A strange boy

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E anche l'ultima lezione di oggi era finita. Mi sedetti al solito tavolo, vicino alla finestra che dava sul giardino fiorito della scuola.
Pasley mi raggiunse eccitata:
«Oh my God! Non puoi capire cosa è successo!» esclamò lei, con la sua voce acuta.
«Spara!» la incitai, trasportata dalla curiosità.
«Stavo camminando tranquillamente per il corridoio degli armadietti, sai, oggi rifornivano i distributori e io volevo assolutamente provare le barrette ai cereali e limone: dicono che il limone depura l'intestino, oltre che fare bene allla pelle...» divagò lei.
«Vai al punto!» la sgridai.
«Oh, sì! Ad un certo punto mi taglia la strada la preside, con un ragazzo stupendo! Ho scoperto che è un nuovo studente...» mi raccontò lei, con aria sognante.
Alzai gli occhi al cielo: era sempre la solita.
«E io che mi aspettavo qualcosa di utile» sospirai.
«Uh, non è colpa mia se ti sei fidanzata! Io sono single e guardo tutti i ragazzi!» mi rispose.
Ci raggiunsero Nate e Spencer.
Nate mi salutò con un bacio casto, poi si sedette accanto a me, mentre Spencer mi fece l'occhiolino e prese posto vicino a Pasley.
«Hey, dolcezza» disse Pen, avvolgendo Lily col suo braccio.
«Piantala, Spencer!» rise la mia migliore amica, liberandosi dal braccio di Pen. Tra loro era sempre così: Pen giocava al finto fidanzatino e Lily ci rideva sopra, ma ciò che lei non sapeva era che Pen era davvero innamorato di lei.
Chiaccherammo delle solite cose e consumammo quasi tutto il cibo che avevamo nel piatto, poi la nostra attenzione fu catturata da dei gridolini di alcune ragazze: le cheerleader della scuola stavano saltellando e urlando dinnanzi a qualcuno, ma non riuscivo a vedere chi. Sporgendomi, scorsi un ragazzo dalla carnagione cadaverica, dei riccioli neri e due occhi penetranti azzurri: probabilmente era il ragazzo di cui mi aveva parlato prima Lily. Lei si agitò subito e mi tirò un colpetto complice sul braccio.
In quel momento la preside fece il suo ingresso nella mensa.
«Buongiorno, ragazzi. Sono lieta di presentarvi un nuovo alunno, nonchè mio figlio: Caleb Davis» disse lei, indicando il "cadavere".
Lui fece un cenno con la mano e tutti applaudirono e gridarono frasi di benvenuto.
Se prima gli sbavavano dietro perchè era bello, ora che sapevano che era il figlio della preside, avrebbero baciato ogni centimetro del pavimento che calpestava.
«Ovviamente, se per lei non è un disturbo, gradirei che la signorina Lane portasse mio...Caleb a fare un piccolo giro della scuola» chiese la preside, guardando nella mia direzione.
Io annuii visibilmente e mi alzai da posto, anche se non capivo perchè avesse scelto proprio me.
Uscii dalla mensa, seguita da Caleb.
Il giro si rivelò noioso, più di quanto mi aspettassi: alle poche domande che avevo posto a Caleb, lui aveva fornito loro delle risposte rapide, sfuggenti. Per tutto il tragitto mi limitai a spiegargli un pò le regole della scuola e gli indicai le aule e le rispettive materie che vi si svolgevano all'interno, mentre lui rimase sempre in silenzio, limitandosi a fissarmi in modo strano, in un modo che mi metteva addosso un sacco di brividi inspiegabili.

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