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Il Clown, in preda al dolore, cominciò a gridare.
Quanto mi piaceva sentirla gridare in quel modo... così disperata, sofferente...
Finalmente mi stavo vendicando per tutto ciò che mi aveva fatto. Per il male che mi inflisse e per avermi portato via dalla mia famiglia.
Afferrò il mio braccio, tentando di farmi perdere la presa dal coltello.
Iniziò a guaire e a fare piccoli gemiti soffocati a causa dell'ossigeno che andava a mancare nel suo organismo.
- Sta' ferma... ferma! - le ordinavo, visto che muoveva i fianchi e le gambe come un'anguilla, con le lacrime che le rigavano il viso arrossato.
Allentai la presa solo per non ucciderla.
- Clown... mi hai stufato. Non ti sopporto più. Ma non voglio ucciderti, non ora almeno; voglio prima torturarti... farti soffrire... farti pentire di aver fatto tutto quel male... - mormorai ringhiando a denti stretti, guardandola dritta negli occhi celesti e arrossati. Le pupille si erano rimpicciolite così tanto da parer quasi due macchioline nelle sue iridi. Le guance tinte di rosso fremevano e la fronte era bagnata dal sudore e da delle ciocche umide di capelli rossi.
La lasciai andare.
Prese a tossire pesantemente, massaggiandosi il collo con una mano mentre l'altra afferrava la lama sporca per rimuoverla dal suo corpo stremato. Prendeva grandi boccate d'aria, respirandone quanta più poteva.
Mi allontanai di poco da lei, a braccia incrociate e con sguardo truce.
La donna si mise a stento a sedere, portando anche l'altra mano alla ferita e finalmente lanciando via l'arma del delitto, che cadde con un suono metallico per terra.
Non si azzardava a proferir parola.
Abbozzai un sorrisetto beffardo; mi riavvicinai a lei, che già si proteggeva il collo coi palmi delle mani, e le alzai il mento con un solo gesto della mano.
- Sei schifosa. - le dissi e basta, dandole poi uno schiaffo in pieno viso. Uno schiaffo tanto potente che la fece nuovamente cadere sul divano.
Si proteggeva la testa come una bimba che cerca di scacciare dei mostri dalla sua testa.
Afferrandole la faccia con una mano, le feci rivolgere un lato del viso verso di me e le diedi un ultimo pugno, che la fece svenire.
Una persona normale si sarebbe indignata per una simile azione, ma quella donna si meritava appieno di esser trattata come spazzatura, anche se le avrei voluto far di peggio.
Ma ora ero io quello a pezzi per colpa dell'adrenalina che stava scarseggiando nelle mie vene. Mi concessi di prendermi una pausa, appogiando prima solo le spalle al muro e poi sedendomi direttamente a terra, guardando fuori il paesaggio al vespro. Era bellissimo.
Le palpebre si fecero sempre più pesanti e la testa sempre più leggera.
Sbadigliai e mi stirai i muscoli delle braccia.
Rivolsi uno sguardo alla rossa che dormiva profondamente con un braccio che toccava il pavimento e con le gambe in posizione fetale.
L'odore di morto iniziò ad entrare anche nel soggiorno e ciò mi dava estremamente fastidio, ma cercai di non farci caso.
Il sole scomparve dietro i colli.
Chiusi gli occhi e cominciai a viaggare con la fantasia.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora