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Canzone del capitolo:  
Everglow- Coldplay

Nel tragitto per tornare alla vecchia casa ci fu il completo silenzio, ogni tanto davo delle occhiate a Cameron che osservava la strada con sguardo vuoto.

Io mi ero fermata ad un telefono pubblico denunciando l'accaduto, quell'ospedale di merda doveva bruciare insieme a Christian.

Avevo sempre evitato di denunciarlo oltre al fatto perché aveva dei contatti con la polizia ma perché avevo paura facesse del male a qualcuno e fu tutto invano.

Arrivammo e scese lentamente dalla macchina, sembrava aver perso le forze così rimasi al suo fianco fino alla porta.

Quando l'aprì si sedette sul materasso poggiando la testa tra le mani, io ero ancora scossa e potevo solo immaginare come si sentisse in quel momento, sembrava essere morto in parte anche lui.

"Cameron" scosse la testa senza rialzare lo sguardo e quando posai una mano sulla sua spalla, sospirò.

"È morta, se n'è andata via anche lei" disse alzando il volto unendo entrambe le mani, poggiandole sulla bocca e stringendo gli occhi ora assenti e spenti.

"Lei è morta!" urlò alzandosi di colpo.

Si tirò i capelli trattenendosi dall'urlare ancora, cominciò a calciare ogni cosa che ostacolava il suo cammino e quando la sedia si trovò davanti a sé la prese tirandola contro il muro con tanta forza da distruggerla.

"Lui l'ha uccisa! Lei non c'è più, la mia piccola Rose!" urlò con tanto astio e rimorso da farmi spaventare, arretrai di qualche passo quando puntò gli occhi sulle valigie al mio fianco.

"Ho perso anche lei" prese una di esse aprendola e scaraventando all'aria i vestiti della sorella, cominciai a vedere il suo viso essere rigato dalle lacrime e trattenni i singhiozzi che si ostinavano a voler uscire fuori.

Prese i suoi profumi buttandoli contro il muro e facendoli infrangere in mille pezzi, i vestiti, le scarpe, la spazzola, creme, ogni cosa che trovava veniva lanciata violentemente contro le pareti accompagnate da i suoi urli e da continue lacrime che gli uscivano dagli occhi.

Quando ormai la prima valigia fu vuota si avvicinò alla parete cominciando a colpirla, i capelli scuri si muovevano ad ogni colpo ricadendo sul volto e tornando all'indietro ma sembrava non importargli.

I lineamenti tesi e rigidi del suo volto contrastavano con le lacrime che scendevano lungo le guance, gli occhi chiari e spenti erano fissi sul bianco della parete mentre irrigidiva i muscoli per tirare altri forti pugni alla sua nuova fonte di sfogo.

Trovai il coraggio e gli corsi incontro stringendogli la vita da dietro, seppellii il volto nella sua schiena piangendo a mia volta facendolo così smettere di colpire il muro.

"Mi dispiace, è colpa mia" dissi in lacrime.

"Non è colpa tua, l'hai anche accontentato abbastanza" rispose chinando il volto.

"Se non fossi entrata nelle vostre vite..."

"Joi... conoscevo già Christian, ma non ho mai potuto far nulla" rispose facendomi alzare lo sguardo di scatto.

"Un giorno ti racconterò tutto..." disse ancora stringendo gli occhi come se fosse impotente.

"Mi dispiace così tanto Cameron ma non dovresti comportarti così, ricorda ciò che ti ha detto" posò una mano sulle mie incrociate intorno a lui e accarezzai la linea della sua spina dorsale col naso.

"Le hai promesso di essere felice" sentii il suo corpo vibrare, stava singhiozzando e non mi riuscii a trattenere dal fare lo stesso.

Eravamo distrutti, in quel vecchio appartamento che cadeva a pezzi e noi, man mano, stavamo facendo la sua stessa fine.

Come To MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora