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La donna dai capelli rossi mi calció dietro la schiena, facendomi schiantare con la pancia e la faccia per terra.
A stento ero riuscito a pararmi con le mani e le ginocchia sentivo che si erano sgretolate.
Non mi capacitavo del fatto che fosse riapparsa così all'improvviso, senza far neanche un singolo rumore! Eppure dovevano scricchiolare tantissimo quelle scale di legno che portavano al piano di sopra.
Mi mise un piede sulla testa, premendomela fino a farmi male.
- Perché scappi, schiavetto? Sai che non puoi. - disse cattiva, girando la suola delle sue scarpe come se la mia guancia fosse un mozzicone di sigaretta.
Non riuscivo a parlare: la mia lingua veniva morsa dai denti, facendola sanguinare.
- Heh, povero illuso. - mi lasciò andare il viso, ma mi tirò per i capello per farmi almeno sedere e mi trascinò dall'altra parte del muro.
Rideva inquiete a bassa voce.
- Cosa vuoi farmi, pazza? - le domandai ostile, ringhiando quando mi sbattè con le spalle al muro. Il gusto ferroso del sangue che avevo in bocca mi stava nauseando e sentivo che le gocce stavano colando giù dalle labbra.
- Oh bhe... giocare, no? Heheheeee... levati quel cazzo di ghigno dalla faccia. - mi guardava con lo sguardo spiritato.
Era bipolare, lo si poteva capire dal suo cambio repentino del tono e dalle varie espressioni facciali che faceva. Doveva esserlo, per forza, altrimenti non si spiegava. Era l'unica spiegazione che io mi potessi dare.
- Quale espressione? Quella della persona sana di mente, tu dici? Mi spiace, mi viene naturale. - le risposi impettendomi.
Non so per quale dannatissimo motivo mi sentivo in luogo di risponderle in modo così sprezzante; forse inconsciamente mi volevo godere quegli ultimi momenti di vita con almeno la soddisfazione di non esser stato un verme indifeso.
Un ragionamento stupido, lo so, grazie mille.
Mi sbattè contro il muro con più vigore, con una mano tenendomi per il colletto e con l'altra tirò un pugno fortissimo, facendomi girare il viso di lato.
Volevo almeno proteggermi il viso, ma la donna non mi permetteva di fare neanche un singolo movimento che non fosse controllato da lei.
Rialzai lo sguardo, sputando per terra del sangue che mi stava per finire in gola. Era l'ultimo dei miei problemi morire dissanguato a causa di qualche morso sulla lingua, ma allo stesso tempo ci speravo con tutto me stesso.
Non volevo piegarmi al suo volere.
Non volevo.
E non potevo.
- Proprio non ti piace ascoltare, eh? Sorridi, stronzetto. - mi tirava i capelli così che avessi la testa alta. Prima o poi li avrebbe stracciati via, ne ero sicuro.
- Non sorrido sott'ordine di uno stupido... clown. - marcai con la voce la parola "clown", facendola solo stizzire al massimo.
- Bene... l'hai voluta tu. - sbuffando, cacciò da una delle svariate tasche del suo pantalone un coltello.
La lama era affilata e di metallo freddo... lo sapevo perché me lo poggió su un lato della bocca.
Mi bloccò per la gola e perforó la mia guancia con l'arma.
- GHAAAAAAAA!!! - gridai di puro dolore e terrore.
Mi divincolavo come un matto, cercando di spingerla via con le mani legate o con dei calci, nonostante avessi le caviglie legate.
Ma lei mi stava addosso, con un ginocchio nel mio petto, bloccando le mie mani sotto la sua scarpa.
La psicopatica tranciava la mia carne come un pezzo di bistecca ancora crudo.
Il suo sguardo concentrato su di me... mi perforava l'anima. Più la guardavo, più sentivo i miei polmoni congelarsi per il terrore.
Ero paralizzato dal dolore: ero immobile col sangue che mi scorreva giù per il collo, macchiandomi la maglia gialla che indossavo.
- SORRIDI! BRAAAVO, COSÌ! SORRIDI COME FANNO I PAGLIACCI! - esclamò.
La collera vibrava tra una parola e l'altra, e sentivo le sue unghie quasi conficcarsi nella nuca, pur di tenermi sotto controllo.
Mi lasciò andare, ridendo a crepapelle e in modo malsano.
Rimasi seduto per terra, ansimando e inerme. Il mio corpo chiedeva una pausa da quell'insopportabile agonia.
- Torno subitoooo~ - la donna corse via per poi tornare dopo poco. In mano aveva un barattolino di sale e mezzo limone.
- T-ti prego... lasciami andare... - la implorai, con le lacrime agli occhi e tremando per la stanchezza. Il viso e la lingua mi pulsavano a ogni battito del cuore, in modo sempre più doloroso.
Non avevo neanche la forza di strisciare via al sicuro e di chiudermi a riccio.
La guardavo, impotente davanti a lei, aspettando una sua risposta.
Fece di no con la testa, avvicinandosi a passi lenti verso di me.
Sorrideva, sbarrando gli occhi e ridacchiando.
Si chinó nuovamente su di me, col suo camice blu a coprirle le scarpe e la maglia.
- Apri la bocca, schiavetto. - mi ordinò.
Scossi la testa, lacrimando.
Sentivo che la faccia si stava gonfiando tanto che avrei avuto problemi a parlare.
Avevo tanta paura di lei, di cosa mi stava facendo e di cosa mi avrebbe fatto a breve.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora