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- C-chi... chi siete? - mormorò il bambino con voce assonnata.
Voltai il viso verso di lui, con l'acqua piovana e il sudure colare giù per il mio mento nello stesso momento. Il mio sguardo era pietrificato.
- Che ci fate... in... camera mia...? - continuò a domandarci il bimbo dai capelli castani. Mi ricordó tanto il mio cuginetto Vincenzo.
Gli feci un piccolo sorriso malinconico per rassicurarlo. Spinsi via con foza il martello del Clown e mi misi proprio davanti al piccolo, proteggendolo col mio corpo.
Non so ancora come, ma il bimbo aveva capito che non ero cattivo mentre la donna sì: si strinse a me e cominciò a piagnucolare e a chiamare la mamma. Mi si strinse il cuore.
La rossa non ci pensò due volte a scaraventarmi per terra e ad assestare un pesante colpo contro il petto del bimbo. Questo gridò di dolore.
- FERMA!!! - le urlai contro, tentando di rialzarmi dal pavimento.
La porta si spalancó. Una donna sulla trentina d'anni ci guardava terrorizzata e con le lacrime agli occhi.
- SCAPPA! - la avvisai per metterla al sicuro, ma ella rimaneva immobile.
Il Clown si mise a ridere istericamente, ma senza dir una parola.
Si girò verso il ragazzino e alzò il martello con entrambe le mani.
- M-MARCO! - gridò la madre.
- MAMMAAA- - si ammutí. Il martello lo colpì fatalmente sulla testa, spaccandogli il cranio come un cocomero. Il sangue prese a scorrere giù dalla suo viso che aveva un'espressione traumatizzata.
La povera madre si era fermata, visto che stava per bloccare la pazza omicida. Ma non ce la fece in tempo.Osservavo la scena col cuore fermo in petto e con le ossa e i muscoli  tremanti.
Infine, il Clown si avvicinò a passo felpato alla donna: la afferrò per la gola e le piantó nel suo addome una lama presa dalla tasca.
Il cadavere cadde con un sordo tonfo.
La stanza era macchiata di sangue ovunque e anche l'assassina ne era sporca. Quel liquido era del medesimo colore dei suoi capelli.
La osservavo spaventato da terra, non avendo il coreggio di alzarmi.
- Alzati, stronzo d'uno schiavo... - mi ordinò ringhiando.
Eseguii a stento l'ordine, alzandomi scattosamente e con gesti nervosi.
Con un ringhio di collera, mi afferrò per il mento con un mano e con l'altra mi strinse il braccio destro.
- Hai davvero deluso. Tsk, sei un incapace... uno stupido... un ingrato! Io ti ho risparmiato, ti ho dato da mangiare e ti ho preso come apprendista e tu che fai? Mi tradisci?! - mi sbraitó contro, buttandomi nuovamente per terra e mettendosi a cavalcioni su di me, bloccandomi entrambe le braccia.
Ero troppo spaventato per difendermi o per pensare lucidamente: fremevo e sudavo, il mio sguardo era come quello d'un cane bastonato e respiravo in modo innaturale.
- Tu non hai altri se non me e come MINIMO dovresti eseguire i miei ordini senza obiettare... - si levó la maschera e mi osservò negli occhi. Digrignó i denti. Quasi pareva una bestia incattivita.
- S-scusa... n-non... a-a-accadrà m-mai... più... - balbettai chiudendo gli occhi.
- E sia... -.

Lo Schiavo Del ClownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora