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Erano passati ben venti giorni.
Il mio stomaco si era abituato a consumare così di rado.
Ero come sempre seduto per terra, contando i secondi che passavano: ero arrivato a 35'762'965'478 secondi quella volta.
La porta si aprì di colpo e il Clown scese le scale frettolosa. Indossava la sua spaventosa maschera, e da sotto si sentiva il suo respiro affannato.
Si gettò verso di me e, in pochissimo, mi levó le manette. Mi riammanettó solo i polsi tra loro.
Prese a tirarmi per il braccio, piuttosto arrabbiata.
- C-che succede?! - le domandai preoccupato, strattonando per scappare via.
- Dobbiamo andare, muovi il culo e non fare storie. - mi rispose secca.
Salimmo le scale un po' lentamente, visto che zoppicavo per colpa dei muscoli indolenziti e sensa forze.
Avevo finalmente ripreso a parlare in modo decente e le ferite al volto non mi facevano più male come i primi giorni.
Quando le salimmo tutte, iniziai a sentire dei rumori minacciosi da fuori avvicinarsi.
Mi trascinó fin fuori la piccola struttura, che era una catapecchia immersa nella vegetazione.
Mi guardai meglio attorno: quelle piante mi erano così familiari...
Mi si illuminarono gli occhi quando riconobbi quel piccolo boscetto: era quello vicino al campo da calcio! Conoscevo quel posto!
Sarei potuto scappare, ma le gambe ancora gridavano di dolore e funzionavano malamente, perciò fu meglio non rischiare.
La mente andava veloce come un cavallo da corsa, mi creavo mille piani di fuga, cosa potevo fare e cosa no, quando e come.
Il Clown mi portò fuori di lì, dove c'era ad aspettarci una moto. E anche bella e grande.
Il campo da calcio era vuoto.
Il Sole aveva preso da poco ad alzarsi.
Presi una grossa boccata d'aria pulita.
- Sali su, forza. - mi ordinò, spintonandomi verso il veicolo grigio e nero.
Non c'era nessuno nelle vicinanze, nessuno a cui potessi chiedere aiuto.
Se fossi scappato, lei mi avrebbe preso in un lampo e forse ammazzandomi direttamente per liberarsi del peso morto che ormai ero.
Non mi conveniva.
Lei era quella che aveva il modo di uccidermi, non i suoni che provenivano dalla boscaglia... erano latrati? Voci? Non si capiva niente e la mia mente da poco aveva trovato uno stimolo che non fosse il dolore o la voce del Clown.
Con un po' di forza, montai in sella. Anche la donna salì, mettendosi davanti a me.
La mise in moto con le chiavi che aveva nel camice di jeans. In un secondo, partimmo a tutta birra.
Già non sentivo più i suoni che l'avevano messa in allerta.
- Perché siamo fuggiti così? - le domandai confuso.
- Taci. - rispose fredda, prestando attenzione solo alla strada.
Era una strada sterrata, lontana dall'agglomerato urbano.
Mi sporsi un po' per capire a che velocità stavamo correndo: 100 km/h.
Era piuttosto veloce.
Mi guardai attorno finché non mi venne in mente un'idea del tutto folle: gettarmi giù dalla moto e correre verso la direzione opposta.
Probabilmente mi sarei rotto la testa o sarei morto, ma era sempre meglio provarci. E poi, preferivo morire subito che esser torturato da quel mostro.
In quel momento di panico, mi sembrava la cosa migliore.
Preferivo che la mia esistenza finisse per volere mio. Non suo.
Senza dir nulla, infilai la testa nello spazio creato tra le due braccia ammanettate ai polsi e mi buttai di lato. Caddi. Rotolai su me stesso.
La moto continuava per la sua strada mentre io mi fermai del tutto. Ero ancora vivo, anche se con un dolore allucinante a tutto il fianco destro.
Ero sporco di terra umida, sangue essiccato e urina asciugata.
Riuscii a stento a rialzarmi, con la mano destra che sanguinava.
Guardai in direzione della moto: niente.
Col fiatone, incominciai a correre il più velocemente possibile.
Ma sentii un rombare di motori avvicinarsi verso di me.
- Nonono! - esclamai spaventato, aumentando il passo.
La motocicletta del Clown mi sorpassó di poco per poi tagliarmi la strada bruscamente.
Mi fermai di botto, guardando con orrore l'assassina che scendeva dalla moto. Aveva sfoderato il suo martello.
Avrei preferito mille volte di più morire per la caduta che per mano sua.
Indietreggiavo, ansimando di terrore.
- Schiavetto infedele, la pagherai molto cara. - alzò il martello e mi colpì alla nuca.
Svenni sul colpo.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora