Capitolo 25

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Stanotte non ho praticamente chiuso occhio, ero ancora agitata anche se ieri sera Neytan è stato così gentile da portarmi fuori a cena. Abbiamo parlato un po' del più e del meno cercando di dimenticare quello che era successo e mi ha raccontato delle cazzate che faceva con Stive. Si vedeva dai suoi occhi come era felice nel raccontare i loro momenti insieme, stavo per chiedergli perché avesse fatto quello che ha fatto con Hanna ma mi bloccai perché capii che non ero io a doverglielo chiedere ma Stive. E poi lui non me lo avrebbe mai perdonato.

Mi piaceva ascoltare le loro avventure, anche se tra un racconto e un altro pensavo ancora al mio di problema, e di come la vita sia stata cattiva con me. Anch'io ho avuto un passato bello da poter raccontare, anche se il loro era più spensierato rispetto al mio, e se devo essere sincera quello era il mio più grande dolore: sarà strano a pensare che dopo tutto quello che ho visto e subito, la morte di mia nonna, quella di mia madre e tutto il resto, quello sarebbe stato il mio più gran dolore, il dolore di non aver avuto un passato bello come il suo.

Quando il mio caffè è ormai pronto mi siedo davanti alla grande vetrata della stanza pensando lei. Dio mio mi manca così tanto. Una lacrima scende sul mio viso, l'asciugo con la manica della felpa, ma purtroppo è troppo tardi perché Neytan è lì, seduto di fianco a me. Ero troppo presa dai ricordi e non mi ero accorta del suo arrivo, mi guarda con aria dispiaciuta, quasi gli faccio pena. Poi cattura la mia attenzione:
«Desy? Ti manca tanto vero?»
Tiro su col naso, mi giro verso di lui e annuisco. Volevo mentirgli ma non ci riuscii. I miei occhi sono stanchi.
«Sì Neyt mi manca da morire!»

Restiamo a fissare fuori da quella vetrata senza che nessuno dei due dica una parola. A volte mi spaventa il suo comportamento, da come lo descrive Stive non dovrei fidarmi perché continua a ripetermi che è solo un figlio di puttana che un giorno mi farà soffrire, ma vedendo come si è comportato con me in questi giorni mi è difficile pensarlo.

NEYTAN'S POV.

Sono un fottuto cazzone, non dovevo farmi convincere da lei e portarla di nuovo in quella maledetta casa Witter. Continuo a guidare, sono così incazzato che se solo le succedesse qualcosa giuro che... mi fermo prima di lasciar terminare il mio pensiero.
«Ehi tranquillo, calmati Neyt, non mi succederà nulla ok?»
Rimango zitto dopo averla sentita pronunciare quelle parole.

«Siamo arrivati.» dico con voce tremante, lei continua a fissare la grande villa senza far sentire neanche un suo respiro. Non so a cosa stia pensando ma da come si è rintanata nel suo corpo si vede lontano un miglio che se la sta facendo sotto dalla paura. La mia mano le accarezza i capelli cercando di farla sentire protetta.
«Ehi piccola tutto bene?» quando il suo sguardo è finalmente tutto mio le faccio un sorriso cercando di trasmetterle tranquillità.

Continuo ad accarezzarle i capelli, poi sposto la mano sulla sua guancia. Solo al mio tocco lei sposta la testa di lato come un gattino che vuole coccole, le sorrido senza spostare i miei occhi dai suoi e mi avvicino.
«Possiamo anche andare via, basta solo che tu lo dica.»
«No, voglio farlo Neyt.» dio è così bella, quanto vorrei baciarla. Le do un bacio sulla guancia e scendiamo dalla macchina, la tengo per mano, questa volta non la lascerò giuro. Lei la stinge forte facendomi capire quanta paura abbia. Mentre ci avviamo alla porta con voce minacciosa e piena di rabbia le dico:
«Tranquilla piccola ci sono io, non ti faranno del male. Non stavolta.»

Sono già 15 minuti che siamo in casa Witter, io non riesco a concentrarmi con il lavoro. Per non dare sospetti abbiamo deciso di portare a termine le nostre pratiche, sono concentrato su di lei, cerco di portare al termine questo cazzo di affare il più presto possibile in modo da poter uscire in fretta da questa cazzo di casa che più ci passo del tempo, e più mi mette brividi.

DESYRÈ'S POV.

Finalmente Neyt ha quasi terminato l'affare con i Witter, io però non so come fare per poter parlare con quel bambino senza lasciare la stanza, ma soprattutto Neytan. Quando sto per pensare a come fare noto delle foto appoggiate sul caminetto di fronte a noi. D'istinto mi alzo, avvicinandomi: è la classica foto di famiglia dove sono tutti felici e sorridenti, ci sono altre foto anzi solo foto di quel bambino, sorrido nel guardarle e:
«Devo dire che è davvero molto bello!»
Dico involontariamente a voce alta.
«Sì signorina Tomas è davvero bello.»
«Mi scusi Signor Witter non volevo essere indiscreta è solo che...»
«Tranquilla non è nulla, lui è il mio Bred, il mio piccolo Bred junior.»
«È davvero bello Signor Witter.»

Noto una gran tristezza nei suoi occhi e non riesco a capire il perché.

Sono delusa e incazzata con me stessa per non essere riuscita a parlare con quel bambino, Bred. Sicuramente avrà bisogno di aiuto come lo avrei necessitato anch'io all'epoca, ma non so come aiutarlo. Salutiamo il Signor Witter, ma quando scendo il primo gradino della grande Villa mi giro verso di lui:
«Signore?»
«Sì Signorina Tomas?»
«Mi saluti il piccolo Bred junior, e gli dica che non deve dispiacersi per me, io ora sto bene. E gli dica anche di non avere paura, perché con la paura non si ottiene mai nulla.»
Scendo gli altri scalini che rimangono, faccio qualche passo ma poi mi fermo perché prima di lasciare per sempre quella casa voglio fargli capire che io lo so e che questo è l'unico modo per fargli sentire il mio affetto:
«Mi scusi ancora, gli dia un bacio da parte mia.»

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