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Canzone del capitolo:
Up&Up- Coldplay

Mi stropicciai gli occhi dicendo qualcosa d'incomprensibile e aprendoli sospirai non appena notai il sole già alto in cielo, mi alzai con la velocità di un bisonte sovrappeso e uscii dalla stanza.

In cucina regnava un silenzio tombale e, per sentir compagnia, accesi la tv, non avevo voglia di fare nulla e le forze per alzarmi e fare una doccia erano andate a lavorare con i ragazzi.

Cominciai a girare i canali quando il mio cellulare iniziò a squillare.

Lo lasciai squillare continuando a girare finché non mi arresi e lasciai a uno dei cartoni animati mattutini.

Sailor Moon non era di certo confortante quella mattina ma almeno insieme alla sua gatta parlante mi teneva compagnia, il telefono iniziò a squillare di nuovo ma non fece altro che farmi stendere sul divano e sospirare.

Sentii la serratura scattare e quando mi voltai trovai la chioma corvina e gli occhi vetrati di Cameron, mi salutò con un cenno di testa ma non ricambiai voltandomi verso la tv.

Ce la potevo fare, dovevo solo mettergli il muso e non rivolgergli la parola.

Ripetere quella frase nella testa aiutò la mia forza di volontà.

"Dove sono gli altri?"

A quel paese, dove vorrei mandarti io.

Non risposi ma pensai almeno migliaia di modi in cui avrei potuto rispondergli male.

"Su andiamo Sailor Moon, rispondi" disse con voce roca, girai il cartone così che non avrebbe più potuto prendermi in giro.

"Ora inizi di nuovo a fare la bambina non parlandomi? Sei così ridicola"

Mi alzai di scatto e buttai il telecomando sul tavolino in vetro, come sospettavo il suo viso era teso e i lineamenti dolci erano contornati dall'enorme cipiglio che ostinava ad avere ogni momento mentre i suoi occhi si bloccarono su di me.

Mi avvicinai tanto da sentir il forte profumo stordirmi ma ormai non potevo farmi vedere intimorita arretrando così rimasi a quella distanza e gli puntai l'indice contro.

"Senti uomo di mondo, tu non puoi rivolgerti a me come se fossi una tua sottostante, ok? Posso fare ciò che voglio e se a te non sta bene non m'interessa, potrai urlarmi contro, convincere gli altri, rinchiudermi in questa maledettissima casa ma se anche volessi venire in quell'orribile posto troverei tutti i modi per farlo e niente me lo impedirebbe, nemmeno tu!Non sono un tuo parente nè qualcuno al di sotto di te quindi smetti di trattarmi come se tu possa comandarmi o altro!"urlai tutto d'un fiato con la rabbia che continuava a ribollirmi dentro.

Non credevo che in tutta la mia vita avessi mai usato un tono di voce così alto o usato così tante parole in una frase ma almeno si era capito che ero arrabbiata, sussultai quando mi prese la mano con forza e mi guardò con furia negli occhi.

"Tu piccola ragazzina insignificante, devi capire che io sono fatto così! Se io dico che non andrai in quel dannato locale per vedere come ci spacchiamo le ossa a vicenda tu, te lo dirò come cazzo voglio, sono burbero? Me ne sbatto!
Se vuoi continuare a fare la crocerossina del cazzo con me devi accettarmi così, che ti piaccia o meno.
Non m'interessa nulla di quello che provi o senti, tu non sei nessuno!" urlò minacciosamente con tono alto e rauco facendomi rabbrividire.

Ragazzina insignificante: prima botta.

Non m'interessa nulla di quello che provi o senti: colpita ancora.

Tu non sei nessuno: colpita e affondata.

Mi allontanai da lui stringendo la mascella per non far tremare le labbra e scoppiare in lacrime, scostai la mano dalla sua presa e arretrai mentre ancora arrabbiato respirava pesantemente per la sfuriata, lasciai che i piedi tornassero sul divano per poi sedermi e iniziare a respirare profondamente.

Se fossi andata in camera gli avrei dato trappa soddisfazione e non avrei tantomeno dovuto piangere, chiusi gli occhi e cominciai la respirazione imparata alle lezioni di yoga per calmarmi, non aveva affatto il diritto di parlarmi in quel tono ma soprattutto in quel modo.

Sbatté i piedi con forza per poi chiudersi in camera quasi rompendo la porta per l'inaudita forza usata, il rumore di qualcosa cadere e infrangersi riempì la casa mentre qualcos'altro veniva buttato contro le pareti.

Sperai si fosse mozzato un dito o fatto male con il cosiddetto oggetto che si era infranto, il telefono squillò per la milionesima volta ma non era una mia priorità in quel momento.

Decisi di andare in camera per non incrociarlo nuovamente quando sarebbe uscito così, percorsi velocemente il corridoio.

Mentre ero quasi vicino la sua stanza la porta si spalancò e lui uscì, furono dei secondi, ma neppure, che i nostri sguardi s'incontrarono.

I capelli gli andavano da tutte le parti, una tentazione per la mia fissazione, gli occhi smeraldo erano contornati da enormi borse mentre il volto imbronciato era talmente teso che credevo la macella si sarebbe spezzata da un momento all'altro.

Con l'enorme mano strinse la maniglia al punto da far diventare di un bianco pallido le nocche e ,prima che potessi vedere all'interno della stanza, chiuse con forza la porta facendo tramare leggermente il vetro della finestra al mio fianco.

Solo quando fu alla fine del corridoio mentre mi dava le spalle notai il borsone su di esse, abbassai lo sguardo e chiusi gli occhi per lo spavento quando chiuse di nuovo ,con forza, la porta d'entrata.

Sospirai e andai in camera prendendo dei vestiti puliti, ormai mi trovavo già lì.

Presi un jeans, la maglia e l'intimo andando in bagno con la velocità di una tartaruga chiudendomi poi dentro.

Sentii il cellulare squillare in cucina e mi chiesi chi era che rompeva di mattina insistendo con migliaia di chiamate.

Quando finii la doccia e di cambiarmi e uscii dal bagno e la suoneria del mio cellulare fece capolino alle mie orecchie, così, stanca risposi non guardando nemmeno il mittente.

"Pronto, chi è?"

"Joi sono Manuel, devo darti una notizia terribile"

"Hey, dimmi cos'è successo? È la settantesima volta che mi chiami.." sbraitai impaziente ma venni bloccata dalla sua voce.

"Christian è qui a Londra" rimasi a bocca aperta e spalancai gli occhi con il respiro ormai bloccato, mi cadde il telefono dalle mani e la voce alta e metallica di Manuel fu rimpiazzata dal fischio irritante che ormai riempiva la mia testa.

Christian era tornato.

Come To MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora