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Canzone del capitolo:
Can't Help Falling In Love With You- Twenty One Pilots

"È proprio incazzato nero" continuai a guardare Cameron che riempiva di botte l'avversario senza sosta, i suoi occhi erano pieni di furia mentre scagliava ogni singolo colpo con precisa e inumana forza.

I tatuaggi in bianco e nero sembravano muoversi quando i suoi muscoli guizzavano a ogni colpo, la collana dondolava senza sosta ma il ticchettio che amavo era sopraffatto dalle urla degli uomini che strepitavano intorno al ring.

"Lo so" risposi ad Aaron preparandomi mentalmente per la sfuriata che mi avrebbe fatto quando saremo tornati a casa.

Quando il ragazzo fu inerme per terra dovettero tirarlo via dal suo corpo per farlo smettere di colpirlo nonostante avesse perso i sensi da parecchio, alzarono la sua mano destra dichiarandolo vincitore e facendo esultare la folla.

Aaron andò a prendere la vincita e ,per non farmi incontrare col mio aggressore, mi lasciò nello stanzino da sola con lui.

"Cosa è successo stavolta?" gli chiesi incrociando le braccia.

"Me lo chiedi pure?" sbottò aprendo la cerniera del borsone e cacciando un pacchetto di sigarette.

"Cosa ho fatto ora?" mi lasciai cadere le braccia sui fianchi alzando gli occhi al cielo.

"Tira a indovinare, tesoro" il modo in cui sottolineò quella parola mi fece capire tutto, lui aveva letto i messaggi.

"Tu hai guardato il mio cellulare?!" usai un tono di voce parecchio alto difatti s'infuriò ancor di più.

"Ho dovuto tu.."

"Cameron, dannazione, non erano affari tuoi! Hai invaso la mia privacy" spazientita mi avvicinai e nello stesso tempo entrò Aaron.

"S- scusate"

"Continuiamo a casa" disse a due centimetri dal mio volto sbuffando.

Aaron poggiò una mano sulla mia spalla e ,quando Cameron se ne andò sbattendo la porta, sospirai buttando fuori tutta l'aria che avevo trattenuto.

"Tutto bene?" chiese preoccupato.

"Si"andammo in auto e guardandomi mise in moto.

"Possiamo fare un giro? Non ho tanta voglia di tornare a casa" dissi massaggiandomi le tempie non ancora pronta per la ramanzina.

"Certo" girò l'angolo cambiando rotta, non riuscivo ancora ad affrontare la furia omicida di Cameron.

Facemmo il giro di tutta Londra e dire che era magnifica alle luci della notte era un eufemismo, era indescrivibile.

"Tu sei nato qui?" chiesi voltandomi guardando il profilo ben definito del suo mento.

"Sì, ma poiché volevo essere indipendente decisi di trovare una casa per andare via dal controllo dei miei e mi ritrovai in quel condominio"

"Come hai reagito quando hai capito che dovevi convivere con tutti gli altri?"

"In verità all'inizio eravamo solo io a Nate, non stavo male, mi divertivo con lui, eravamo dei vecchi amici rincontrati dopo tanti anni. Poi arrivò Victoria e dopo un po' si aggiunse Cameron"

"Cameron è stato l'ultimo?"

"Esatto" rispose annuendo, chissà perché si era trasferito lì.

Chiusi il discorso lì non volendo essere troppo impicciona, quando la vista dell'edificio in mattoni fu davanti alla mia visuale cominciò a salirmi l'ansia, di certo non potevo far continuare Aaron a girare per tutta Londra.

Come To MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora