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- Ma come? Ora mi supplichi? - mi domandò il Clown, ridendo sadicamente.
Non riuscivo più a parlare o a gridare.
Vidi che la lama si stava raffreddando, e ciò mi fece sia calmare ma anche preoccupare: se si fosse raffreddata l'avrebbe nuovamente riscaldata per tormentarmi ancora o avrebbe smesso del tutto? Io speravo nella seconda opzione.
Il sangue scorreva a fiotti e sarei passato a miglior vita se non fosse stato per il Clown che mi costrinse a bere qualcosa, forse una bevanda super energetica, non so.
A causa delle mie ferite alla bocca che erano ancora molto aperte, gran parte del liquido andò per terra o sul mio petto.
Buttò via la bottiglietta con dentro la bibita, disgustata, per poi recuperare il coltello che mi aveva conficcato nella coscia ancora sana.
- Bhe, direi che per oggi mi sono divertita abbastanza. - mormorò, pulendo l'arma sui pantaloni e rimettendola in tasca.
- Torno subito. Non mi piace sentire l'odore del sangue. - dicendo ciò, se ne andò in un'altra stanza, accompagnata dal secchio.
Avevo capito, guardandomi un po' in giro, che ero in una camera, priva di mobilio. Le pareti avevano mille crepe ed erano piene di macchie da muffa. Il pavimento era di qualche materiale marmoreo ed era sporchissimo di tante schifezze, compreso il mio sangue.
Il corpo fradicio era anche ricoperto da ustioni, tagli e ferite.
Gemevo, piangnucolavo, pregavo Dio che mi liberasse e che mi salvasse da quall'incubo. Una delle rare volte in cui davvero confidavo nella fede.
La mia psiche stava crollando: dopo un mese di torture, fame e prigionia... chiunque sarebbbe uscito fuori di testa.
La donna tornò con un altro secchio pieno d'acqua e me lo gettò addosso.
Il sangue scivoló via da sé e le ferite si rinfrescarono. Emisi un sospiro di sollievo nel sentire del bel fresco sulle bruciature. Ma ripresi a tremare peggio di prima per il freddo pungente.
- Non credo che tu possa morire per così poco, perciò... puoi anche riposarti, schiavetto. - mi informò, avviandosi verso l'apertura dove un tempo c'era una porta.
- Per q-quanto... continuerai... a f-farmi... questo...? - tossii.
La testa ciondolante non aveva nemmeno la forza di stare dritta da sé, e la guardavo con occhi vacui e spenti.
Ero sfinito e stavo per perdere i sensi.
Stavo sudavo freddo.
La donna dai capelli rossi si fermò sulla soglia: mi dava le spalle e aveva una mano poggiata sullo stipite. Voltò lentamente parte del viso, facendo andare di lato le due ciocche lunghe che portava davanti alle orecchie.
Sorrise malignamente.
- Finché lo vorrò io, mi sembra naturale. - mi rispose.
Feci un respiro profondo.
- E p-perché... hai... s-scelto me... ? - le domandai ancora, con gli occhi chiusi e coi muscoli che non rispondevano più ai miei comandi. Chiusi gli occhi.
- Scelto? Pensi che io ti abbia scelto te in particolare?- si mise a ridere divertita, a cuore leggero.
Ma subito tornò fredda.
- Pensi di trovarti in un film? Di essere il protagonista di un libro per ragazzini e di essere il "prescelto"? Ma fammi il favore.
Vali meno della merda.
Mi sei capitato tu, come poteva capitarmi qualsiasi altra persona. Non sei speciale. - mi spiegò. Tolse la mano dallo stipite.
- Altre domande? - mi chiese interessata, guardandomi con la coda dell'occhio.
Scossi il capo.
Sentii i suoi passi avvicinarsi a me e poi il suono del metallo andare a terra. Sentii le sue scarpe andar sul secchio e le sue mani poggiare sul mio petto, facendomi male.
Sentivo il suo respiro caldo e lento sul mio collo. Doveva trovarsi alla mia stessa altezza.
- Sentimi bene... il tuo unico utilizzo è quello di servirmi. Di obbedirmi. E di divertirmi. - mise più pressione sul mio petto. Riaprii poco poco gli occhi.
- Tutto quello che ti sta capitando... è bellissimo... e mi dovresti essere solo grato... tanto grato... - mi sussurró nell'orecchio.
Prima di svenire, poi, sentii le sue labbra sfiorare le mie.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora