto un incubo.

Le porte si aprono e vedo uscire un uomo che si avvicina a noi. Mi alzo e mi piazzo davanti a lui.
Non saprei decifrare il suo sguardo. Ho paura che dica quelle parole che rovinerebbero per sempre la mia vita.

"L'intervento è stato lungo, ma siamo riusciti a rimuovere la pallottola. Il problema è che adesso è in uno stato di coma. Siamo positivi però, pensiamo che sicuramente si risveglierà nel giro di poco. Ha perso molto sangue. Adesso dobbiamo solo aspettare che apra gli occhi.", scoppio a piangere e l'unica cosa che mi viene da fare e abbracciare l'uomo che ha salvato il mio fidanzato.

"Grazie. Grazie. Mi dica che posso anche solo vederlo per cinque secondi. Ho bisogno.", mormoro senza voce ormai. Annuisce e dopo avermi fatto indossare un camice, mi conduce in una stanza.
Vederlo steso su questo letto, mi sembra ancora più vulnerabile. Attorno a lui ci sono molti monitor e osservo il suo cuore battere ad un ritmo normale.
Prendo piano la sua mano e gliela bacio. Devo cercare di essere forte per tutti e due.
Justin non vorrebbe vedermi piangere. In questo momento è lui quello che ha bisogno di aiuto.

"Voglio rivedere i tuoi occhi. Voglio sentir dire dalla tua bocca che stai bene. I medici possono dirmi tutto ciò che vogliono, ma hai tu l'ultima parola.", faccio una pausa ricacciando indietro le lacrime.
"Dopo quello che è successo non possiamo più far finta di niente. Stefan deve essere fermato a tutti i costi. Adesso tu dovrai riposare e vedrò io cosa fare. Troverò la maniera di fargliela pagare. Sta scherzando con il fuoco e a lungo andare finirà con il bruciarsi. Mi vendicherò per ciò che ti ha fatto. Se tu fossi sveglio mi fermeresti e mi diresti che toccherebbe a te trovare una dolce vendetta. Ma non puoi e sono fermamente convinta di ciò che dico. Sei il mio ragazzo e come tu difendi me, io difendo te.", mi avvicino e lo bacio piano sulle labbra. Sono tiepide, ma sempre morbide.

Esco dalla stanza, sentendo come una nuova emozione nascere in me: vendetta.
Stefan ha commesso un grave errore facendo del male a Justin.
Non gli permetterò di passarla liscia. Dovrò escogitare un piano, ma non da sola.
Scendo le scale e mi blocco appena vedo arrivare una donna accompagnata da due ragazzi.
Quello alla sua sinistra, il più grande, ha dei lineamenti ben marcati e mi sembra di vedere Justin fra dieci anni. La sua bellezza mi lascia senza fiato. Tiene un braccio attorno alla spalla della donna che riconosco come la madre di Justin. Gli occhi rossi e gonfi segnati dalle lacrime consumate sono bassi e guardano il pavimento.
La mia attenzione però ricade sul ragazzo alla sua destra. È la copia perfetta di Justin.
Più si avvicina però, meglio colgo le differenze fra i due. Austin, mi sembra di ricordare che si chiama così, ha i lineamenti più dolci e dà l'idea di un ragazzo che sorride sempre.
Veste come tutti i ragazzi che si vedono in giro. Non tiene addosso una maschera per nascondere il vero se stesso. Se fosse stato lui al posto di Justin, non mi avrebbe attratto così tanto.

"Tu devi essere Ariane.", Jason punta gli occhi su di me. È parecchio alto e mi sento una nullità in confronto a lui. Deglutisco e riesco, non so come, ad annuire. Sento tutti i loro sguardi addosso a me, e in questo momento vorrei tanto scomparire.

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