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Mi svegliai che ero ammanettato a dei paletti di ferro conficcati nel pavimento, impedendomi ogni movimento.
Ero bloccato a braccia e gambe divaricate, seduto per terra e con le spalle che sfioravano la parete.
- M-ma che...? - parlavo a stento, con la bocca impastata dal sangue e dal sale. Non sentivo affatto la mia stessa voce e già era tanto se mormoravo qualcosa di senso compiuto.
La testa mi girava peggio di un vortice.
Ogni parte del mio corpo era indolenzita, specialmente il viso. Lo sentivo ancora gonfio e dolorante.
"Gh... che male... bhe... almeno se ne andata..." pensai; tremavo all'idea di vederla tornare per torturarmi ancora e ancora.
Mi guardai stancamente attorno: la stanza era sempre quella, con il pavimento e le scale di cemento e i muri pieni di macchie di muffa.
Il posto era illuminato solo grazie ad alcune finestrelle in alto, da dove spifferava del vento e qualche foglia secca che si portava con sé.
Anche se con terrore, realizzai che avevo perso il senso del tempo.
Da quanto ero lì?
Per quanto tempo ero rimasto fuori gioco?
Un odore prese la mia attenzione, però. Guardai meglio per terra e vidi che  proprio in mezzo alle mie gambe c'era un vassoio di plastica con sopra un paio di mele rosse, dei biscotti alla vaniglia e un bicchier d'acqua.
"Ma... non dovevo morire di fame?" mi domandai in mente, guardando meglio il pasto che doveva essere la colazione.
Il mio stomaco brontoló rumorosamente e la bocca si stava riempiendo di acquolina.
Con gli occhi sgranati, inghiottii la saliva.
Mi piegai verso il vassoio azzurro, ma le manette mi bloccarono subito.
Strattonai quegli orribili oggetti di metallo dal pavimento, ma mi feci solo male.
- Cristo santo... - mi lamentai a denti stretti, rimpiangendo subito di aver parlato con una bestemmia mentale.
Non mollando e continuando a strattonare e ad allungarmi verso la mia colazione, mettevo a tacere ogni dolore muscolare che provavo.
- Hehe, ma quanto sei patetico! Mi diverti tantissimo! - esclamò il Clown, scendendo lentamente le scale e scorrendo la mano sul corrimano. Vidi apparire da sotto la manica del sottile filo rosso, come se fosse la fine d'un bracciale.
Riuscii solo a guardarla male, per poi riconcentrarmi sul cibo che stava solo a qualche passo da me.
- Oh, eddai... non guardarmi così. - disse fintamente dispiaciuta, avvicinandosi felinamente verso di me.
Sbuffai, i crampi alla pancia per la fame erano proprio la ciliegina sulla torta a quella situazione.
La donna si mise con le ginocchia per terra, prendendo una delle mele e mangiandola. La mangiava guardandomi quasi seducente e stuzzicandomi.
La guardavo con tanto di occhi, a bocca semi aperta.
Mandò giù il boccone.
- Per caso la vorresti? - e agitò la mela rossa davanti ai miei occhi, come si farebbe con un cane affamato per tentarlo.
- Rispondi. - tuonò, cambiando subito atteggiamento.
Ingoiai a stento la saliva di troppo e annuii.
- E se ti aiutassi a mangiarla? Accetteresti il mio aiuto? - tornò alla voce suadente e maliziosa. Era china verso di me, i capelli spettinati che le coprivano parte del viso scarno e pallido.
Annuii nuovamente, implorandola con lo sguardo.
Ridacchiò, avvicinandomi il frutto alle labbra. Provai a mordere, ma la donna fece cadere la mela a terra, proprio in mezzo alle mie gambe.
- Oh, che peccato... - tirò fuori dalla cinta il martello e con furia spappolò il frutto. Persi ogni colore dal viso.
- È caduta. -.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora