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Canzone del capitolo:
I Bet My Life- Imagine Dragons

Aprii gli occhi accecandomi dalla forte luce che proveniva dai finestrini, gli occhi erano stanchi e il collo mi doleva fortemente.

Avevo passato tutta la notte sveglia ammirando il riccio scorbutico che dormiva, aveva un'espressione così in quiete con se stesso, sembrava un bambino, un piccolo angioletto dei ricci neri.

Ero stata sveglia fino ai primi raggi del mattino e mentre studiavo i riflessi dai colori metallici dei suoi capelli con il sole, essendo di un nero intenso, mi ero addormentata ammirandolo e ora avevo tutte le ossa doloranti.

"Buongiorno dormigliona" disse Cameron mentre mi stropicciavo gli occhi, si sistemò gli occhiali da sole marroni sul ponte del naso e mi sorrise debolmente.

"Buongiorno" esultò Rose dai sedili posteriori, Cameron doveva averle dato altri antidolorifici, aveva anche un sacchetto di ghiaccio sulla gamba.

"Giorno" risposi a entrambi sistemandomi meglio sul posto, mi diedi un'occhiata allo specchietto arricciando il naso quando trovai tutti i capelli arruffati e il segno rosso alla tempia per essermi addormentata contro il finestrino.

"Avevo comprato del caffè ma stavi dormendo, ora è freddo ma.."

"Non fa niente, sarà buono lo stesso" sorrisi al suo piccolo gesto e mi porse il grande bicchiere di plastica.

Bevvi i primi sorsi di caffè e sorrisi, anche se era freddo era gradevole.

"Grazie"

"Mi hai offerto un Twix, te lo dovevo" sorrisi mentre Rose si schiariva la voce, lui riportò l'attenzione alla strada e si portò all'indietro i ricci scuri accecandomi quando il suo orologio d'oro rilesse la luce.

"Ok, per prima cosa andremo a casa, tu ti fermerai lì mentre noi andremo in ospedale"

"Perché io devo stare a casa?"

"Potrai venire quando lo dico io" sbuffai sonoramente cominciando a vedere le case diventare più frequenti, eravamo arrivati in città.

"Dove si trova la vostra vecchia casa?"

"Nella zona est, fortuna ho ancora le chiavi"

"Wow, quanti ricordi!" guardai Rose osservare la città vicino al finestrino dove aveva impiantato entrambe le mani contro, aveva il volto di una bambina, sognante, rammentando l'infanzia.

"Già" commentò Cameron sospirando.

Passammo per il centro città dove c'erano tantissime persone, famiglie, coppiette, gruppi di amici che rendevano la zona vivace e serena accompagnando il posto pulito e pieno di qualsiasi struttura potesse esistere.

Murales, mimi, cantati, spettacoli con burattini, anche queste piccole cose rendevano il luogo vivo e stupefacente, mi rendevo conto che ero letteralmente spiaccicata contro il finestrino per poter osservare ogni particolare ma in quel momento non volevo perdermi niente della città natale di Cameron.

Perché erano andati via da un posto così bello?

Entrammo in una zona meno abitata, c'erano meno negozi, meno persone, sembrava meno vivo del centro.

"Eccoci ritornati a casa" annunciò Cameron parcheggiando la macchina.

Aprii lo sportello e scesi ritrovandomi davanti ad un piccolo condominio a tre piani, era completamente grigio e con delle scale di ferro.

Cameron mi porse il mio zaino prendendo poi il suo e la valigia di Rose.

Salimmo le scale di ferro e arrivati al secondo piano feci percorrere la mano lungo il corrimano in ferro finché non si fermò davanti ad una porta, posò a terra la valigia e estrasse un mazzetto di chiavi inserendole nella porta in legno scuro.

Come To MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora