Capitolo 1

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<<Tesoro svegliati o farai tardi a scuola.>>
Sento una mano scuotermi una spalla e tirar via le coperte.

Perfetto, non ho sentito suonare la sveglia.
Iniziamo bene.

Giro la testa dall'altra parte e apro un occhio. La luce intensa che filtra dalla finestra mi dà fastidio e capisco che è il momento di alzarsi. Scendo dal letto e vado in bagno.
Apro il rubinetto e mi lavo la faccia con l'acqua fredda.

È il primo giorno di scuola e vorrei solo dormire, ma costringo le gambe ad andare verso l'armadio.
Scelgo un paio di jeans neri e una maglia bianca a mezze maniche abbinata a una giacca dello stesso colore dei jeans.
Metto le mie solite converse e scendo in cucina prima che mia madre inizi a urlare.

<<'Giorno Kitty>,  mi saluta mio padre dal tavolo della cucina.
<<Ciao papà>> dico, avvicinandomi al piano di marmo e versando del caffè caldo in una tazza.
Lo sorseggio lentamente godendo l'aroma che emana, mentre osservo mia madre correre da una parte all'altra della stanza.
È una donna molto elegante con i capelli lunghi neri e gli occhi azzurri come il cobalto.
La gente che non ci conosce ci scambia per sorelle perché siamo identiche. Stesso sorriso, stessi occhi e stessi capelli. Da mio padre invece non ho preso molto, anzi non ho preso praticamente niente a parte il carattere. Ha gli occhi di un verde vivo come l'erba appena tagliata e da giovane aveva i capelli biondi, invece ora sono grigi, segno degli anni che sono passati.
È determinato e solare e da lui ho ereditato la mia passione più grande, l'equitazione.

<<Veloce Kirsten>>, dice mia madre dirigendosi verso la porta.
Poso la tazza nel lavello, saluto mio padre ed esco chiudendomi la porta alle spalle.

Procedo verso la macchina e sento l'aria fresca e frizzante di inizio settembre pungermi il viso.

Ho sempre amato Londra in questo periodo.

Prendo posto in macchina e partiamo a tutta velocità.

Parcheggiamo circa dieci minuti dopo davanti a scuola. Saluto mia madre e percorro il vialetto gremito da gruppi di studenti.

<<Kirsten! Aspettami!>> sento la voce inconfondibile della mia migliore amica.

Mi volto e la vedo venire verso di me a passo svelto. Indossa un vestitino verde a fiori che risalta il colore dei suoi occhi e i capelli rossi sono raccolti in una treccia morbida.

<<Pronta per un nuovo anno di agonia?>> dico ridendo mentre si avvicina.
<<Non essere pessimista... Potrebbe essere un anno divertente>> fa lei, abbracciandomi.
<<Lo spero veramente.>>
Vediamo che la massa di studenti si appresta ad entrare, così tra una spinta e l'altra ci facciamo spazio e raggiungiamo l'ingresso.
Ad accoglierci ci sono le solite pareti bianche e i soliti armadietti blu sbiaditi.
<<Hai preso una decisione?>> mi chiede Laurel tutto a un tratto.
<<Si. Troverò un lavoro e metterò da parte abbastanza soldi per poter fare quello che mi rende felice>> dico, nel modo più ottimista possibile.
<<È solo uno sport Kirsten... Credi che valga seriamente la pena rinunciare al tuo tempo libero per un capriccio?>> dice accigliata.
<< L'equitazione è la mia passione fin da quando sono piccola, non uno stupido capriccio. Fine del discorso.>> le rispondo tagliando corto e lanciandole un'occhiataccia.
<<D'accordo... Contenta tu>> dice, alzando gli occhi al cielo.

So benissimo che lei disapprova quello che sto per fare, ma lo fa solo perché non capisce quanto è realmente importante per me.

Sentiamo la campanella suonare, percorriamo il corridoio e riusciamo ad entrare in aula cinque minuti prima dell'inizio della lezione.

Scorgo sempre i soliti volti di quattro anni fa e la cosa mi rasserena.

<<Allora è proprio vero che chi non muore si rivede!>> urla Thomas, dall'altra parte della stanza.

È stato il primo ragazzo con il quale ho fatto amicizia appena varcata la soglia della mia attuale classe durante il primo anno di liceo e da quel giorno siamo diventati inseparabili.

<< Ehi Thom!>> corro verso di lui e gli getto le braccia al collo.
<<Ti sono mancato eh?>> mi chiede lui stringendomi a sè ridendo.
<<Ovvio! Sei stato via quasi per più di un secolo, altro che vacanze, razza di imbecille!>> dico, liberandomi dall'abbraccio e guardandolo con finta disapprovazione.
Lui ride e si passa una mano tra i capelli castani.
<< Ehi! Per la cronaca esisto anche io!>>, dice Laurel sbuffando, rivolgendosi a Thom.
Lui la guarda e la stringe in un abbraccio, dandole un bacio dolce sulla fronte.

Mi piacerebbero molto insieme se solo lui non fosse fidanzato con quella vipera e stronza di Ashley.

Entra il prof e prendiamo tutti posto in silenzio.
La giornata passa in fretta e al suono della campanella che segna la fine delle lezioni corriamo in fretta fuori dall'aula.
Saluto i miei due migliori amici e procedo lentamente verso casa guardandomi attorno.

Dal lato opposto della strada vedo l'insegna illuminata del PANDEMONIUM, il locale per eccellenza, quello frequentato da tutti i ragazzi e le ragazze della mia età.
È sempre affollato e non capisco come facciano a gestirlo in un modo così impeccabile.
Decido di farci un salto per tentare di accaparrarmi un lavoro, qualunque esso sia.

Attraverso la strada in fretta ed entro nel locale.

É ben allestito, con uno stile moderno e le pareti di un colore marrone acceso che rende l'atmosfera accogliente.

Mi dirigo verso la cassa dove siede una giovane donna concentrata a scrivere qualcosa, con i capelli castani raccolti in uno chignonne.

<<Ehm... Salve>> dico, sperando che si accorga della mia presenza.
<<Ciao cara, dimmi pure>> fa lei, sorridendo e alzando lo sguardo per incontrare il mio.
<< Mi chiedevo se avesse bisogno di altro personale... Sarei disposta a fare qualunque cosa.>>
<< Io sono la proprietaria, ma è mio figlio Lucas a gestire il locale cara. Dovresti parlare con lui>> ribatte, sorridendo gentilmente.
<<Saprebbe dirmi quando posso
trovarlo?>> le chiedo, sfoderando il mio sorriso migliore.
<<Passa domani a quest'ora.>>

La ringrazio ed esco dal locale con la speranza che domani, questo Lucas possa essere così gentile da offrirmi un lavoro, qualsiasi esso sia.

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