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Canzone del capitolo:
Get Down-James Arthur

"Benvenuta a casa!" Victoria mi sorrise e s'incamminò verso la porta d'entrata.

Salite le scale inserì le chiavi nella serratura facendola scattare, spalancò il portone facendomi così perdere nell'enorme entrata.

Il pavimento in mattonelle bianche doveva essere spazzato, diverse cassette della posta erano etichettate con diversi cognomi alcuni sbiaditi e altri quasi illeggibili.

Iniziammo a salire la lunga pila di scale e ,arrivati al terzo piano, ci fermammo davanti a una grande porta in legno.

Cercai di leggere i nomi vicino al citofono ma proprio come quelli delle cassette erano troppo consumati per riuscire a leggerli, però dalle diverse righe potevo capire che eravamo in tanti.

"Ok, scusami in anticipo per il casino ma sai io sono l'unica ragazza, anzi ero" si corresse sorridendomi.

"Non ti preoccupare" ancora una volta inserì delle chiavi nel chiavistello aprendo la porta scura ed emozionata iniziai a studiare la mia nuova "casa".

Appena entrata una grande stanza divisa in salone e cucina ti dava il benvenuto, le pareti erano tutte bianche tranne la parete vicino al lavandino e ai fornelli che era tappezzata da mattonelle a forma di rombo avano e beige, intonavano perfettamente ai mobiletti in legno scuro e al tavolo.

Il salone era formato da due grandi divani di pelle marrone e una poltrona dello stesso colore, al centro c'era un piccolo tavolino in vetro ricoperto da giornali e bustine di brioche, al muro oltre all'enorme televisore c'erano affisse mensole di legno contornate da diverse foto.

Prima che potessi vedere i loro soggetti Victoria mi portò in un lungo corridoio.

"Questa è la tua stanza!" aprì la porta mostrandomi una stanzetta bianca con un letto, un armadio color panna, una scrivania e un comodino dello stesso colore con su un abat-jour.

"Quella difronte è la mia stanza, infondo c'è il bagno e le altre stanze sono le camere dei ragazzi"

"Oh sì, grazie" di certo le avrei chiesto più tardi di questi ragazzi.

"Fa come se fossi a casa tua anzi, ora, è casa tua" disse sorridendomi per un'ultima volta e chiudendo la porta alle sue spalle.

Posai lo zaino sulla sedia girevole accanto alla scrivania e aprii le tende bianche per far entrare un po' di luce, inspirai il soffio di vento che entrò in camera appena aprii la finestra e sperai che la puzza di chiuso se ne fosse andata presto.

Mi tolsi il giubbotto di pelle e lo riposi nell'armadio, avrei dovuto sistemare i miei vestiti e altro ma non ne avevo per niente voglia.

Uscii dalla camera e percorsi il corridoio tornando in cucina dove Victoria si trovava vicino l'isola in mattoncini dello stesso colore delle mattonelle, che divideva in due la stanza.

Un profumino invitante m'invase il senso olfattivo facendomi venire fame.

"Hai preferenze nel cibo?"

"Non troppe" risi facendole fare lo stesso.

"Allora Angie mi ha raccontato alcune cose su di te"

"Spero belle"

"Certo, ma parlami un po' di te" disse poggiandosi all'isola.

"Sono nata e cresciuta in una città in provincia di Caserta, ho vent'anni anni e come forse ti avrà detto mamma sono una persona molto alla mano"

"Sì, me l'ha detto" sorrise voltandosi qualche volta verso la pentola.

Come To MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora