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Lì dentro si poteva uscir pazzi senza troppe difficoltà: non c'era nulla da fare, la posizione era sconfortante e la luce scarseggiava.
Quasi avevo perso la sensibilità alle gambe, essendo piegate leggermente da abbastanza tempo.
Non mi era rimasto che contare il tempo che passava lento, contando ogni singolo secondo e sperando che fosse tutto solo un incubo.
Mi rendevo conto di quanto tempo passasse anche grazie alle visite del Clown, che mi faceva mangiare una mela e bere un singolo bicchiere d'acqua ogni due giorni: la luce che filtrava dalle finestrelle era quasi sempre la stessa, tranne quando calava la notte, ecco come capivo quanti giorni stessero passando.
E spesso lei rimaneva lì, solo a osservarmi: a volte si metteva anche a ridacchiare inquietantemente, portandosi una mano al mento e guardandomi per bene. Credo che stesse escogitando altre torture da infliggermi.
Ma altre volte mi parlava, tutto il tempo. E quando lo faceva, mi tappava la bocca con uno straccio, impedendomi completamente di parlare. O più probabilmente di risponderle.
Tutti e nessuno si starà chiedendo come facevo allora ad andare al bagno... lascio a voi l'immaginazione.
E a voi lascio l'immaginazione di come mi dovessi sentire.
Arrivò il dodicesimo giorno di prigionia.
Era scesa come al suo solito per sfamarmi. Stava davanti a me, accovacciata sulle ginocchia. Tirò fuori da una delle tasche il bavaglio per zittirmi, e io la lasciai fare: era la terza volta che mi imbavagliava, perciò non mi preoccupai più di tanto.
Come se poi avessi potuto farci qualcosa.
- Heh, sai perché uccido? - iniziò così la sua conversazione a senso unico.
Feci di no con la testa, interessato.
Una volta tanto che non mi raccontava di come si sarebbe divertita con me e con quali torture.
- Bhe, lo faccio per vaaaari motivi... prima di tutto, perché mi piace.
Non sai quant'è bello sentirli piagnucolare, supplicare e pregare un dio che neanche esiste. Quasi mi eccita! - mi disse con un malsano sorriso sulle labbra.
Feci roteare gli occhi, pensando solo "È fottutamente fuori di testa questa donna.".
- E poi, pensa: non è bello pensare che stai semplicemente liberando quelle povere anime intrappolate in quei bruttisimi pezzi di carne? Che le stai salvando dal dolore e dal grigio della vita? - sembrava una poetessa dal modo in cui raccontava ciò.
Gesticolava, faceva mille espressioni diverse e gli occhi schizzavano qua e là, senza mai trovare qualcosa su cui concentrarsi. A meno che non era il mio sguardo, allora si fissavano su di me.
Mi venne la pelle d'oca.
- Hehe, mi fa sentire molto bene questo pensiero. Oh! E sai perché non ho ucciso te? - il suo sguardo divenne spiritato e si avvicinò a passi lunghi, poggiando le mani sul mio petto.
Deglutii il nodo alla gola che mi si era formato dal panico.
Il cuore prese a battermi sempre più velocemente.
- Perché anche la tua anima è inutile quanto il tuo corpo. Sei bravo solo a esser pestato.
Perciò ora sei qui, incatenato come uno stupido cane poco addestrato... perché voglio renderti utile. E già lo stai diventando, grazie a me: sei utile a divertirmi. E nient'altro. - mi prese per il mento.
I suoi occhi erano magnetici.
Sentivo i muscoli irrigidirsi ovunque lei mi toccasse.
Odiavo quella sensazione. E quella situazione: mi sentivo angosciato e furibondo dalle sue parole.
- Ah, e se stai pensando che non è vero e che i tuoi genitori ti stanno cercando... perdi ogni speranza, schiavetto.
Ora sei solo... solo con ME. Nessuno ti vuole, nessuno ti cerca. La tua unica compagnia è la mia. Ricordatelo. E apprezzalo. - mormorò le ultime parole spietata, facendo scorrere l'indice da sotto il collo fin giù, in mezzo al petto, per poi ricomporsi.
Rabbrividii, riuscendo a distogliere lo sguardo da lei.
Mi levó il bavaglio, rimettendolo nella tasca.
Tutto quel che mi disse mi colpì nel profondo del cuore. Mi sentivo morire e gli occhi mi si inumidirono.
- Vuoi metterti a piangere? - mi domandò seria, guardandomi seccata.
Feci leggermente no con la testa.
- Bene. - salì le scale e chiuse la porta della cantina.
Presi a singhiozzare fino a scoppiare in un pianto disperato.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora