5

596 23 3
                                    

Mi fece aprire la bocca, ficcando le dita nelle due ferite che mi aveva fatto ai lati della bocca.
Il sangue non smetteva di scorrere e ormai mi aveva imbrattato tutto il mento, il collo e il colletto della maglia.
Emisi un gridolino soffocato, piangendo sempre più dal dolore e dalla paura.
Mi divincolavo stancamente, anche se scuotevo la testa così veloce e forte che mi sentivo spezzare il collo.
Spremette il limone su entrambe le aperture, facendole pizzicare e bruciare.
Tentavo di gridare "Basta!", ma non potevo: mi era impossibile perché il dolore era troppo forte.
La gola si chiudeva ogni volta che volevo emettere un suono che non fosse un grido inumano.
- Beeeene così, da braaaavo... - mormorava, sorridendomi. Si stava compiacendo, le piaceva disintegrarmi a suo volere.
Era la punizione per esserle andata contro? Mi conveniva darle ascolto come un bravo cagnolino?
Mi bloccava le gambe con una delle sue mentre l'altra la usava per tenermi attaccato al muro, spingendo il ginocchio nel mio stomaco e schiacciando con la scarpa le mie parti intime.
Buttò via il limone quando lo finì e passò al sale: lo mise sulle ferite e sulla lingua e poi lo schiacció come meglio poteva così da farlo entrare per bene.
Il sangue, la pelle e la carne si stavano seccando in pochissimo tempo, e il dolore era allucinante.
Serravo i pugni e le mandibole, irrigidendo tutti i muscoli del mio corpo. Tenevo gli occhi serrati al massimo per sfogare il dolore.
Con le dita, mi chiuse le ferite, così da farle solo bruciare di più.
- Eeeeeecco qui! Così non schiatterai per una qualche infezione, contento? - mi disse ridacchiando.
Si allontanò leggermente da me, lasciando andare il mio capo. Ora era a cavalcioni sulle mie gambe, impedendomi ogni scampo.
Abbassai la testa, con uno sguardo vuoto, perso nel nulla.
Mi sentivo privo di ogni emozione.
Ero come un fantoccio a cui avevano tirato gli arti per chissà quanto, quasi strappandolo.
Prese ad accarezzarmi i capelli biondi con una mano, facendo passare delicatamente le dita tra le ciocche.
La lasciavo fare, non avevo le forze per reagire in alcuna maniera... ero alla sua più totale mercé.
Avrei voluto piangere come un bambino.
Volevo i miei genitori che venissero a salvarmi.
Volevo tornare a casa, nascondermi sotto le coperte e far finta che fosse solo un brutto sogno.
- Visto che succede quando mi arrabbio? Va a finire molto male per te, schiavetto. - disse col tono della voce profondo e altezzoso.
Quegli occhi senza pietà continuavano a tenermi fermo, non osavo nemmeno ricambiare lo sguardo.
- D'ora in poi, farai tutto ciò che ti ordineró. Mi hai capito? - mi minacciò, tirandomi alcune ciocche di capelli.
Non mi mossi. Non potevo e non volevo muovermi.
- Heh... questo è solo l'inizio dei giochi, schiavetto. Vedrai che ci divertiremo moooolto di più la prossima volta! - sorrise, prendendomi per le guance e facendomi annuire.
Gemetti, lacrimando a occhi chiusi.
- Bene, incubi d'oro~ - mi mise le mani alla gola, bloccandomi la respirazione.
In quel momento, ripresi il controllo del mio corpo: iniziai a dimenarmi e a colpirla con le mani legate, alla disperata ricerca di aria.
- L-lascia... a-andare...! - le intimai a denti stretti. Si stava oscurando la vista.
- ...no~ . - mi diede una fortissima testata, confondendomi... poco dopo svenni per la botta ricevuta.
L'ultima cosa che sentii fu la sua risata diabolica.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora