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- Ora lei non è qui, ma ritornerà fra non molto. - dissi, rialzandomi da terra con le gambe tremanti e prive di forza. Mi mantenevo al muro.
- Certo. Allora noi la aspetteremo qui- - diedi uno sguardo serio e privo di buoni sentimenti al terzo poliziotto.
- Se lei vede le vostre auto o proprio voi... se ne andrà subito. E poi si metterà a cercarmi e mi farà fuori. Mi torturerá... torturerá la mia famiglia... e questo non deve ASSOLUTAMENTE accadere! - tirai un pugno contro il muro bianco, buttando arrabbiato tutta l'aria che avevo nei polmoni.
- Pensandoci... il ragazzo ha ragione. Dobbiamo trovare un modo per metterla in trappola senza che accada nulla di spiacevole. - disse quello che sembrava il capo del trio poliziesco.
- Dante, tu la conosci bene, no? - mi domandò la donna. Accennai di poco con la testa in segno di esitazione.
- Bhe, possiamo contare solo su di te. Hai un piano? - ella teneva una mano sulla mia spalla.
Sentii che gli altri due non erano d'accordo nel farmi organizzare la trappola, ma lei li zittí subito. Era bello che mi stesse dando fiducia.
- Bhe... prima di tutto, nascondete le auto dietro la casa e in modo che non le possa vedere. Fate presto. - questo fu il mio primo "ordine".
Andarono subito i due subordinati mentre il poliziotto, che sulla giacca portava il cognome di "Monfrecola", rimase con me.
Mi studiò dalla testa ai piedi, notando le tracce di sangue secco sui vestiti. Mi prese la giacca per osservare meglio i segni d'usura.
- Perché sei sporco di sangue? - mi domandò freddo, lasciando la giacca e guardandomi negli occhi.
- Mi ha costretto a venir con lei quando doveva ammazzare qualcuno e quindi mi sono sporcato più volte. - spiegai con la sua stessa fermezza.
- Mhm... quindi non hai ucciso nessuno? -.
Il cuore mi batteva in gola e sentivo che il calore lasciava il mio corpo.
- No. Nessuno. - strinsi i pugni.
L'uomo notò il mio cambiamento di comportamento con sospetto.
Gli altri due colleghi tornarono, un po' affannati perché probabilmente avevano corso.
- Bene, e ora? - mi chiesero entrambi.
- Mhm... - mi presi il mento, escogitando un piano.
- Mhm... voi potreste nascondervi e quando torna, vi chiamo. - li guardai con gli occhi d'un bimbo che cercava consenso.
- Mhm... va bene. Ma se succede qualcosa, sappi che ci andremo tutti di mezzo. - mi avvisó il poliziotto Monfrecola.
Annuii deciso.
- Allora, nascondetevi lì, lì e lì. - dicendo ciò, indicai i vari punti con l'indice. Acconsentirono e si andarono a nascondere per bene, con le pistole a portata di mano.
Io mi misi davanti alla porta d'ingresso, ascoltando il rumore della pioggia battere sul tetto di quella casa vuota.
Mi immaginavo tutto quello che poteva accadere, come poteva andare a finire...
Un fulmine e poi un tuono squarciarono cielo e silenzio.
- Chissà quando arriverà... - mi.domandai, mettendomi una mano fra i capelli e buttandomeli dietro. Fra le dita mi rimasero vari capelli bianco latte. Osservai anche le unghie: erano nero pece.
Sospirai sconfitto.
Ma il rumore dei passi felini del Clown mi fece andare in allerta.
Ella aprì la porta, con lo sguardo malsano e la maschera sporca di sangue.
La guardai deciso.
- Faniamola qui. -.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora