36

196 15 0
                                    

La primavera era ormai alle porte: chissà quanto tempo era passato da quando il Clown mi aveva preso con sé come servo ed "apprendista".
La polizia sembrava essersi arresa, come me che nuovamente avevo perso la voglia di ribellarmi.
Che rabbia mi fa ancora! Perché sono stato così stupido?!
Comunque sia, aveva smesso di torturarmi o di farmi del male; mi trattava ancora come una pezza, ma solo verbalmente. Mi costringeva, a volte, a mostrarle affetto dandole un abbraccio o sorridendole ogni volta che accettavo un suo ordine o una sua decisione.
Non mi dava fastidio.
Finché non mi faceva soffrire, per me andava benissimo. Che sciocchezza.
Grazie alla mia completa obbedienza, ci accampavamo anche per settimane in uno stesso luogo senza che io mandassi a puttane la copertura con una qualche mia cazzata.
E quando uccidevamo, quando sterminavamo intere famiglie insieme... mi sentivo soddisfatto. Ma travagliato.
Era come se una parte di me volesse diventare una bestia assetata di sangue e l'altra parte volesse conservare la sua umanità e razionalità con le unghie.
Il grosso del lavoro lo faceva lei, ma anch'io facevo la mia parte... la mia sporchissima parte.
Ormai stavo cominciando a simpatizzarla per davvero. Quasi provavo affetto per lei.
COM'ERA POSSIBILE?!
Adesso posso solo pentirmi delle mie scelte e del mio comportamento da completo stupido.
Ritornando al racconto...
Tirava una leggerissima brezza mattiniera mentre caricavo nell'auto, che avevo rubato giorni prima, le ultime cose prima di partire.
Il Clown ancora non mi aveva detto e mai mi disse dove eravamo diretti, ma probabilmente era fuori dal Paese; forse passando per la Slovenia.
Il Sole si era alzato da poco e il buio della notte si stava affievolendo man mano che i minuti passavano.
La donna mi aspettava seduta al volante e con una sciarpa avvolta attorno per coprirsi fin sopra il naso. La sciarpa l'aveva presa nella casa della sua ultima vittima per coprirsi alla gola, essendo assai raffredata.
Chiusi il bagagliaio con forza. Volevo andarmi a mettere nei sedili posteriori dell'auto, ma ella mi richiamò.
- Schiavetto, che ci vai a fare lì dietro? - mi domandò con un colpo di tosse in seguito.
- S-scusa. - abbassai il capo, aprendo la portiera che dava al sediolino accanto alla guidatrice.
Mi sistemai lo scaldacollo rosso e mi misi la cintura di sicurezza.
Il Clown mise in moto l'auto e partimmo.
Tenevo lo sguardo basso, perso nei miei pensieri fin quando la donna mi fece una domanda.
- Ti sto simpatica? -.
Mi voltai verso di lei. Immaginavo la scena dove io mi arrabbiavo come una bestia, gridandole con tutto me stesso che la odiavo a morte e che la volevo vedere sottoterra. Ma quel che uscì dalle mie labbra fu un suono flebile che doveva esser un sì.
- Heh... credevo che anche tu mi odiassi. Come tutte le persone che io abbia mai conosciuto... - la sua voce aveva un velo di amarezza dietro.
- Sai... è da sempre che sono odiosa, cattiva e così via. È soltanto da poco che non lo nascondo più: perché mi sono stancata. - sbuffó, facendo un sorriso nervoso.
- Mi ero stancata di far finta di essere come gli altri... normale. -.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora