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Ero legato con delle cinghie ad un tavolo: era il mio "letto". Non indossavo la mia giacca e il mio scaldacollo, ma non sentivo tanto freddo.
La stanza era buia e spettrale, le finestre rotte erano chiuse. I muri scrostatati e macchiati di muffa mi circondavano.
Ero nell'ennesima casa abbandonata, stavolta sperduta su per le colline. Era abbandonata da tempo e nessun abitante della cittadella ai piedi dei colli veniva mai.
Il Clown mi aveva lasciato così da un paio di giorni, senza cibo né acqua. Non la vidi affatto, ma sentivo spesso i suoi passi veloci avvicinarsi per poi fermarsi ed infine allontanarsi.
- TI P-PREEEEGO... LIBERAMIIIII... - la supplicai per la centesima volta.
Sapevo che lei era appoggiata alla porta che divideva la mia stanza dal resto del mondo. Sentivo la sua testa battere ritmicamente sulla porta di legno.
Cosa voleva che io le dicessi ancora? L'avevo supplicata, pregata... avevo gridato la sua pietà, avevo anche pianto. Mi ero umiliato per avere la sua clemenza, eppure ero ancora lì. Con in pantaloni bagnati come le mie guance, continuavo a supplicarla.
Non succedeva nulla. Niente di niente.
Piagnucolavo nella mia miserabile e patetica solitudine, con la paura che mi attanagliava il cuore.
- Mamma... papà... a-aiutatemi... svegliatemi da quest'incubo... vi prego... - mormorai con un nodo alla gola. Avevo iniziato anche a tremare.
Sentii una testata decisamente più forte, accompagnata da una bestemmia. Subito dopo si aprì la porta, inondando la camera di luce e facendomi chiudere gli occhi per abituarmici.
La donna entrò come una furia, con gli occhi iniettati di sangue e colmi di rabbia. Aveva un orribile ghigno sul volto e i capelli erano spettinati più del solito.
Quando mi fu di fronte, mi afferrò per il collo e cominciò a stringere la presa, col braccio tremante a causa dell'adrenalina.
Sbarrai gli occhi, che ormai sembravano neri che marroni, e impallidii più di quanto non lo fossi già.
- Tu non hai più una madre e un padre! Tu sei solo, schiavetto! Cosa cazzo credi di fare chiamandoli in tuo "soccorso", eh?! Razza di deficiente senza speranze! - insultandomi, sbatteva la mia testa contro il duro legno, iniziando a farla sanguinare.
Non sentivo più il mio corpo, ma sentivo solo freddo glaciale. La stanza diventava sempre più sfocata e scura alla mia vista. La mia mente era leggera e quasi la sentivo come fluttuare nel cielo.
Ma un dolore mi fece riprendere lucidità, facendomi gridare a squarciagola.
Mi sentivo andare a fuoco il mignolo destro. Volevo capire cosa mi avesse fatto quella maledetta psicopatica, ma non riuscivo a vedere bene.
Allentó, per mia fortuna, la presa al collo. Era rosso e violaceo, pieno di lividi.
Ella mi guardava con odio, mostrandomi un grosso coltellaccio che non avevo mai visto... macchiato di sangue fresco e gocciolante.
"È mio... quel... sangue?" mi domandai, rabbrividendo e annaspando.
- Conosci la leggenda del filo rosso che lega due anime gemelle per i loro mignoli e che non si spezzerá mai? - mi domandò con un pizzico di sadismo.
Annuii lievemente.
- Bene... e sai che ho trovato il modo per tagliare questo filo? -.
Gridai nuovamente mentre sentivo tagliarmi via anche il mignolo sinistro.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora