21

287 15 0
                                    

Da quella notte in poi passarono più di due mesi. Era fine febbraio, e io ero stato rapito nelle ultime settimane di ottobre.
Mi ero abituato all'idea di essere un ostaggio, mi ero abituato all'idea di non rivedere più la mia famiglia... che non sarei mai più stato libero.
E ora vi starete chiedendo perché io non scappavo. Perché non reagivo. Perché non la affrontavo.
La risposta è semplice: avevo paura.
Avevo paura che mi facesse del male, che mi uccidesse, che si vendicasse sulla mia famiglia.
Non sapete quanto sia orribile provare quel tipo di paura: è una paura che ti mette in ginocchio, che ti umilia e che ti usa come uno straccio.
Ecco cosa faceva, mi usava. Si divertiva a giocare con le mie emozioni come se fossi il suo burattino, ridendo e scherzando.
Ma i pagliacci non erano nati per far ridere gli altri? A quanto pare, per lei non valeva questa legge.
A lei non importava se piangevo o se ridevo. A lei importava solo che non mi rompessi come tutti i suoi altri folli giocattolini.
No... per lei la mia vita era "preziosa". Non poteva distruggerla velocemente con un colpo di martello... no... lei non poteva.
Aveva deciso che la mia vita doveva esser torturata dalla sua pazzia.
Prima mi accarezzava come una madre e poi mi picchiava come un bullo.
Era terrorizzante. Orribile. Patetico.
Ero patetico ogni volta che mi ritrovavo in un angolo con le spalle al muro, sporco del mio stesso sangue e con una pozza di quel liquido sotto i miei piedi nudi. Nudi perché ogni volta che doveva torturarmi, mi svestiva, lasciandomi soltanto le mutande.
"Così non si sporcano i vestiti." mi spiegava sadica, sempre con un fottutissimo sorriso sulle labbra.
Mi bloccava per terra o contro il muro, prendendo la lama che ci teneva separati di qualche centimetro.
Mi rideva in faccia, gridandomi che ero inutile e misero, che nessuno al mondo mi avrebbe mai salvato e che lei era tutto ciò che avevo.
E come non assecondarla? Insomma, solo una volta la polizia la stava per catturare e solo perché era stata avvistata dai cittadini. Ma da allora, era stato come se tutti mi avessero abbandonato al mio destino.
Pensavo questo mentre passava i suoi coltelli su e giù per il mio petto e addome.
Pensavo questo mentre mi prendeva a calci nello stomaco o mi stracciava i capelli.
Pensavo questo mentre mi accarezzava la testa quando io ero esausto e steso per terra.
"Inutile e misero, dice lei. Patetico e senza speranze, penso io." mi ripetevo in mente.
Chissà quante volte mi sono ritrovato accasciato su un pavimento sporco di sporcizia e sangue, a sorreggermi sui gomiti e tremando come una foglia al vento.
Ecco, io ero una foglia. Una foglia che non riusciva a cadere da un albero del tutto spoglio. Che non riusciva a cadere perché un serpente era attorcigliato attorno a lei.
Ecco come mi sentivo: come una foglia stritolata da una serpe, e quella serpe era il Clown.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora