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- Perché ci siamo fermati? - le domandai.
La donna scese dalla moto e anch'io scesi. Iniziò a portarla nella cittadina per il manubrio, camminando di lato e tenendola in equilibrio.
- Dobbiamo fermarci per la notte, no? O credi che io non debba dormire? - mi spiegò con acidità, camminando davanti a me e senza preoccuparsi se la stavo seguendo.
Annuii lievemente, aumentando il passo per starle di fianco. Non mi andava di starle dietro come un cagnolino.
Guardandomi intorno, vidi che la sera era appena calata e che l'aria si era ancor più raffreddata. Mi ero reso conto che eravamo in pieno inverno, che doveva esser dicembre ma ovviamente non sapevo la data precisa.
Le vie erano deserte, eccetto per qualche gruppo di ragazzi di qualche anno in meno a me che passeggiavano ridendo. Di tanto in tanto, passava anche qualche auto o motorino.
Salimmo una salita piuttosto ripida dove dovetti aiutare il Clown a far camminare la moto.
Quando ci riuscimmo, ci ritrovammo nei pressi d'una piazzetta. Su di essa, si affacciava una chiesa gialla e bianca, riccamente decorata con statue e colonne. Doveva esser barocca.
C'era anche una piccola fontana bianca e io mi sedetti sul bordo per rilassarmi un po', e più volte mi vennero i brividi di freddo.
- Non puoi addormentarti qui. - quasi mi rimproveró, sedendosi accanto a me e poggiando le mani sulle ginocchia.
Sbadigliai e mi appoggiai alla sua spalla, molto assonnato ed affamato. Tremavo leggermente per l'aria pungente.
- Mhm? Ma che fai? - ringhió infastidita, ma senza staccarmi da lei.
- ... sonno... - mormorai, chiudendo gli occhi rossi ed irritati. Mi alzai lo scaldacollo rosso per coprirmi fin sopra il naso. Sospirai, scivolando lentamente tra le braccia di Morfeo.
- Ma non volevi mangiare? - mi domandò senza collera, ma quasi con gentilezza.
Scossi la testa, volendo perdere l'appetito. Ma il mio stomaco reclamava cibo a gran voce, facendomi a volte digrignare i denti.
- ... vuoi farmi tenerezza? - mormorò con voce accusatoria.
Sospirai nuovamente per poi mettermi a sedere correttamente, tremando di freddo.
La donna sbuffó, alzandosi e andando dalla moto; alzò il sedile e tirò fuori mezza busta, prendendo solo un paio di mele gialle. Richiuse il sedile e si rimise a sedere accanto a me, spalla a spalla.
Mi passò la una mela mentre l'altra l'aveva già addentata. Mormorai un "grazie", ma probabilmente non mi sentì.
Iniziai a mangiare il frutto, con calma, cercando di non mangiare con avidità e voracità.
La rossa finì subito la mela e, come se fosse una palla da basket, lanciò il torsolo dentro un contenitore della spazzatura. Provai a far lo stesso, ma il torsolo cadde sul bordo e poi per terra.
- Ah ha, sfigato. - mi prese in giro, dandomi una piccola gomitata e sghignazzando.
Non risposi. Avevo troppo sonno per farlo.
Senza dir nulla, le afferrai il braccio e poi la spalla, mi appoggiai su di lei e strinsi al petto il suo braccio.
Il Clown rimase stupita dalla mia azione. Non mi disse niente, non reagì minimamente.
"Che strano... mi sarei aspettato uno schiaffo o una gomitata..." pensai sospettoso.
Ma non potei pensare a lungo perché mi addormentai immediatamente, col calore della donna a riscaldarmi.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora