Si sedette sul divano accanto a me, guardandomi con la sigaretta quasi finita in bocca e con un lieve sorriso sulle labbra. Un sorriso sincero.
- Sei bravo, lo ammetto... dovresti cantare più spesso. - spense la sigaretta sul cuscino che per fortuna non prese fuoco.
Abbassai lo sguardo, senza guardarla e tenendo l'oggettino fumante tra le dita.
Me lo prese da mano, tirandone una boccata. La trattenne con le guance piene e me la ridiede per poi prendere il mio viso e soffiando dentro di me il fumo, attraverso lo stretto contatto delle nostre labbra. Ero allibito.
Avevo paura che mi volesse far di nuovo del male, e invece... era solo un gioco, per lei.
Si staccò per poi guardare altrove, sospirando nostalgica.
- Spesso lo facevo a Lorenzo... - mormorò come se io lo conoscessi.
La sua instabilità mentale la si poteva vedere anche in questi casi: il Clown, spesso, si comportava strana con me. Era molto confidente e spesso invadeva il mio spazio personale, dandomi dei baci o accarezzandomi i capelli come se fossi il suo fidanzato.
Ho sempre ipotizzato che a volte mi scambiava, appunto, per il suo passato amore.
Cacciai immediatamente il fumo che a momenti mi soffocava e mi pulii le labbra con la manica della felpa.
L'altra scosse la testa, ridacchiando. Ma poi si pietrificó, guardandomi.
- Mhm... dobbiamo andare, ora. La polizia arriverà a momenti per colpa delle tue stupide grida da femminuccia. - mi rimproveró con tono duro e per nulla dolce come un secondo prima, mettendosi in tasca il mozzicone.
- ... perché non lo butti nel cestino? - le domandai, alzandomi anch'io e andando in cucina per buttare la sigaretta, con la donna che mi seguiva.
- Non sono scema: questi due mozziconi sono delle prove che potrebbero usare contro di me per incriminarmi, un giorno. - mi spiegò con seccatura, prendendo anche l'altro dal tavolo e mettendolo in tasca. Prese anche il mio prima che io lo potessi buttare.
- E potrebbero incriminare anche te. - finì di spiegare.
Annuii semplicemente.
Sulla tavola c'erano anche due buste piene di cibo. Le prese in una sola mano.
I vestiti della rossa erano ancora molto bagnati, ma non grondanti d'acqua mentre i miei si erano asciugati.
Mi prese per il polso e mi trascinó nella camera del bambino, dove io dovetti chiudere gli occhi e tapparmi il naso per non vomitare nuovamente.
Mi fece uscire dalla finestra, facendomi però cadere dall'altro lato di pancia. Mi lanciò sulla schiena anche le buste coi viveri, dandomi il colpo di grazia.
Anche lei saltò giù con più agilità, con indosso la maschera, che aveva tolto per fumare, e con in cinta le sue armi sporche di sangue secco.
La pioggia era finita e ora le nubi erano decisamente più bianche e meno minacciose.
Riprese le buste e si mise a camminare verso la moto, stando attenta ai passanti. Mi rimisi in piedi con qualche acciacco per poi mettemi a seguirla.
La seguivo. Come uno stolto, io la seguivo. Perché? Neanch'io riesco ancora a spiegarmelo. Probabilmente aveva influenzato così tanto la mia mente che alla fine mi comportavo per davvero come uno... schiavo.
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Lo Schiavo Del Clown
Mystery / ThrillerMi chiamo Dante e sono sempre stato un amante del giallo: mi interessavo ai casi polizieschi più svariati, facevo ricerche su vari personaggi del crimine e della giustizia e conducevo degli studi per diventare un grande investigatore. Ma tempo fa, v...