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Soltanto quando pronunciò il mio nome tutto mi ritornò in mente: ma certo, come avevo fatto a dimenticarlo?!
Era lui il mio migliore amico d'infanzia! Sognava di diventare un poliziotto e di aiutarmi in qualsiasi indagine: infatti, spesso giocavamo a cercare il "ladro di biscotti" che non era altro che il suo cane Dollaro che ci rubava i biscotti mentre mangiavamo la merenda a casa sua.
Eravamo inseparabili. Come fratelli.
Ma per come mi guardava, sembrava più che avesse ritrovato la sua anima gemella perduta.
- F-...Francesco...? - mormorai con voce rotta, finalmente riconoscendo il ragazzo che era presente in tutte quelle foto che stavano in giro per la casa.
- D-dante... dove sei stato tutto questo tempo? - le sue labbra fremevano leggermente mentre faceva un paio di passi verso di me. Adesso eravamo a solo un paio di palmi di distanza.
Mi ammutii nuovamente. E ciò quasi lo distrusse.
- Sai vero che t-tutti ti stanno cercando...? - gli era davvero difficile non buttarsi su di me per abbracciarmi, lo capivo da come stringeva i pugni per trattenersi e gli occhi gli si stavano gonfiando.
Non ruppi il mio silenzio. Riacquistai la mia sfrontatezza, facendo un grosso respiro e impettendomi leggermente. Gli davo uno sguardo duro e severo, freddo come il ghiaccio... freddo come gli occhi del Clown.
- T-tu ti ricordi di me, giusto? Mi hai anche chiamato p-per nome! - mi prese per la giacca e mi avvicino a sé quasi con disperazione.
- Francesco, allontanati da l- - il padre si bloccò.
Il ragazzo dai capelli castani era con il sedere per terra perché l'avevo spinto con forza, giocando col coltello in modo minaccioso.
- Allontanati se non vuoi che ti sgozzi. - lo minacciai senza pensare ai suoi sentimenti che si sgretolavano poco a poco.
Si asciugó subito le lacrime che volevano scendere ma che lui non voleva far vedere. Gli occhi gli si erano anche arrossati.
Alzai in aria l'enorme coltello, pronto a far cadere la lama metallica sul suo collo roseo e non più coperto dalle sue mani.
- D-dante, ti prego, n-non lo fare! - mi pregò la madre con le lacrime che le rigavano il viso. Il padre non si azzardava a muover muscolo visto che avevo il figlio a portata di coltello e lo potevo assassinare in meno d'un secondo.
Francesco tacque. Era paonazzo e ormai una mia qualsiasi azione poteva farlo scoppiare in un pianto disperato.
- Voi... non potete capire... - mormorai.
Il mio ex amico alzò lo sguardo sconfitto verso di me.
- C-cosa non c-capiamo...? - mi domandò.
Sospirai, abbassando nuovamente l'arma. Anche lo scaldacollo si abbassò, rivelando le mie ferite e facendo sussultare tutti loro.
- Io... io sono costretto a far questo. E devo anche sbrigarmi altrimenti sarò io quello che ci perderà la testa... letteralmente... - spiegai a bassa voce.
- Chi t-ti costringe? Dante, sai che t-ti possimo aiutare...! - poco a poco, stava recuperando fiducia in me.
Girai gli occhi nervoso, con un nodo alla gola che non mi faceva dir altro.
E di nuovo si rialzó, mettendo drasticamente a rischio la sua vita.
Heh... una cosa che mai scorderò di lui sarà sempre la sua determinazione.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora