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Mi sentii accarezzare dolcemente la testa.
- Mamma? Sei tu...? - mormorai.
Aprii gli occhi: ero a casa, nel mio letto... e con la mia cara madre accanto a me.
Stavo tremando come una foglia e avevo il fiatone, ma sorridevo perché avevo la mamma con me.
Mi accarezzava e mi sorrideva con amore, come solo lei sapeva fare.
- Allora era tutto... solo un sogno? - mi domandai.
Mi misi a sedere mentre mia madre spostò la mano sulla mia schiena.
- Oh mamma... ho fatto un incubo orribile...! - le raccontai, abbracciandola in lacrime.
Ma lei non parlava, continuava solo a sorridermi e ad accarezzarmi la schiena.
- M-mamma... mi sei mancata... t-tanto! - balbettai impaurito ma allo stesso tempo felice.
Ma poi mi accorsi che non sentivo alcun calore dal suo corpo. Era fredda come il ghiaccio.
- Mamma? - la chiamai, allontanandomi da lei.
L'ambiente intorno a me era distorto e sfocato. Le uniche cose che riuscivo a mettere a fuoco erano lei e il mio letto.
- Mamma, rispondi...! - le dissi preoccupato.
Il cuore prese a martellarmi in petto, facendomi quasi male per la potenza. Mi sentivo morire.
- Mamma, porca puttana, rispondimi! - le ordinai con le lacrime di rabbia rigarmi il viso.
- Dante... smettila di reagire... - quasi sussurró ella.
- C-cosa? - la guardavo confuso.
- Smettila di combattere... è inutile... hai perso... - continuava a dire cose senza senso, mentre la stanza si illuminava di blu scuro.
Il suo viso diveniva sempre più malformato e grottesco, ricordando il brutto muso d'una bestia investita sull'autostrada.
Mi alzai in piedi, fremendo di paura.
- N-no! Che cosa stai dicendo, mamma?! - le urlai contro col cuore in gola.
Anche lei si alzò. Ma ora, la sua testa toccava il soffitto e le sue braccia il pavimento. Aveva un mostruoso ghigno e gli occhi si erano colororati di nero pece.
- RASSEGNATI! È INUTILE COMBATTERE ANCORA! HAI PERSO, DANTE! SEI CONDANNATO A SOFFRIRE PER L'ETERNITÀ! - tuonò la voce terrorizzante della creatura che prima era mia madre.
Caddi sulle mie ginocchia, lasciando cadere le braccia e abbassando il capo. Mi sentivo sconfitto, atterrito... morto.
- È inutile combattere, schiavetto. - la voce del Clown suonò nella mia testa.
Alzai lo sguardo e la vidi, al posto di quel mostro. Era china verso di me, sorridendomi diabolica.
- Visto? Anche la tua cara madre te l'ha detto: rassegnati, hai perso. Ora appartieni solo a me. - mi disse accattivante, alzandomi il mento con una mano.
Sentii bagnati i miei pantaloni. Guardai per terra e vidi solo sangue... sangue ovunque. Ricopriva l'intero pavimento.
Ora ero con quella psicopatica in un luogo scuro e terrificante, che puzzava di morto.
Osservando meglio il posto, potei contare più di dieci cadaveri: erano smembrati, intrisi di sangue e emanavano una puzza nauseante.
- Ne conterai altri dieci, cento, mille di questi giocattoli! Ecco cosa sei destinato a fare... sei destinato a distruggere vite. Con me.
Non sei felice? Ci divertiremo, vedrai. - mi disse, prendendomi per le braccia e facendomi alzare.
Il mio animo era vuoto. I miei occhi erano vuoti. IO ero vuoto.
Ormai ero solo una marionetta e il Clown era il burattinaio.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora