Canzone del capitolo:
Birds- ColdplayQuando fu sera ci fermammo ad una stazione di servizio era abbastanza brutta, immaginavo fosse stata come quella nei libri che in ogni luogo ti fermi sia enorme, piena i dolciumi e con un bel ragazzo che ti sorride dietro la cassa ma invece mi trovavo in una catapecchia che puzzava di ascelle, aveva a malapena un panino e c'era un vecchio sulla cinquantina che tra poco le mosche avrebbero iniziato a girargli intorno.
"Cameron, sei sicuro che sia commestibile?" chiesi guardandolo mentre prendeva due striminziti sandwich.
"O questo e rimaniamo a digiuno"
"Ok, ho capito" alzai le mani arrendendomi mentre attraversava gli scaffali e poggiava le bibite col cibo sulla cassa.
L'uomo ghignò per poi ringraziare Cameron quando pagò tutto, i suoi denti erano marci e scuri, ne era rimasto qualcuno mentre c'erano altri spazi vuoti irregolari.
Uscimmo dalla struttura trovando Rose fuori la macchina mentre ci guardava.
"Stavo per venirvi a cercare" sbuffò.
"È difficile trovare qualcosa di mangiabile in posti come quello" si lamentò Cameron.
"Mangiate" continuò porgendoci la nostra cena.
Presi il sandwich rigirandolo per controllare se fosse tutto ok e sembrava fosse così, se avessi potuto l'avrei buttato e avrei preso qualcos'altro ma non avevo altre scelte.
Cominciammo a mangiare tutti e osservai Rose raggomitolare la carta per poterla buttare, si avvicinò a un cestino e la buttò finché a metà strada non si bloccò accasciandosi e urlando.
"Rose!" Cameron fece cadere a terra il piccolo restante del suo sandwich avventandosi verso la sorella che gridava di puro dolore, mi avvicinai anch'io buttando la mia cena piegandomi per essere alla sua altezza.
"Cam, la gamba" pianse lei stringendo i pugni per il dolore.
"Credo si sia rotta" constatò lui guardandola e riportando poi lo sguardo sulla sorella.
"Ora ti prendo in braccio, ok?" lei annuì mentre lui la alzò prendendola tra le braccia e avviandosi verso l'auto, gli aprii la portiera posteriore e la fece stendere sui sedili.
Conoscevo la osteoporosi, sapevo che era dolorosa ma non credevo fino a questo punto.
Cameron mise in moto rincominciando la strada verso il Tate Hospital, mi voltai spostando l'attenzione dal paesaggio notturno al cellulare che m'informava che era mezzanotte passata.
Lessi il messaggio di Christian che mi avvertì di essersi arrabbiato, di male in peggio.
Girandomi trovai Rose dormire con ancora le guance rigate dalle lacrime, sentii una fitta al petto ricordando le sue urla di dolore e il volto sofferente.
"Le ho dato degli antidolorifici, se non lo avessi fatto non avrebbe dormito per il dolore" guardai Cameron osservare la strada dinanzi a sé, stringeva così forte il volante che le nocche diventarono bianche come il latte.
"Oh capisco, da quanto tempo lei.."
"Da quand'era bambina, a quei tempi però potevamo correre e saltare, doveva solo riprendersi dopo un po'.
Uscivamo tre volte a settimana proprio per rispettare i suoi limiti.
Con gli anni però è peggiorata, non poteva più correre né camminare fino al parco e in poco tempo anche salire le scale diventò problematico" mi portai le mani alla bocca ascoltando quelle parole, pensare che una bambina poteva uscire seguendo un programma preciso mi faceva stringere il cuore, per non parlare di quanto dolore avrà passato in tutti quegli anni."Ora sta davvero arrivando al limite, non riesce nemmeno a fare due passi che le si rompono le gambe" rise amaramente e chiuse gli occhi per dei secondi tentando di calmarsi, poggiai una mano sulla sua spalla e lo guardai.
"Hey, non preoccuparti andrà tutto bene. Tutto questo si risolverà e potrai di nuovo correre con tua sorella, uscire con lei a fare lunghe passeggiate finché non è sera"
"Vorrei poterla portare al campo di parnassie" sussurrò flebilmente che quasi non lo sentii.
"Non ha mai visto quel posto?"
"No, le avevo promesso che se avesse lottato e vinto questa malattia l'avrei portata al mio posto preferito.
Vorrei poterla vedere correre tra quei fiori puri tanto quanto lei""Quando torneremo da questo lungo viaggio andremo tutti lì, correremo insieme tra i fiori e quando non ce la faremo più ci butteremo tra di essi respirando l'aria pulita e godendoci ogni momento" Cameron sospirò annuendo per convincersi e guardandomi, si fermò nel parcheggio di un piccolo negozietto per poi spegnere il motore.
"Per ora dobbiamo accontentarci di dormire qui in macchina, domani andremo nella mia vecchia casa a Cardiff, sono troppo stanco per continuare a guidare e manca ancora molto per arrivare" disse stropicciandosi gli occhi stanco per le diverse ore al volante.
Ero curiosa di sapere ogni cosa, perché si era trasferito e aveva lasciato Cardiff? Cos'era successo? Quanto tempo fa era stato? Ma l'avrei fatto più tardi, non era il momento poiché era già distrutto da sé.
"Ok" risposi semplicemente.
Si poggiò completamente contro lo schienale togliendosi la benda e lasciando cadere i corvini ricci morbidi a loro piacimento, sospirò e chiuse gli occhi prima di sfregarsi la faccia con le mani.
"Non ce la faccio più" disse sommessamente.
Ammirai il profilo perfetto del ragazzo distrutto al mio fianco, le sopracciglia erano aggrottate, le labbra a cuore mostravano la loro meravigliosa pienezza anche di lato, il naso era ben definito come i lineamenti decisi della sua mascella ora tesa e rigida, proprio come tutti gli altri.
Non sapevo come rincuorarlo così, feci la prima cosa che mi passò per la mente.
Cercai il pacchetto oro dei Twix che brillò alle luci soffuse dei lampioni e gliene porsi uno, mi guardò stranito mentre io studiavo i suoi occhi ora scuri come uno smeraldo.
"Il cioccolato fa stare meglio, soprattutto se è un Twix" dissi rendendomi solo in quel momento di quanto fosse stata stupida quell'idea.
"O almeno succede a me" continuai mordendomi il labbro inferiore.
Rise leggermente facendomi sciogliere il cuore, amavo quando rideva ma quella nota di afflizione e dolore mi distrusse.
"Infondo non sei tanto male quando sei mestruata" gli tirai un pugno mentre continuava a ridacchiare.
"Smettila con questa storia!"
"Grazie" rispose poi prendendo il cioccolato e sorridendomi debolmente.
"Di nulla, ho un altro pacchetto nello.."
"Non per il cioccolato, grazie di tutto, per esserci"
"Di nulla, Cameron" tirò un morso alla stecca di cioccolata guardandomi mentre facevo lo stesso.
"Forse hai ragione, il cioccolato fa stare meglio"
"Te l'ho detto, anni e anni di esperienza" rise di nuovo ma diversamente, divertito e in un modo così dolce da farmi arrossire.
"Sono felice che ti sia qui" disse ancora con un debole accenno di sorriso.
"Anch'io, Cam"
Misi il residuo delle carte nella tasca anteriore dello zaino mentre sentivo ancora i suoi occhi bruciarmi sulla pelle, quando mi voltai assecondai il suo sguardo che attento scrutava ogni centimetro del mio volto.
Poggiò una mano sulla mia guancia inumidendosi le labbra con la lingua e avvicinandosi, mi lasciò un delicato ma lungo bacio sulla guancia per poi fermarsi a pochi centimetri di distanza.
"Buonanotte Joi" disse facendomi socchiudere gli occhi beandomi della sua voce calda e il suo respiro che profumava di cioccolato.
"Buonanotte Cam" risposi mentre lui lasciò il mio volto e si sistemò meglio sul sedile per stare più comodo e poter dormire in quella fantastica auto d'epoca intinta del suo profumo.
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Come To Me
ChickLit-Quand'ero bambina sognavo un futuro perfetto, fidanzata col ragazzo perfetto, vivere in un enorme villa, avere un lavoro prestigioso, condividevo i miei desideri con mia madre che m'insegnò che per avere un futuro simile dovevo fare ogni cosa alla...