Mi svegliai ancora incatenato al muro, col corpo che tremava e il fiato corto.
La donna dai capelli rossi era davanti a me con in mano una chiave.
Mi sorrideva malsana e mi guardava dall'alto in basso.
- Buongiorno, schiavetto. Fatto bei sogni? - mi domandò con uno sguardo malizioso, sbloccando e liberandomi le caviglie.
Non me la sentivo di parlarle e perciò stetti muto.
- Eeeecco qui. - mi liberò anche i polsi.
Caddi a peso morto su di lei, poggiando la testa sulla sua spalla.
I miei capelli erano ancora un po' umidi dietro le orecchie e anche i pantaloni lo erano.
- Eddai, mettiti composto! - mi ordinò, spingendomi a terra.
Mi sedetti con le spalle al muro e gli arti abbandonati a loro stessi.
Mi accarezzó la testa come se fossi un cane per poi tirarmi per il mento.
- Vieni. Ti voglio mostrare alcune cose. - mi disse neutra.
Mi alzai, anche se le caviglie e i polsi mi facevano male ed erano rossi e gonfi.
Ella prese a camminare fuori dalla stanza mentre io la seguivo col volto rivolto verso il pavimento.
Mi portò in una camera che doveva essere un tempo un salotto e mi passò degli indumenti.
- Prendi questi. - si allontanò da me di qualche passo, tenendo le braccia conserte.
Mi levai i pantaloni, l'unico indumento che mi era rimasto insieme alle mutande, e mi misi i jeans che mi diede. Mi infilai la felpa azzurra e la giacca grigia. Mi infilai anche degli stivali coi lacci alti fin sotto il ginocchio.
Alcune volte emisi dei piccoli versi soffocati per il dolore muscolare che provavo, ma riuscii comunque a vestirmi.
Infine rimase solo uno scaldacollo rosso: lo misi e lo strinsi attorno alla bocca, così che non si vedessero le ferite aperte.
La rossa mi squadrò per poi sorridere soddisfatta.
- Stai bene così. Bhe, andiamo. È il momento di insegnarti come vanno le cose qui intorno. - mi spiegò, avanzando verso di me e dandomi un paio di coltelli che aveva nel camice.
Annuii lievemente.
Mi trascinó per il polso destro, portandomi fuori da quella catapecchia e facendomi salire sulla moto.
La mise in moto e partimmo verso la città, essendo in periferia.
Lessi alcuni cartelli: tutti indicavano come città principale Pordenone.
Come eravamo finiti fin lì?
- Aggrappati bene, altrimenti cadi di nuovo. - mi consigliò, accelerando.
La moto aveva uno scompartimento sotto il sedile, quindi probabilmente era lì dentro la sua maschera per uccidere.
L'aria era fredda e il cielo era nuvoloso. Era mattino presto e c'era molta foschia e poca vita.
Infatti eravamo soli su quella strada.
La abbracciai per la vita, stringendomi di più a lei perché sentivo freddo e avevo paura di cadere da lì sopra.
Involontariamente, appoggiai il mento sulla sua spalla e iniziai a respirare lentamente.
Ero con la mente piena di pensieri sconnessi e privi di ogni senso.
La donna girò in parte il viso verso di me, guardandomi con la coda dell'occhio.
- Hai bisogno di affetto? - mi domandò divertita, con un velo di acidità.
Scossi lentamente la testa per poi perdermi di nuovo nei miei pensieri.
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Lo Schiavo Del Clown
Mystery / ThrillerMi chiamo Dante e sono sempre stato un amante del giallo: mi interessavo ai casi polizieschi più svariati, facevo ricerche su vari personaggi del crimine e della giustizia e conducevo degli studi per diventare un grande investigatore. Ma tempo fa, v...