The vampire world

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Mio padre mi condusse, in volo, di nuovo nel centro della città e, durante il volo, mi disse che i suoi uomini avevano già portato al sicuro tutti i miei amici, mamma compresa. Dopo ciò, ci fermammo al parco.
«Credevo che saremmo andati nel mondo vampiro per salvare Caleb!» dissi, preoccupata: non sapevo quanto tempo ci rimaneva e io non potevo sopportare l'idea che Caleb non ci fosse più. Ora era qui, tra le mie braccia, che gemeva per il dolore. Era maledettamente stupendo anche in questo stato, se non fosse che stava soffrendo.
Cazzo, era solo colpa mia!
«Infatti ci siamo sopra» mi annunciò, indicando un tombino sotto ad una panchina.
«Spero che tu stia scherzando» risi io. Mio padre rimase serio e spostò la panchina e poi il coperchio del tombino. Da esso partì un vortice d'aria, nel quale mio padre si tuffò. Un pò timorosa, lo seguii.
Il viaggio durò neanche un secondo, dopodiché atterrai in un posto lugubre e affollato: era il mondo vampiro! Ero sbalordita dal numero di vampiri che vi erano qui sotto, e poi: era una vera città!
Me la sarei goduta dopo, ora dovevo pensare solo a Caleb.
Lo portammo nell'ospedale vampiro, dove venne portato subito in sala operatoria. Mio padre ed io fummo costretti ad aspettare in una sala all'entrata.
«È davvero un bravo ragazzo, quel Caleb. Si vede che ti ama» mi disse, mentre iniziai a piangere sulla sua spalla.
«Mi ricorda me da giovane: anch'io ero così innamorato della mamma» continuò lui, facendo sì che i suoi occhi diventassero lucidi.
«Perchè, ora non la ami più?» gli chiesi, tirando su col naso. Lui rise appena.
«Non ho mai smesso di amarla. Ricordo ancora il giorno in cui ci siamo conosciuti...a quel tempo stavo con la madre di Caleb, anche se non era vero amore; stavo con lei per sfizio. Quando conobbi tua madre, però...wow...sento ancora i brividi» raccontò lui.
«E poi che successe?» gli chiesi io. Sospirò.
«Frequentai tua madre, alle spalle della mia "fidanzata". Un giorno lo scoprì e si infuriò, ponendomi davanti ad una scelta: lei o tua madre. Scelsi quest'ultima, ma lei non ci lasciò in pace, per questo ci trasferimmo: speravamo di poter vivere una vita serena, e così fu, almeno per sei anni, poi ci trovò e conobbi il suo "lato" nascosto. Mi morse, obbligandomi a lasciarvi, per il vostro bene» rivelò lui.
«E cosa hai fatto in questi 13 anni? Dove sei stato?»
«Lei pensava che, avendomi morso, sarei tornato da lei, ma non lo feci. Si infuriò ancora di più e mi disse che, se non mi poteva avere lei, non mi avrebbe avuto nessuno e mi intimò di sparire, o vi avrebbe fatto del male. Così venni quaggiù e mi costruii una nuova vita, trovando degli amici, che mi hanno aiutato in tutto questo casino che si è creato oggi» rispose.
Ero davvero incredula: mio padre aveva davvero sofferto molto, e io avevo sempre pensato che fosse stato un'egoista che non voleva prendersi cura della sua famiglia. Lo abbracciai, in segno di perdono, ma venimmo interrotti da un dottore che si schiariva la gola.
«Non vorrei disturbarvi, ma ho notizie sul ragazzo che avete portato da noi» disse, con voce profonda. I miei occhi si illuminarono.
«Allora?? Ce l'ha fatta?!» chiesi io, impaziente.

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