Caleb my hero

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Proprio quando la punta del paletto mi stava sfiorando, qualcuno tirò via da me la preside: Caleb. Sorrisi involontariamente, mentre lui mi aiutò ad alzarmi.
«Tu, figlio ingrato! Dopo tutto quello che ho fatto per te...mi volti le spalle??!» sbraitò lei, inviperita.
«Da quando sei diventato così debole? Dov'è il ragazzo spietato che ho allevato?» continuò lei, addolorata, ma pur sempre furiosa.
«Mamma, smettila! Non ti aiuterò più nei tuoi piani, non sarò più tuo complice» rispose Cal, deciso.
«Ti stai mettendo contro di me??!» gridò la madre, incredula. Lui annuì.
«Difenderò Acacia a costo della mia stessa vita!» urlò. Non potevo crederci, mi ero sbagliata su di lui.
«TU NON SEI PIÙ MIO FIGLIO! E TU, ACACIA LANE, STAI CERTA CHE TORNERÒ» tuonò lei, sparendo. Caddi a terra, in lacrime.
«È tutta colpa mia, mi dispiace, non potrò mai rimediare e non pretendo il tuo perdono, ma permettimi di starti vicino e di proteggerti, sempre» mi chiese Caleb, accovacciandosi vicino a me. Io lo guardai con gli occhi lucidi e mi sentii sicura, protetta, sapevo che anche la peggiore delle cose, con lui, sarebbe stata perfetta. E riflessa nelle sue iridi di ghiaccio non vidi più il mostro che mi credevo, vidi la solita ragazza che sono sempre stata.
«Tu mi hai salvato la vita due volte, non mi importa se all'inizio avevi cattive intenzioni, l'importante è che non le hai messe in pratica. Non importa se hai condannato la mia esistenza, lo hai fatto per me, per salvarmi, per farmi vivere, e so che se tu sarai al mio fianco, questa vita difficile sarà migliore, non più facile, semplicemente più piacevole. Ti conosco da poco, ma è come se ti conoscessi da sempre» parlò, il mio cuore. Lui sorrise.
«Te lo prometto» disse. Poi si avvicinò pericolosamente alle mie labbra.
«No...non posso, scusa» lo allontanai io, per poi correre via, anche se, un attimo prima di andarmene, potei vedere sul suo viso un sorriso.
Arrivai al parcheggio e raggiunsi di fretta l'auto della mia migliore amica, che mi stava aspettando da quasi mezz'ora.
«Oh santo cielo, eccoti! Ti ho lasciato 20 chiamate, perché non hai risposto?? E che hai combinato?!» disse, alludendo al vestito sporco di terra e sguarcito e ai miei capelli sporchi e annodati.
"Oh, nulla di che, ho solo avuto uno scontro mortale con un vampiro, ma sai, cose di tutti i giorni".
«Sono...scivolata e sono...rotolata» mi inventai. Lei sembrò crederci, mentre Pen non trattenne una risata e, con lui, risi anch'io: dovevo essere sicuramente ridicola.
«Come fai a salire in macchina con quel vestito infangato?» si preoccupò Lily, ovviamente per la sua macchina.
«Così» dissi, togliendomi il vestito e rimanendo in intimo.
«Già...è così che si fa» rise nervosamente il mio migliore amico, un pò incantato. In quel momento Lily lo fulminò con lo sguardo: che fosse gelosa?
Entrai in auto e mi sedetti sul sedile anteriore, coprendo coi capelli il segno del morso, anche se ormai era quasi guarito. Salirono anche gli altri e partimmo.

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