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Quando ebbi finito, tirai il filo e lo legai in modo che la ferita non si potesse riaprire.
Con mio immenso sconforto, lo dovetti fare anche alla guancia destra e al taglio sotto l'occhio.
Finii dopo un bel po'. Buttai nel lavandino ago e filo, respirando affannosamente e col corpo intorpidito dal dolore.
- C-ce l'ho fatta... sei stato b-bravo, Dante... - mi consolai.
Mi sfilai di dosso i vestiti e li strizzai, così da togliere tutta l'acqua.
Guardai il mio corpo allo specchio, quasi orrificato: era snello e aveva conservato il suo colore originale, ma era straziato da lividi... tagli... graffi... e tracce di sangue.
Tirai sul col naso per non disperarmi.
Col disinfettante e le bende che trovai nel mobiletto, mi curai ogni taglio e graffio.
Con un sospiro triste, mi rimisi tutti i vestiti umidacci e uscii dal bagno, facendo ovviamente prima i miei bisogni.
Trovai il Clown ancora in cucina, intenta a fumare una seconda sigaretta, visto che c'era il mozzicone della prima sul tavolo che stava al centro della cucina.
Guardava fuori dalla finestrella, stando attenta a non farsi vedere. Potei notare che era molto pensierosa dal suo sguardo perso nel nulla.
Tirava con la bocca per poi far col fumo anelli che si intrecciavano tra di loro con grazia.
"Non credevo fumasse..." pensai curioso. Mi avvicinai lentamente a lei e al suo pacco di sigarette Marlboro che teneva in una mano.
Neanche si accorse che glielo avevo sfilato da mano per prendere anch'io una sigaretta.
Eh sì, fumavo anch'io anche se di nascosto: nessuno lo sapeva.
Ella voltò lo sguardo verso di me con disappunto.
Accesi uno dei fornelli, facendo accendere di giallo e poi di rosso la miccia.
- Fumi anche tu? - mi domandò, riprendendosi il pacchetto.
Annuii lievemente, per poi andarmene da lì.
Non le volevo stare vicino neanche se mi avessero pagato oro. Odiavo quella donna con tutto il mio cuore.
Ma me ne andai anche perché volevo star solo: ero arrabbiato non solo con lei, ma anche con me stesso.
"Avrei potuto salvarli! Avrei potuto fermare quel mostro! E invece... sono morti... a causa della mia maledetta paura..." pensai con rancore, sedendomi su una sedia nel soggiorno, facendo uscire di tanto in tanto il fumo grigio dalle mie narici.
Mi misi ad osservare i disegni fatti da quel gas tanto nocivo ma anche tanto dipendente. Si formavano bei disegni astratti, come quelli che faceva mio padre con gli acquarelli quando io ero bambino.
Nell'osservare quei disegni incorporei, mi venne il ritornello d'una canzone che mi piaceva tanto.
Con un piccolo sorriso compiaciuto, iniziai a canticchiare il motivetto, sperando così di far sparire i sensi di colpa e la rabbia, del tutto inutili alla mia situazione.
- Everything is grey, his hair, his smoke, his dreams...
And now he's so devoid of colors...
He doesn't know what it means...
And he's blue...
And he's blue... - cantai tra me e me, battendo l'indice a tempo sulla gamba.
Quasi lo mormoravo che cantavo, per non farmi sentire dal Clown.
Ma mi sentì.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora