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Il suo era il solito sguardo cattivo e beffardo che mi aveva sempre rivolto, eccetto alcune volte.
- Non mi metto paura di uno scarto del mondo come te. - mi disse il Clown diabolica e velenosa, portandosi le mani ai fianchi.
Stetti zitto, iniziando a perdere il rossore sulle guance che invece si tingevano di bianco smorto.
- Ti sei divertito ieri sera? Bene, ne sono contenta. Ma detto io le regole e perciò tu mi starai a sentire come hai sempre fatto, sono stata chiara? - era troppo autoritaria.
Alla fine abbassai lo sguardo rassegnato e in colpa, chinando anche un po' la testa.
- Sono. Stata. Chiara? - ripeté nuovamente la domanda, fulminandomi con saette di ghiaccio e rabbia.
Annuii lievemente.
- Bene. E ora dammi quel coltello. Avanti! - mi ordinò, avanzando la mano così che le potessi dare l'arma.
Sospirando, gliela misi in mano.
Mise la lama in una tasca del pantalone per poi afferrarmi per un braccio e trascinarmi fuori di lì.
Mi portò di forza fino all'ingresso dove c'erano ancora i corpi smembrati e orripilanti dei due amanti, che ormai stavano andando in decomposizione.
Mi diede come arma, stavolta, un coltellaccio decisamente grande e minaccioso, più o meno da una lama di 30/35 cm, che teneva alla cinta ma nascosto dal camice.
- Ora tu esci di qui, vai a far fuori chiunque tu voglia, mi porti delle prove che l'hai fatto e torni qui entro stasera. Se non tornerai, ti verrò a cercare fino in Culonia, fosse l'ultima cosa che faccio! - aprì la porta e mi spinse fuori di casa. Era furiosa!
- Ti avviso: disobbediscimi e anche la tua famiglia ne pagherà le conseguenze. - mi minacciò seria, chiudendo la porta con tutta la forza che aveva.
Rimasi lì davanti per una manciata di minuti, cercando di sistemare i miei pensieri in mente.
Respirai profondamente.
Con la lama del coltello feci uno stappo all'interno della giacca grigia per poi infilarci la stessa arma al suo interno. Mi alzai lo scaldacollo e il cappuccio, mi chiusi la giacca e iniziai a camminare con le mani nelle tasche del pantalone.
Solo ora mi rendo che avevo avuto un'opportunità d'oro per scappare, ma ancora una volta la paura non mi faceva ragionare con razionalità.
I colli erano illuminati dal sole che anche se era più alto di quando mi svegliai ancora non riscaldava, ma illuminava molto di più.
Tenni lo sguardo basso, sperando che le poche macchie di sangue che avevo sulla giacca non si notassero e che i pantaloni marroni fossero abbastanza scuri da non far notare le tracce di quel liquido umano.
La mia mente era vuota mentre calciavo i vari sassolini di terra che incontravo lungo il tragitto verso il paesino giù a valle.
Dalla cittadina sentivo le campane e strumenti suonare: era domenica.
Con l'anima morirmi ad ogni passo che facevo, continuavo a camminare. Ero intenzionato ad eseguire gli ordini, decidendo ormai che se volevo vivere era meglio obbedirle.
Decisione piuttosto stupida visto che ero appena riuscito a ribellarmi una volta dopo tutto quel tempo di repressione.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora