Singhiozzavo e piagnucolavo, pregando Dio in un qualche miracolo.
Avevo tanta di quella paura...
Non so quanto tempo passò, ma ne passò abbastanza per farmi addormentare dalla stanchezza sia del pianto che del viaggio.
Ricordo che non feci affatto bei sogni, ma solo tanti incubi, uno dietro l'altro e senza mai finire.
Mi svegliai di colpo, annaspando e andando nel panico. Il terrore mi aveva catturato il cuore e la mente e in quel momento non riuscivo a far nulla.
L'aria pareva mancare e perciò presi a respirare a grandi e disperate boccate mentre la mia fronte si impregnava di sudore.
- LIBERAMI! TI PREGO, LIBERAMI! NON RESPIRO! - urlavo; respiravo male.
Gridavo con tutta la forza che avevo in corpo. Mi dimenavo per cercare di liberarmi e aprire la porta.
Facendo qualche saltello, persi l'equilibrio e azzeccai la faccia contro la porta, facendomi un male cane al naso che prese a sanguinare.
- LIBERAMI! - urlai nuovamente, battendo il dorso dei piedi sul parquet. Con il fiatone, gridai per aiuto senza mai smettere.
D'un tratto, sentii dei passi avvicinarsi alla porta.
Speranzoso, provai a rimettermi come prima ma il risultato fu che mi rovesciai sul fianco.
- SO CHE CI SEI, LIBERAMI! NON RESPIRO! - le lacrime non mi facevano veder bene mentre sentivo il cappio immaginario che mi stringeva la gola farsi sempre più stretto.
Sentii anche degli altri passi... e degli altri ancora... fuori quella porta ci dovevano esser almeno tre persone.
- Dobbiamo sfondare la porta! C'è qualcuno lì dentro! - ordinò un uomo.
Dopodiché, dei forti rumori facevano capire che stavano per buttar giù la porta a spallate. Ma io ero proprio lì dietro!
Mi ammutii, guardando la porta percossa con sempre più preoccupazione.
I cardini volarono via.
Tenni gli occhi chiusi, preparandomi all'impatto. Ma la porta non mi cadde addosso.
- Ragazzo, tutto bene? - mi chiese un altro uomo, prendendomi per le spalle e mettendomi in ginocchio.
Aprii gli occhi.
Non ci potevo credere: coloro che avevo davanti ai miei occhi... erano poliziotti!
Tirai su col naso, respirando ancora affannoso. Feci di no con la testa, scoppiando a piangere.
- Sei al sicuro ora, tranquillo! - mi confortó una poliziotta, inginocchiandosi per abbracciarmi con amore.
Mentre piangevo, mi tagliarono le funi che mi tenevano bloccato. Abbracciai la donna con tutta la forza che avevo.
- Shh, ora calmati... - mi accarezzava la schiena.
Vidi che gli altri due poliziotti stavano chiamando la centrale.
La poliziotta dai capelli biondi e con delle ciocche rosa mi prese per una guancia, dandomi una carezza amorevole.
- Tu sei Dante Alessandrini, vero? - mi chiese.
- S-sì... sono io... - mormorai, asciugandomi le lacrime.
- Finalmente sei in salvo. Ritornerai dalla tua famiglia. - mi confortó.
- Ma prima dobbiamo farti molte domande in interrogatorio... - precisó il poliziotto calvo.
- C-certo... ma prima. Dovete arrestare una persona. - divenni serio e cupo, abbassando il capo.
- Dante, sai chi è che ti ha fatto questo? - mi domandò la bionda.
Annuii.
- È stato il Clown. Lei mi ha fatto questo e lei mi ha rapito. Lei ha ammazzato mia zia e altre, tantissime persone. È lei che dovete arrestare. -.
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Lo Schiavo Del Clown
Mystery / ThrillerMi chiamo Dante e sono sempre stato un amante del giallo: mi interessavo ai casi polizieschi più svariati, facevo ricerche su vari personaggi del crimine e della giustizia e conducevo degli studi per diventare un grande investigatore. Ma tempo fa, v...